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Baudrillard VS Matrix

certo che è impossibile che baudrillard non abbia colto, ma è molto possibile che non abbia proprio voluto cogliere, The Matrix è il tipo di film che viene snobbato dagli intellettuali

neanch'io ho trovato niente di eccessivamente scandaloso o blasfemo, ma senza bisogno di fare i talebani di The Matrix si capisce che il vecchio non ci ha preso

Baudrillard ha una grande considerazione del primo capitolo della Trilogia, tanto è vero che nel suo breve scritto "Violenza del virtuale e realtà integrale" Matrix viene citato a pagina 1.

Non bisogna pensare che la verità resta tale quando le si strappa il velo, quindi la verità non ha un'esistenza rivelata.
Non bisogna credere che il reale resta tale quando vi si elimina l'illusione, quindi il reale non ha una realtà oggettiva.
(dal film Matrix)

Abbiamo eliminato il mondo vero. Quale mondo sussiste allora' Il mondo delle apparenze' Niente affatto.
Con il mondo vero abbiamo eliminato anche il mondo delle apparenze.
(Nietzsche)

La realtà esiste' Ci troviamo in un mondo reale' Questo è il Leitmotiv di tutta la nostra cultura attuale.

Ma ciò traduce semplicemente il fatto che noi non possiamo sopportare questo mondo in preda alla realtà, se non sotto forma di negazione radicale.

E questo è logico: giacchè il mondo non trova più la sua giàstificazione in un altro mondo, bisogna che adesso esso si giàstifichi in un altro mondo qui,attribuendosi un'evidenza di realtà, purgandosi di ogni illusione.

Ma allo stesso tempo, per effetto stesso di questo contro-transfer cresce la negazione del reale in quanto tale.
Siccome la realtà ha perduto i suoi predatori naturali, si accresce come una specie proliferante, un pò come un'alga, oppure la stessa specie umana. Il reale si allarga come un deserto.
(J. Baudrillard).

Welcome in the desert of the Real
(Matrix)

L'illusione, il sogno, la passione (..). ma anche l'artificio, il simulacro, questi erano i predatori naturali
della realtà. Tutto ciò ha perduto la sua energia come colpito da una malattia incurabile e sorniona (..)..

Bisogna quindi trovarne l'equivalente artificiale, senza il quale la realtà una volta raggiànta la massa
critica, finirà per autodistruggersi spontaneamente, imploderà autonomamente (..)., ciò che del resto è in procinto di fare lasciando spazio al Virtuale, sotto tutte le sue forme.

Il Virtuale, ecco appunto l'ultimo predatore e depredatore della realtà, da questa occultato come una sorta di agente virale e autodistruttore.

La realtà è divenuta preda della realtà virtuale. Conseguenza ultima del processo iniziato con l'astrazione della realtà oggettiva, e che culmina nella realtà integrale.

Con il Virtuale, non si tratta più di retro-mondo: la sostituzione del mondo è totale, si è alla duplicazione dell'identico il miraggio perfetto, e il problema si risolve attraverso l'annientamento puro e semplice della sostanza simbolica.

(..).Si è dunque passati dalla realtà oggettiva a uno stadio ulteriore, una sorta di ultra-realtà che mette fine insieme alla realtà e all'illusione.

Un tempo si poteva rendere grazie a Dio, in un modo o in un altro, o ad un'istanza qualunque, rispondere al dono attraverso il sacrificio.

Ormai non abbiamo più nessuno, essendo scomparsa ogni trascendenza. E se non possiamo dare niente in cambio di questo mondo,esso è inaccettabile.
E' così che dovremmo liquidare il mondo naturale, e sostituirgli un mondo artificiale, un mondo
interamente costruito, per il quale non dovremo rendere conto a nessuno.
(J. Baudrillard)

