Follow the dead rabbit
In realtà Donnie Darko è una perla in mezzo al fango oceanico del cinema odierno, è un piccolo miracolo, un’eclissi solare completa che rabbuia le menti e riscalda i cuori. Essere cresciuti negli anni 80 aiuta a godere di più delle finezze di questa opera, ma non è assolutamente un prerequisito necessario, questo ciclone che è appena passato per lo Stivale ha mietuto vittime in ogni fascia d’età. Non per tutti è stato inaspettato, molti cineamatori avevano previsto questa turbolenza urlandola nei cunicoli della grande Rete, annunciandola come tanti arcangeli Gabriele prima della venuta del nuovo Messia.
Mai completamente spiegato, come un ennesimo capolavoro di David Lynch (e quindi mai completamente capito), questo primogenito del giovane regista Richard Kelly, in cui un ragazzo attanagliato da problemi psichici compie atti vandalici guidato da un coniglio gigante, generando eventi a catena che non è errato definire “provvidenziali”, vi incanterà e pregherà di essere esplorato più a fondo (possibilmente con una seconda visione), sia se lo avrete adorato che se vi avrà lasciato un fastidioso e inspiegabile retrogusto amaro. Tornerete a vederlo, ne vorrete parlare con gli amici, discuterne nei tanti forum dedicati che sono fioriti sul World Wide Web, in qualsiasi lingua, finire il “gioco” su www.donniedarko.com… E lo amerete, o lo maledirete, questo bellissimo Darko che è un po’ ognuno di noi, o forse farete entrambe le cose. Forse andrete a dormire con un sorriso stampato sulla faccia, perchè saprete di non essere soli.
E tornerete a leggere questa sequela di fandonie trovandone finalmente un senso.
Infinite stelle su (numero immaginario).