L’Internet che verrà assomiglia a una nuvola
“Più che a una ragnatela, l’Internet del futuro assomiglierà a una nuvola carica d’informazione, pronta a distribuirla, a richiesta, sui personal computer, sui palmari, sui telefonini, sugli schermi tv, sui cruscotti delle automobili” spiega Mark De Simone, vicepresidente di Cisco, uno dei colossi dell’informatica mondiale. De Simone, che si occupa del marketing delle nuove tecnologie per l’Europa, l’Africa e il Medio Oriente, è tra le persone, che nei centri di ricerca dei grandi gruppi e delle università, sta lavorando all’architettura della rete che verrà. Ha già diversi nomi: “Intelligent Information Network” per Cisco, “Business agility” per Microsoft, “Adaptive Enterprise” per Hp, “Semantic Web” in molte università. Ma un concetto comune, che sembra un’eresia tecnologica: la rete intelligente.
A dieci anni dalla rivoluzione delle e-mail e del world wide web, la ragnatela digitale che avvolge il mondo dà segni di cedimento per sovraccarico. I siti aumentano in maniera esponenziale, la mole dell’informazione è sempre più difficile da gestire. “Non è un problema di supporto, le nuove fibre ottiche possono reggere un traffico cento volte maggiore quello attuale” dice De Simone. “La questione centrale è la lettura dell’informazione, la gestione dei dati. Fra poco saremo in grado di leggere non solo la quantità di dati che scorrono sulle fibre ottiche, ma il tipo: se si tratta di transazioni finanziarie, di commercio di beni, d’informazione culturale o altro”.
Alcune tecnologie sono pronte. La Hp ha in cantiere dei software di virtualizzazione di dati che girano su “macchine-rete” della Cisco, chiamate MDS (“Multi data storage”), in grado di spostare il peso dell’informazione dai computer dei server alla rete. Dati eterei. Ma forse i cambiamenti maggiori verranno grazie ai “mobile agents”, programmi nomadi che si spostano da un computer all’altro, decidendo da soli dove andare. Alcuni si muovono già oggi sul web. La “Agent technology roadmap” stilata da Michael Luck, un ricercatore dell’Università di Southampton, li definisce “entità computazionali autonome in grado di svolgere operazioni e risolvere problemi in sistemi aperti”. Programmi robot, insomma, in grado di scegliere e imparare. Pare che i fratelli Wachowski si siano ispirati a questi software nel creare i cattivissimi agenti in abito scuro che scorrazzano su “Matrix”.
“Siamo alle porte di una vera rivoluzione dell’informazione via Internet” dice Marcus Zillman, “libraio digitale”, autore di un blog sulle nuove tecnologie di ricerca sulla rete. “Algoritmi avanzati, programmi d’intelligenza artificiale, agenti mobili sono gli strumenti che cambieranno la rete”. Secondo molti esperti, l’Internet futura opererà come un supermotore di ricerca. “Se le persone fisiche avranno un sito al posto delle email, possiamo immaginare che gli oggetti avranno una sorta di indirizzo elettronico. Gli oggetti in commercio avranno un codice che racchiude la loro storia, e si scambieranno informazioni attraverso la rete” prevede De Simone. Come potremmo immaginare gli archivi su Internet’ “Archivi e banche dati saranno come spugne capaci di attrarre l’informazione che gli serve, o manderanno dei software cacciatori di news a cercarla”. Sarà qualcosa di simile ai software collaborativi, ma con il pilota automatico. Un esempio in progress è ARKive, un archivio multimediale non profit sulle specie in pericolo. Le stesse informazioni sono fruibili, in maniera diversa da un bambino o da un professore universitario.
Ma questa nuova Internet, aperta e onnisciente, non sarà anche troppo pervasiva e vulnerabile’ “Ci saranno delle soglie oltre cui i programmi intelligenti non potranno passare” replica De Simone. Intanto è stato già creato un protocollo di esclusione per i software robot. Per essere “etico” un programma intelligente deve essere disegnato per accettare questo protocollo. Un principio che assomiglia molto a un mondo di fantascienza, quello di Isaac Asimov e delle sue “tre leggi della robotica”.