Le citazioni da Matrix (come le altre) non le ho aggiànte io, erano presenti nel testo originale.
Tra citare Matrix in un suo testo e partecipare alla stesura di una sceneggiatura comunque ce ne passa di roba...e parecchia.
Matrix ha un approccio assolutamente differente alla problematica del reale e del virtuale (o del reale e della duplicazione del suo identico) rispetto a quella di Baudrillard, estremamente semplificata se vogliamo (basti pensare a Reeves che parla di Simulacri ed impostura nel backstage...il discorso sui santini, avete presente' "Prendi una figura religiosa, la metti sul cruscotto della macchina e perde il suo significato" (qualcosa del genere), una frase che fa intendere tutto ciò che Baudrillard non dice (e che non ha mai avuto intenzione di dire) nelle sue opere.
Baudrillard cita Matrix criticandolo e prendendo spunto da esso al tempo stesso; i Wachowschi si sono ispirati alle opere di Baudrillard modificandole, semplificandole a volte, aggiàngendo altri elementi e contraddicendole in altre occasioni.
Baudrillard prende spunto da Matrix citandolo, criticandolo, cercando di difendere l'individualità delle sue idee e a volte distaccandole con forza dai concetti espressi in Matrix.
Un normale scambio di idee e di punti di vista su un concetto ampio e complicato, nessun tipo di mancanza di rispetto da parte di nessuno secondo me.

certo che The Matrix ha un approccio differente, è un film, non ha pretese di essere un trattato di filosofia, suvvia ^_^ il fatto è che gli stessi che si lamentano del fatto che holliwood sia solo il playground dei dementi poi si vede che sono i primi a volere che rimanga così, dato che una volta che qualcuno gli offre la possibilità di avere una tale finestra sul mondo ci rinunciano così facilmente

il fatto è che gli stessi che si lamentano del fatto che holliwood sia solo il playground dei dementi poi si vede che sono i primi a volere che rimanga così, dato che una volta che qualcuno gli offre la possibilità di avere una tale finestra sul mondo ci rinunciano così facilmente

Su questo concordo in pieno.

Boh, a me Baudrillard fa sempre l'impressione di uno che dice un pò tutto e il contrario di tutto, in maniera molto oscura ed ermetica, in modo tale da poter sempre difendere una sua posizione o attaccarne un'altra, o accusare il lettore di "non averlo capito" (cosa più che comprensibile d'altronde).

Ad esempio, nei passaggi che hai citato tu Crono, prima dice"Si è dunque passati dalla realtà oggettiva a uno stadio ulteriore, una sorta di ultra-realtà che mette fine insieme alla realtà e all'illusione", e poi che "Ormai non abbiamo più nessuno, essendo scomparsa ogni trascendenza". Mi sembrano due affermazioni contraddittorie: se abbiamo superato la dicotomia reale-virtuale, abbiamo una nuova trascendenza in quella che lo stesso Baudrillard si affretta ad etichettare (così un giorno potrà dire "io l'avevo chiamata così per primo") "ultra-realtà".

E allora è questo ultra-reale il nostro trascendente, dove i due livelli precedenti si confondono e compenetrano l'uno nell'altro, dove non ha più senso stabilire confini e linee di demarcazione (nonostante JB abbia scritto decine di tomi su "reale e virtuale"!!!). Siamo in una trascendenza sempre presente a sè stessa e a noi, con un ossimoro (che piacciono tanto al filosofo francese) potremmo chiamarla una "trascendenza immanente".

Il deserto del reale è il giardino dell'ultra-reale, è la genesi di una nuova concezione del nostro contesto esperibile (una concezione tra l'altro per me molto relativistica, nel senso einsteniano del termine, perchè abbatte anche i confini tra spazio e tempo, e tra il systema osservato e l'osservatore, che diventano tutt'uno).

Tutto questo IMHO.

(e -detto per inciso perchè non volevo fare "il talebano di Matrix"- questa prospettiva è perfettamente rappresentata dai Wacho nel finale di Revolutions. Vabbè, ho fatto il talebano 😉 )

Boh, a me Baudrillard fa sempre l'impressione di uno che dice un pò tutto e il contrario di tutto, in maniera molto oscura ed ermetica, in modo tale da poter sempre difendere una sua posizione o attaccarne un'altra, o accusare il lettore di "non averlo capito" (cosa più che comprensibile d'altronde).

Ad esempio, nei passaggi che hai citato tu Crono, prima dice"Si è dunque passati dalla realtà oggettiva a uno stadio ulteriore, una sorta di ultra-realtà che mette fine insieme alla realtà e all'illusione", e poi che "Ormai non abbiamo più nessuno, essendo scomparsa ogni trascendenza". Mi sembrano due affermazioni contraddittorie: se abbiamo superato la dicotomia reale-virtuale, abbiamo una nuova trascendenza in quella che lo stesso Baudrillard si affretta ad etichettare (così un giorno potrà dire "io l'avevo chiamata così per primo") "ultra-realtà".

