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Arda, Midgard, e i popoli delle mitologie nordiche

ok allora spiegami questa....

Da qualche parte ho sentito che Odino a volte viene descritto con un solo occhio altre volte con tutti e due..... sono io che ho bevuto troppo... o sai il perchè.''''

dunque odino ( chiamato anche Wodan o Wuotan ), ha due occhi, ma rinuncia ad un occhio per poter acquisire una speciale "vista mistica"; ( che credo sia legata al fatto che tra le sue competenze si trovano le rune )........... 😉 :mrgreen:

a proposito di rune vi posto un bel link che ne spiega molto bene i significati

RUNE

Chi sa qualcosa sulla mitologia celtica''

o meglio chi posterebbe una sorta di mini guida alle mitologie celtiche'

"Non tutto quell ch'è oro brilla, ne gli erranti son perduti...."

Io ho trovato questo testo sulla religione celtica (spero che vada bene)
Parte 1
RELIGIONE CELTICA
Le divinità celtiche erano a un tempo dei della vegetazione e della guerra, e, insieme, divinità tutelari. In virtù di questa loro triplice funzione, esse erano spesso raffigurate con tre teste o con tre volti, oppure con tre identiche figure.
Gli dei erano in genere chiamati Aes Side, cioè "Gente della collina di Sid" e anche dopo la cristianizzazione queste figure non scomparvero dalla devozione popolare: si riteneva che gli dei celtici si fossero semplicemente ritirati e che continuassero a vivere sulle colline o sulle alture.
Tra le divinità dei Celti insulari, Dana (o Ana) era la dea della terra e della fertilità. I suoi discendenti, erano i Tuatha Dè Danann, ovvero le "Genti di Dana".
Dagda (Buon Dio) era invece un dio della terra, che influiva sul grano e sul latte. Egli veniva chiamato anche col nome di Eochaid Ollathair, cioè grande padre dell'Universo". Come nume dell'alimentazione, egli possedeva un paiolo contenente vivande inesauribili e inoltre disponeva di alberi sempre carichi di frutta.
Sua figlia, nota come Brigit Bainfile (Brigit la sublime, "la potente", "la splendente"), era la dea protettrice dell'arte poetica , della divinazione, dell'arte medica e della metallurgia. I Romani la paragonarono a Vittoria, mentre la Santa Brigitta del Cristianesimo raccolse la sua eredità, e non a caso essa gode tuttora di grande devozione nelle regioni di tradizione celtica.
Figlio di Brigit era Ogma (i Galli lo chiamavamo Ogmios), dio della cultura e dell'eloquenza dei bardi - i poeti, in lingua celtica - e inventore della scrittura celtica, costituita da un systema di linee e punti.
Goibniu, Luchtaine e Creidne costituivano invece una triade di dei artigiani ed erano rispettivamente protettore dei fabbri e degli artisti, dei carole-playerentieri e degli artigiani del rame e del bronzo.
Infine, Morrigan ("grande dea"), Nemaiu ("panico", "furia") e Badb catha ("cornacchia") erano divinità della guerra.
Presso i Celti continentali, la divinità principale era il dio del temporale Taranis, paragonato allo Juppiter romano. Egli aveva diversi altri nomi e i suoi emblemi erano la ruota e la folgore. Cernunnus, un dio cornuto (cernu significava infatti "corno") , era invece il Signore di tutti gli esseri viventi, ed era quindi un dio della fertilità. In genere veniva rappresentato seduto con le gambe incrociate (a mò di Buddha), e sul capo portava delle corna simili a quelle di un cervo. Nel cosidetto "paiolo di Gundestrup" lo si vede raffigurato assieme a nuMerovingiani animali, mentre su un altare rinvenuto nei pressi di Reims appare nell'atto di rovesciare un sacco di grano per nutrire un toro e un cervo.
Il culto più diffuso era comunque quello di Belanus (bel voleva dire "chiaro", "luminoso"), un dio della luce che presentava caratteri non troppo distanti da quelli dell'Apollo romano. La sua compagna era Belisama (il nome risultava composto dalle parole bel e sama, cioè "simile"), anch'essa dea della luce e del fuoco e paragonata dai Romani a Minerva.
Lungo il corso dei fiumi si solevano venerare delle figure divine femminili, per i Romani simili a "matrone", generalmente raggruppate in triadi, raffigurate con una cornucopia e con dei frutti sul grembo. Sembra che esse venissero considerate a un tempo delle divinità madri e delle dee della vegetazione, e il fiume Marna, nella Francia settentrionale, deve probabilmente il suo nome alla forma singolare di matrona. Raffigurata in modo simile alle matrone è anche Epona ("grande cavalla") che era appunto la dea dei cavalli e la protettrice dei cavalieri.
Lugus-chiamato Lug presso gli Irlandesi - era invece il signore dell'abilità artistica e l'inventore di tutte le arti, e lo si conosceva anche con l'epiteto di Samildanach ("esperto in molte arti"). Il suo nome- generalmente associato alla parola dun ("luogo fortificato") - improntò la toponomastica di numero - se città e villaggi dei Celti, chiamati appunto Lugudunon ("cittadella di Lugus"), come ci è del resto attestato dalle città di Lione, londra, Laon, Leida e Liegnitz, i cui nomi costituiscono, secondo alcuni, delle evoluzioni di questo comune toponimo originario.
Un altro dio dei Celti continentali era Ogmios, corrispondente all'Ogma irlandese, dio dell'erudizione. Esus ("maestro") era invece dio del commercio, oltre che del cielo, del sole e del fuoco. Egli era conosciuto anche con altri nomi, e su un lato dell'altare della cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, lo si trova raffigurato come un uomo barbuto vestito con un abito corto e impegnato ad abbattere un albero con una scure. Compagna di Esus era la divinità del cielo Rosmerta, mentre Damona era la dea della salute e Grannus il dio della salvezza. Un dio guerriero, tipicamente tribale, era invece Teutates (teuta significa "tribù"), conosciuto anche con altri nomi, e paragonato dai Romani a Marte. Sempre come divinità guerriera figurava poi Nemetona.
Presso i Celti, alcune piante e animali erano considerati sacri. Tali ad esempio erano i cavalli, i cervi, gli orsi, i tori e le cornacchie. Il toro veniva spesso raffigurato con tre teste; il corvo era considerato uccello della profezia e della guerra, mentre il cinghiale era simbolo della ferocia.

