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Frasi significative

Me l'hanno passata tanto tempo fa, un amico. Mi informerò sull'autore 😉

Passata insieme a questa:

Just married

Si è sposato Paolo. C'erano almeno trecento invitati. Sia lui sia Claudia hanno invitato tutti i parenti vicini e lontani, e già questi erano almeno duecento. La gente era contenta, o per lo meno faceva finta di esserlo. Probabilmente ad alcuni di quei parenti non fregava nulla del loro matrimonio, perché magari era la prima volta che li vedevano in vita loro.
Claudia e Paolo hanno fatto fare una torta alta quanto il soffitto, che quando lei l'ha tagliata si è dovuta mettere in piedi su una sedia, solo che ha scelto la più scassata del ristorante, e così quando è salita ha scricchiolato e poi le si è aperta sotto i piedi, ma per fortuna c'era Paolo vicino che l'ha presa al volo, è sempre stato un tipo atletico, lui, tranne forse quand'era bambino.
Cristo, è impressionante pensare che fino a qualche tempo fa eravamo bambini insieme e che poi, così ad un tratto, lui è diventato grande. Cammina ancora come allora, con i piedi larghi, e mi ricordo che era buffo, allora, vederlo camminare a quel modo, che sembrava una checca. Un giorno glielo dissi, e lui mi rispose che non era una checca, e per dimostrarmelo si fece subito una ragazza, la sua prima ragazza. A volte penso che se non fosse stato per me adesso sarebbe una checca, però non lo è, anche se cammina ancora coi piedi larghi.
Adesso stiamo tutti insieme, io, lui, Claudia e altre trecento persone, tutte ammassate in un giardino a bere, parlare della moglie dell'onorevole, del vestito della zia, di quel parente, di quella «topa» che poi si viene a sapere che è una cugina di terzo grado, e così via. Paolo e Claudia sono bellissimi, lui in nero e lei in bianco, fa impressione vederli vestiti così quando tu li vedi tutti i giorni in jeans e maglietta, ma Paolo no, lui cominciò con la giacca prima di me, e anche con la patente, l'ho sempre detto io che lui è cresciuto prima di me. Comunque sono bellissimi anche se si rompono le palle a fare tutte quelle foto e a farsi baciare da tutte le zie rompiscatole e dagli zii maniaci.
Il giardino è della villa di uno zio di Paolo (uno dei tanti, ricco e buzzurro), e io entro in casa per cercare un cesso. Trovo la madre di Paolo seduta sulla poltrona e penso che è la prima volta che la vedo sola, forse perché sua madre è morta da pochi anni, e io c'ero anche in quella occasione, al suo funerale, e mi ricordo che anche lì c'erano almeno trecento persone. In fin dei conti erano uguali, loro due, intendo, anche se non sembrava, perché la vecchia è morta perché era sola, mentre la madre di Paolo è sola perché è morta la madre.
Ma non c'era solo la madre, c'era anche il fratello di Paolo, oltre ovviamente al padre. Ma si sa che la madre, oltre ad essere la madre, è anche l'anello col passato, specie quando è l'ultima a morire dei due genitori, e quando muore sembra quasi non appartenere più alla propria famiglia.
Il fratello di paolo è nell'età in cui devi fare il serio per piacere alle ragazze. Quando conobbi Paolo era poco più di un poppante, adesso ha quasi finito le superiori, e certo non ha il tempo di stare vicino alla madre, adesso. Magari si è già infrattato con una cameriera. E' sempre stato così, lui piaceva alle ragazze fin da quando le sue amichette erano più alte di lui, mentre quelli della generazione mia e di Paolo erano timidi all' inverosimile. Una volta il fratello di Paolo ci prese in giro perché lui praticamente era un playboy e noi no. Noi lo mandammo a farsi fottere, ma intanto ci aveva rovinato la giornata.
La madre di Paolo è invecchiata dall'ultima volta che l'ho guardata negli occhi. Si è sempre saputa mantenere bene, ma gli anni sono quelli che sono. Mi vede e mi dice: «E allora, tu quando ti sposi' Adesso tocca a te». Io rispondo esattamente come avrei risposto dieci anni fa, è per questo che non mi sembra di essere cresciuto molto rispetto a Paolo. «Mah, chi vivrà vedrà», le faccio, con un pò di timidezza. Forse arrossisco anche un pò. Lei insiste, io pure, parliamo tanto per farlo: lei pensa al figlio e io al cesso. Poi la lascio e mi accorgo che si è rimessa nella stessa posizione di prima. E' in momenti come questo che penso a quando io starò in quella posizione, su una poltrona come quella, con gli occhi nel vuoto e un figlio appena sposato, magari, che mi viene da vomitare dalla malinconia e penso che forse dovrei scrivere dei racconti per sfogarmi, ma è inutile, o forse no, comunque è sempre meglio suonare la chitarra.

