Coscienza e Autocoscienza in «Matrix».
Al fine di esemplificare tale concetto, riportiamo le parole del saggio buddista Chuang Tsu, per il quale:
« Chi sogna non sa di sognare. Il Grande Risveglio sarà vicino quando sapremo che tutto è stato un grande sogno. Eppure gli stolti continuano pensare di essere svegli. Come immagini in un sogno, così dovremmo vedere tutte le cose. ».
Il pensatore, attraverso queste riflessioni, spiega che la realtà è assimilabile ad un sogno, poiché non si rivela all’individuo così come essa è, ma essa è una rappresentazione soggettiva di uno stimolo esterno, che sembra mantenere una qualche valenza oggettiva. Per poterci risvegliare da questo sogno, quindi, dobbiamo averne consapevolezza, ma, soprattutto, dobbiamo raggiungere la piena coscienza di noi stessi, come soggetti che si relazionano con il mondo.
Al fine di confermare tali assunti, ricordiamo che gli stessi registi, hanno affermato che, la loro concezione di Matrix « è che è facile vivere una vita senza mai metterla in dubbio. E’ facile non essere consapevoli di quello che sta succedendo nel mondo », perciò non dobbiamo accettare acriticamente tutto ciò che vediamo. Questo dimostra che tutto ciò che sembra oggettivo, in realtà, è sempre relativo alla nostra soggettività, tuttavia, tale assunto, non attesta che l’esistenza abbia una consistenza solo mentale o, come diceva Cartesio, che un genio malvagio inganna l’uomo, imponendo alla mente delle illusioni che vengono scambiate per realtà. Quello che viene dimostrato anche nel film è la relativizzazione del reale e, quindi, l’importanza assunta dal soggetto, quando riferisce la realtà ai suoi sistemi di riferimento.
Nel film ci viene anche dimostrata la grande rilevanza assunta dalla coscienza, che deve sempre emergere in noi, per permetterci di oltrepassare le falsificazioni che possono essere insite nel concetto di reale. In virtù di ciò possiamo ricordare, con le parole di P. Legrenzi, che:
«in un computer, almeno fino ad oggi, è assente la profonda conoscenza di sé e degli altri, poiché in realtà, solo gli esseri umani sono dotati di intenzionalità (guidata dai modelli altrui) e di autoriflessione. Inoltre, solo loro sono coscienti di questa loro capacità».
Per poter sfuggire all’illusione del reale ed a tutte le possibili Matrix che la stessa realtà crea, quindi, dobbiamo riconosce in noi l’esistenza della coscienza e dell’autocoscienza, con le quali possiamo smentire l’assolutizzazione del reale. In altre parole, possiamo affermare che se qualcosa è presente al soggetto, questo accade perché il soggetto è presente a se stesso e ciò è precisamente la coscienza. Solo in virtù della coscienza è possibile conoscere e trasformare gli automatismi inconsci, permettendoci anche di riscrivere il nostro passato, così come la mente riesce a riformulare il programma di Matrix. Nel momento in cui il reale viene interpretato come coscienza, avviene nell’individuo un processo di risignificazione, attraverso cui si realizza la libertà. Così come l’uomo, che viene rappresentato in Matrix, è succube della tecnologia che egli stesso ha creato, ognuno di noi, nella sua esistenza, è condizionato dai suoi limiti, e, perciò, è schiavo delle sue stesse pretese ed ambizioni: la coscienza ci aiuta a oltrepassare proprio questi limiti.
Per concludere, possiamo affermare che il film Matrix cerca di manifestare un nuovo umanesimo, nei confronti di un’evoluzione ipertecnologica che rischia di snaturare l’uomo e le sue relazioni. Questo significa anche che il fine vero cui ogni uomo dovrebbe tendere, non può non essere la ricerca della verità, superando, così, le apparenze della realtà fittizia: perché, solo divenendo servi della verità, ci si può liberare dai falsi idoli che ci circondano.
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