E allora è questo ultra-reale il nostro trascendente, dove i due livelli precedenti si confondono e compenetrano l'uno nell'altro, dove non ha più senso stabilire confini e linee di demarcazione (nonostante JB abbia scritto decine di tomi su "reale e virtuale"!!!). Siamo in una trascendenza sempre presente a sè stessa e a noi, con un ossimoro (che piacciono tanto al filosofo francese) potremmo chiamarla una "trascendenza immanente".

Il deserto del reale è il giardino dell'ultra-reale, è la genesi di una nuova concezione del nostro contesto esperibile (una concezione tra l'altro per me molto relativistica, nel senso einsteniano del termine, perchè abbatte anche i confini tra spazio e tempo, e tra il systema osservato e l'osservatore, che diventano tutt'uno).

Tutto questo IMHO.

(e -detto per inciso perchè non volevo fare "il talebano di Matrix"- questa prospettiva è perfettamente rappresentata dai Wacho nel finale di Revolutions. Vabbè, ho fatto il talebano 😉 )

Non credo che quelle frasi siano contraddittorie, magari lo possono sembrare estrapolate dal contesto (non potevo riportare tutta l'opera, ovviamente).
Baudrillard quando parla di ultra-realtà intende un simulacro della realtà stessa che però ha perso il suo referente "reale", non c'è un "mondo reale" e "una sua copia perfetta", c'è un'impossibilità di distinguere il simulacro dal suo identico e nel momento in cui non possiamo più distinguere il reale dal suo simulacro, ecco che diventa impossibile parlare di trascendenza, perchè non si può trascendere rispetto ad un qualcosa che non riusciamo più ad identificare.
Potremmo parlare di "Dio" e non renderci conto che la trascendenza della quale stiamo discutendo è in realtà quel referente perduto, in quanto non è più possibile distinguere tra reale e simulacro (se mai è stato possibile).
L'ossimoro che tu hai utilizzato come esempio comunque rende l'idea alla perfezione, ma siamo sicuri che sia una trascendenza immanente e non un'immanenza trascendente' :devil:

Baudrillard quando parla di ultra-realtà intende un simulacro della realtà stessa che però ha perso il suo referente "reale", non c'è un "mondo reale" e "una sua copia perfetta", c'è un'impossibilità di distinguere il simulacro dal suo identico e nel momento in cui non possiamo più distinguere il reale dal suo simulacro, ecco che diventa impossibile parlare di trascendenza, perchè non si può trascendere rispetto ad un qualcosa che non riusciamo più ad identificare.
Potremmo parlare di "Dio" e non renderci conto che la trascendenza della quale stiamo discutendo è in realtà quel referente perduto, in quanto non è più possibile distinguere tra reale e simulacro (se mai è stato possibile).
L'ossimoro che tu hai utilizzato come esempio comunque rende l'idea alla perfezione, ma siamo sicuri che sia una trascendenza immanente e non un'immanenza trascendente' :devil:

Ma è proprio questo il punto: non c'è nessun modo di distinguere i piani, dunque non ha senso arrovellarsi sul trascendente immanente o immanente trascendente. Erano due facce di una stessa medaglia: ora abbiamo fuso l'oro della medaglia per farne, chessò, una coppa. E non ha senso guardare alla coppa e chiedersi: ma somiglia più al dritto o al rovescio della medaglia' E' il dritto rovesciato o il rovescio raddrizzato'

Se il referente è perduto, bisogna liberarsi dallo schema del passato, e considerare questa "cosa" (chiamiamola l'ultra-reale per comodità e per compiacere il buon vecchio Jean) come quello che una volta chiamavamo "reale", cioè il grund, il "fondamento dell'esperibilità". E piuttosto che vederlo in maniera negativa, come un "deserto", lo vedo in maniera positiva (lol, ne vedo il "rovescio della medaglia!), come un giardino che si arricchisce di fiori bellissimi e sempre nuovi. Non dunque come JB e i filosofi postmoderni, una sostanziale critica alla società dei simulacri, ma come una constatazione di un cambiamento, di cui preferisco esaltare le nuove possibilità.

Sempre tutto IMHO.

La realtà oggettiva è come la perfezione, non la si raggiàngerà mai ma non bisogna neanche rinunciare a trovarla, solo così possiamo migliorare noi stessi.

