Per sempre
Quattro piani più sopra, da una finestra aperta iniziò a giungere all’orecchio del moribondo una melodia così dolce. Gli occhi gli si riempirono di lacrime.
Non l’aveva mai dimenticata quella melodia, sin da quando era ragazzino. Bach.
Quale genio.
Quale armonia.
Quattro minuti.
Il corpo di Cherub a bordo dell’Endurance ebbe un lieve fremito.
Ricordava persino il giorno in cui’
Una figura improvvisamente su di lui.
Era allo stremo ma avrebbe potuto giurare che la donna dinnanzi a lui era apparsa dal nulla. Un attimo prima stava fissando con sguardo perso un infelice slogan pubblicitario strappato e sfilacciato da effimere gocce di pioggia e ora questa figura bianca, completamente vestita di bianco tanto da far male agli occhi. Completamente priva di capelli, labbra carnose e occhi profondi di un blu così intenso da mozzare il fiato.
Lo fissava con un sorriso dolcissimo.
‘Ciao Michael’ disse quindi la donna con una delicatezza infinita.
Cherub rimase davvero stupito. A poco più di tre minuti dalla fine la sua unica preoccupazione era quella di cercare di capire chi era quella donna che lo conosceva tanto bene da chiamarlo con quello che era stato un nome fasullo per la maggior parte della sua vita.
‘Chi sei tu’ Sei un agente” domanda idiota pensò subito dopo Cherub.
Tre minuti.
La donna sorrise allora con tono divertito.
‘Vieni Michael, è giunto ormai il momento di andare’. La donna allungò la mano vellutata verso di lui, scostando leggermente il lungo impermeabile bianco che la rivestiva completamente.
Per un attimo a Cherub belenò per la mente che questa donna in realtà fosse uno spazzino del sistema.
Eccoci qua’.via la spazzatura dalle nostre strade. Un mondo pulito è un mondo felice.
Sorrise divertito della sua battuta. E si sorprese nel vedere ridere anche la donna dinnanzi a se.
‘No piccolo Michael, sono ben più di un semplice spazzino’.
Cherub impallidì. Certo aveva perso molto sangue e questo poteva essere una giustificazione, ma non era il vero motivo. Chi era quella donna’
‘Puoi leggermi nella mente”.
La donna annuì lentamente senza che il sorriso abbandonasse mai le sue labbra.
Due minuti.
‘Ma chi sei tu” chiese quindi con tono vagamente disperato.
‘Ha importanza’ Forse questa domanda dovresti farla a te stesso, che te ne stai qui a consumarti lentamente’.
Cherub distolse lo sguardo. La tristezza lo colse violentemente ora che veniva bruscamente riportato alla realtà. Se di realtà si può parlare in Matrix.
La donna si inginocchiò dinnanzi a lui tendendogli la mano nuovamente. Il candore dei suoi piedi scalzi contrastava con la sporcizia del vicolo.
‘Non corrucciarti per la vita che lasci, altrimenti l’avrai vissuta invano’. Queste parole ebbero un effetto quasi tonificante per Cherub. Mai frase, si rese conto, gli era parsa più vera di quella.
‘Dove andiamo”. Il suo volto in quel momento divenne quello di un fanciullo che beato osserva gli animaletti girare in tondo sopra la culla.
Bach continuava imperterrito ad accarezzare il pianoforte. Preludio in Do Maggiore, pensò Cherub.
Un minuto.
‘Andiamo dove non c’è mai freddo, dove il tuo spirito sarà l’essenza digitale dell’eternità, un verde pascolo nell’armonia degli uno e degli zero in cui non sarai mai vecchio e non sarai mai bambino’.
Cherub strinse la mano della donna e sorridendo chiuse gli occhi.
‘Ora so chi sei’e so chi sono”.
Si sentì sollevare da terra ma tenne gli occhi chiusi. Non sentiva più nulla, se non una dolce melodia vecchia di centinaia d’anni. Non provava dolore. Non provava più nulla. Il suo io scoppiò in miliardi di miliardi di frammenti binari che invasero invisibili il cielo di cartapesta di una città che esisteva solo nelle menti dei suoi abitanti. Come una supernova.
Se avesse tenuto gli occhi aperti, avrebbe visto la donna alzare lo sguardo al cielo. Avrebbe visto due grandi e candide ali piumate gonfiarsi fiere e solenni dietro la schiena.
Un angelo del sistema.
Un programma divino.
Mentre le ali dell’angelo si schiudevano nella loro magnificenza, la gente passava dinnanzi al vicolo senza veder nulla. Nessun angelo, solo un povero barbone, pensavano. Poi un bambino di cinque o sei anni, voltando lo sguardo rimase sbalordito nel vedere quella candida creatura manifestarsi in tutto il suo splendore. Si fermò di colpo e la madre che lo teneva per mano fu costretta a fare altrettanto.
‘Che succede amore” chiese quindi.
‘Un angelo mamma’.guarda’un angelo’ rispose il piccolo indicando la maestosa figura che iniziava a librarsi in volo.
‘Tesoro, quando la smetterai di inventari storie’ Non c’è nessuno in quel vicolo’.
‘Ma mamma, guarda! C’è davv”.
‘Smettila ora o te le do di santa ragione! Andiamo su”.
Fece per incamminarsi strattonando il bambino, il quale era ancora incantato dalla visione, quando una voce riecheggiò dietro di loro.
‘Signora! Signora!’.
La donna si fermò e si voltò. La commessa del minimarket li stava inseguendo con un sacchetto di plastica in mano.
‘Signora Anderson! La sua spesa’.
La giovane commessa consegnò alla donna il sacchetto la quale si prodigò in leziosi ringraziamenti. Poi si incamminò lungo il marciapiede. Si fermò accorgendosi che il bambino era ancora fermo e imbambolato dinnanzi al vicolo.
‘Thomas!!Allora Thomas vuoi venire o no ””.
Il bambino sconsolato si avviò verso la madre.
‘Ok mamma’arrivo”.
A bordo dell’Endurance i compagni affranti dal dolore coprivano il corpo di Cherub con un telo.
Sul suo volto sereno un sorriso.