[color=darkblue:ea38c5b40b] LA BEATRICE

per terre cineree, calcinate, senza vegetazione
mentre alla natura facevo le mie lamentazioni
e del mio pensiero, girovagamndo a caso,
affilavo lentamente sul mio cuore il pugnale

[...]

si misero tutti a considerarmi freddamente
e, come un pazzo attorniato dai passanti
li sentii ridere e bisbigliare fra loro,
scambiandosi cenni e strizzatine d'occh;

"guardiamoci con comodo questa caricatura,
quest'ombra di amleto nella sua stessa positura,
con lo sguardo vago ed i capelli al vento.
non è una pena vedere questo tipo ameno,
questo pezzente, questo matto, questo istrione a spasso"

[...]

avrei potuto ( il mio orgoglio alto come i monti
domina il chiasso di questi demoni )
voltare semplicemente la mia testa fra tutte sovrana,
se non avessi visto in quell'allegra brigata,
la regina del mio cuore dallo sguardo senza eguale,
che rideva con loro della mia cupa tristezza
a volte largendogli qualche schifosa carezza.[/color:ea38c5b40b]

ho gia visto questa scena.... si l'ho gia vista! :disperato:

racconto di Angelo Politi

Molti credono, e non a torto, che tagliarsi le unghie dei piedi comporti anche la fuoriuscita di tutti i dolori e turbamenti dall'animo di chi compie detta azione. Questa storia, che mi era stata raccontata da mio nonno oramai tanti anni orsono, mi è tornata improvvisamente alla mente pochi mesi fa. Il giorno della morte di mio padre, quando il dolore stava divenendo insopportabile dentro di me.
La sera stessa mi chiusi nella mia camera, poi con grande attenzione, mentre ancora le lacrime mi segnavano il volto, mi tagliai lentamente le unghie dei piedi. Andai a letto e chiusi gli occhi obbligandomi a non pensare a niente. Ascoltavo il mio respiro a poco a poco sempre meno affannoso accompagnato da un gusto lievemente salato provocato dal pianto. Dopo alcuni minuti anche quel sapore scomparve del tutto.
Dormii profondamente e al mattino mi svegliai con tutte le membra del corole-playero finalmente riposate ed un'insolita leggerezza interiore. Qualcosa di rilassante e piacevole, se ascoltato con attenzione. Furono le voci di mia madre e dei miei fratelli indaffarati nei preparativi del funerale, che mi riportarono ad un brusco risveglio.
Per tutto il resto della giornata mi forzai di imitare i lineamenti del viso ed i movimenti lenti, appesantiti dal dolore, dei miei fratelli, accompagnati dalle consuete frasi di circostanza, che erano le più facili da simulare, che ripetevo ad amici e parenti che ci venivano a trovare. Decisi, anche, quel pomeriggio di celare la pressoché totale assenza di stanchezza, che stava divenendo quasi imbarazzante, dai miei occhi con un paio di occhiali dalle lenti scure.
Quei giorni, come sempre, nonostante l'incredulità di alcuni ed il senso di ineluttabilità di altri, passarono, e tutto tornò, o quasi, come prima.
Per gli altri, non per me.
Il vuoto dentro di me che aveva caratterizzato quei giorni, e quelli immediatamente successivi, iniziò a poco a poco ad essere colmato da un nuovo peso, differente ma allo stesso tempo non meno forte e doloroso di quello che lo aveva preceduto.
Una specie di rimorso, ma non esattamente tale, un senso di colpa per la viltà e sfrontatezza dimostrata nell'aver cancellato con un gesto, un semplice gesto una presenza così importante che in quel dolore cercava unicamente di essere ricordata ancora per un pò.
Un gesto, un semplice gesto che ora non riuscivo a perdonarmi, e le cui conseguenze iniziavano ad essere ancora più dolorose di quello a cui avevano posto rimedio. Decisi che da lì in avanti non avrei mai più tentato di dimenticare o rimuovere dalla mia mente, fosse anche per poco, qualunque situazione, ancorché dolorosa come nel caso della morte di mio padre.
Quella sera stessa mi tolsi completamente la parte rimasta delle unghie dei piedi per eliminare definitivamente anche quel senso di colpa. Da allora non mi taglio, né mi taglierò mai più, le unghie dei piedi.