Quindi, ok, JB ci ha suggerito che la società di oggi è inbevuta di un grosso simulacro alimentato dai media... questo non vuol dire che la realtà oggettiva è perduta per sempre, basta prendere semplicemente coscienza dell'ultrà-realtà che si sta venendo a creare ([TALEBANO DI MATRIX MODE]e la consapevolezza è un tema principale di Matrix :mrgreen: [/TALEBANO DI MATRIX MODE]) per poter arrestare la sua crescita (ma non del tutto annullare la sua esistenza).

Insomma, potremmo distinguere i simulacri benigni da quelli maligni. L'esempio fatto da JB stesso, cioè le mappe, sono comunque un utile strumento; i telegiornali che filtrano le notizie.. quello è un simulacro da temere.

Baudrillard ha frainteso nella sua dissertazione la vera intenzione del film...

Il film stesso che culmina in Navras è una preghiera, una preghiera verso Dio una preghiera affinche lui stesso ritorni in terra e ci liberi dalle catene dell'immaginazione, del fraintendimento di questa realtà che si fonde sempre più con un'immaginifico irreale, tanto da distruggere persino la realtà primaria che ci ha generato in un'indigestone di finzione e fraintendimento...
E il film rappresenta esasperandola questa convulsa lotta fra reale ed irreale che combattono fino ad annichilirsi a vicenda... questo è ciò che i sintesi non va giù a Baudrillard... che è abituato a ragionare per classi di reale... erroraccio di molti filosofi... 😆
Ma mancando appunto una classe di reale il cervello assimila la propria realtà con quella di paragone e facendo così la sua stessa realtàincomincia ad accartocciarsi sullo spettatore, generando fra i più disparati commenti e reazioni, per lo più specchio dell'anima di chi lo osserva... TUTTO E' voluto e calcolato al dettaglio dai fratelli, tanto da tralasciare qualche aspetto minimale per inserire questi microtasselli di un puzzle ben più grosso...
Questo è l'azzardo ed il pericolo... che corre solo colui che si farà carico di questo, cercando di sfidare la propria stessa anima, fino a raggiàngerla e toccarla attraverso il senso-nonsenso, uno dei passaggi più pericolosi e dolorosi dell'esistenza stessa... la dualità... che deviata dalla singolarità del soggetto muta in trinità... Divina...

I fratelli hanno giocato una carta a rischio stesso del loro prodotto, ma la speranza che questa persona arrivi è talmente forte in loro che hanno sacrificato la loro creatura in funzione di questo risultato...

Va capire i filosofi... qualche volta si confondono nelle loro idee; non sanno cosa rispondere...

La realtà oggettiva è come la perfezione, non la si raggiàngerà mai ma non bisogna neanche rinunciare a trovarla, solo così possiamo migliorare noi stessi.

Quindi, ok, JB ci ha suggerito che la società di oggi è inbevuta di un grosso simulacro alimentato dai media... questo non vuol dire che la realtà oggettiva è perduta per sempre, basta prendere semplicemente coscienza dell'ultrà-realtà che si sta venendo a creare ([TALEBANO DI MATRIX MODE]e la consapevolezza è un tema principale di Matrix :mrgreen: [/TALEBANO DI MATRIX MODE]) per poter arrestare la sua crescita (ma non del tutto annullare la sua esistenza).

Insomma, potremmo distinguere i simulacri benigni da quelli maligni. L'esempio fatto da JB stesso, cioè le mappe, sono comunque un utile strumento; i telegiornali che filtrano le notizie.. quello è un simulacro da temere.

Non è questione di simulacri "positivi" o "negativi"...la questione si pone più sul fatto che diventa impossibile distinguere la mappa dal territorio che rappresenta.
Nella nostra interole-playerretazione del reale il concetto di mappa prende il posto (o si sovrappone) del territorio rappresentato in essa.
Comunque il simulacro (i simulacri) non è alimentato soltanto dai media, basta la mente per creare una duplicazione dell'identico, basta la nostra interole-playerretazione dei simboli a creare nuovi siginificati...fino a quando significanti e significati diventano indistinguibili.
In Matrix la questione è differente, c'è una netta separazione tra mondo reale e "mondo simulato", nel pensiero di Baudrillard questo dualismo non esiste, non più se non altro.

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