Parte 2 (continuazione)
Non mancavano poi i mostri marini, come Afanc, che può forse essere considerato una sorta di precursore del mostro di Loch Ness. Tra le piante, la quercia e il tasso erano ritenuti alberi sacri, e avevano grande importanza per l'arte della divinazione e nel culto dei morti.
Per quanto concerne la concezione dell'aldilà, i Celti se lo raffiguravano come un luogo senza morte e senza inverno. In Galles tale luogo veniva indicato col nome di annwn ("non mondo"), mentre i Celti irlandesi ritenevano che l'avalon, il loro aldilà paradisiaco, fosse una sorta di isola dei beati (nel latino medievale sarebbe stata chiamata insula avallonis), in cui i defunti avrebbero conosciuto una nuova vita, dominata da luce e colori, e caratterizzata da musica, danze, lauti banchetti e piaceri sensuali.

P.S. Ho ricavato queste informazioni dall'Enciclopedia delle religioni della Garzanti.
P.P.S. Spero di non aver sparato una cavolata assurda

Wow niobe, sei un fiume in piena, mi sai dire anche qualcosa su Chuculainn (non so se si scrive così) '''

Ho trovato dei siti che potrebbero tornarti utili

http://www.irlandando.it/contents/multiarticolo.asp'articolo=108

http://www.shee-eire.com/Magic&Mythology/Warriors&Heroes/Warriors/Males/Cuchulainn/Page1.htm

😉

Visto che nel topic "La scuola" è emerso l'argomento Kalevala, ed essendo il sopracitato Kalevala una saga nordica, ho pensato che magari con l'aiuto di Morole-playerh potevamo raccontarne qualcosina...

Dunque, il Kalevala è un'opera in versi di Elias Lonnrot, che dopo anni di viaggi sul territorio finlandese
- oggi patria di nuMerovingiane eccellenti band metal -
raccolse quelle che fino ad allora erano state leggende tramandate oralmente in un unico libro, che presto venne eletto a poema epico nazionale finlandese.
Questa raccolta di liriche è composta in un metro particolare, il tetrametro trocaico, che sta alla base delle liriche epiche della Karelia, cioè la regione della finlandia che confina con la Russia [una mia amica ci va quest'estate, quella grandissima... simpaticona].
Kalevala significa letteralmente "Terra di Kaleva", che secondo la tradizione sarebbe il capostipite di tutte le popolazioni finniche.
La pubblicazione finlandese del Kalevala si riassume in tre tappe.

1835 - Vahna Kalevala [vecchio Kalevala] , composto da 32 runi, ossia canti

1840 - Kanteletar [musica del Kantele, uno strumento tradizionale] una raccolta, non so se sia strettamente legata al K.

1849 - Uusi Kalevala [nuovo Kalevala] , l'edizione completa composta da 50 runi

Non posso non portestare con l'editoria italiana che dal 1935 non si degna di pubblicare la versione tradotta in italiano, tra l'altro in versi, da P.E. Pavolini, costringendo povere fanciulle intraprendenti come la sottoscritta a cercare traduzioni in lingua straniera.

E adesso credo che dovrebbe continuare Morole-playerheus, visto che io devo ancora finirlo di leggere.

io mi sono scaricato qualche runo da internet, e stao disperatamente cercando una edizione decente in italiano... spero con gli editori indipendenti di trovar qualcosa....

tra le mie passioni la finlandia è forse una delle più antiche....

dunque... Elias lonnrot viaggio per una decina d'anni per tutta la finlandia, raccogliendo leggende, canzoni e racconti ch evenivano tramandati oralmente nelle lunghe notti invernali ancora attorno al fuoco... in particolar modo rimase molto a lungo nelle regioni lapponi ( non solo finlandesi ).
terminato il suo viaggio aveva una mole di materiale immnsa, con immane pazienza la analizzo e da questa nacque il kalevala appunto.

il kanteletar non è esattamente legato al kalevala, è infatti una raccolta di poemi tradizionali non necesariamente legati tra loro....

questio due libri sono la base fondamentale per tutta la cultura finlandese, alcunie delle parti narrate in queti libri non hanno tempo, sembra siano antichissime....

tra quelle che ho letto, la creazione della terra è veramente bella.....

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