Ciao, Karol
Ero in Piazza San Pietro quando monsignor Leonardo Sandri ha ripreso la parola. La veglia era appena terminata. Settantamila persone, ammutolite, continuavano a fissare la stanza dell’appartamento del Papa (l’ultima a destra nella foto). Le luci erano spente, come il giorno prima. Ci aspettava un’altra notte di preghiera e speranza. Un’altra notte in cui il cuore di Giovanni Paolo II avrebbe tentato di battere ancora.
Qualcuno se ne stava andando. I più erano raccolti in preghiera. Il silenzio era assoluto. In quel momento avevamo capito tutti cos’era successo. La stanza del Pontefice era illuminata.
“Alle 21.37 il nostro amato Papa è tornato alla Casa del Padre”
Lacrime di infinita tristezza solcavano i volti attoniti ma rassegnati di giovani, adulti e anziani. C’era chi singhiozzava. Chi piangeva silenziosamente, fissando incredulo la luce, ora accesa, della stanza del Pontefice. La piazza era un corpo solo. A quel punto una voce di preghiera si è alzata alta dal cuore della cristianità. Un grido soffocato ma fiero, l’ultimo intenso saluto ad un grande uomo. Ad un santo. Ancora silenzio. Poi, come se qualcuno lo avesse sussurrato contemporaneamente ai settantamila presenti, tutti si sono inginocchiati. Un lungo applauso ha riempito la quiete e si è unito al vento, quasi a voler accompagnare Giovanni Paolo II nella sua ascesa al Cielo.
Addio, caro Papa. Il mio personale augurio è che tu possa finalmente contemplare serenamente Dio e il volto di quella donna, Maria, che tanto hai amato quando eri fra noi.