ops mi ha postato due volte.

rimarchevole... ma che schifo non tagliarsi le unghie dei piedi per tutta la vita

lol non era quello il significato della storia 😆

L'uomo con la pioggia dentro

Cominciò una sera di settembre. Tornò a casa, appoggiò la valigia a terra e disse: "Piove". Lei lo guardò perole-playerlessa: non aveva visto cadere una sola goccia. Lui precisò: "Mi piove dentro". Lei accostò l'orecchio al suo petto e sentì il rumore di una pioggia leggera, coda di un temporale estivo, che ticchettava dentro di lui.

"Come è successo'", chiese.
"Ho visto un cane abbandonato, ferito, che guaiva a un angolo di strada. Mi è venuto da piangere, ma le lacrime non sono uscite, è cominciata invece questa pioggia dentro. Ora, però, rallenta".

Rallentò, sì, ma poi riprese: impetuosa quando vide suo fratello ammalarsi, insistente quando lesse la tragedia del gatto delle nevi, inevitabile a ogni riflesso dolore. E poiché era una persona molto sensibile, ma per quarant'anni si era travestito da cinico, dentro di lui pioveva di continuo. Si fece visitare, esaminare, radiografare. Il medico concluse: "Si sta allagando".

Non propose cure, le riteneva inutili: troppe cose nella vita scatenavano quella pioggia, l'acqua impregnava ormai il suo fisico. Era fradicio e sempre più pesante. Fu costretto a mettersi a letto. Ormai non riusciva più a spostarsi, tanto era gonfio. Lei lo vegliò. Cercò di escluderlo dal mondo, perché non avesse traumi, ma lui adesso soffriva per il dolore che vedeva negli occhi di lei. Questo, più di ogni altra cosa, produsse lo scroscio che lo inondò.

Lei lo guardò affogare, poi gli chiuse gli occhi e restò con la testa sul suo petto, mare infine calmo. Quando udì lo scoppio del temporale andò alla finestra, ma vide il sole. Si accorse di non avere lacrime. Non all'esterno.

dove srai, ani, mia
senza di te
mi butto via

dove sarai
anima bella
stella gemella
dove sarai'

magari dietro la luna sarai
o nel sogno più nascosto che c'è
non lovedi che io vivo di te!

Lacuna Coil - Senzafine

Scorre lento il mio tempo
Che scivola sul velo della mia pella nuda
Se oltrepassassi il confine che mi hai dato
Forse io non sarei qui

Da adesso ormai che senso ha
Cercare di abbracciare un passato più puro
Guardando avanti rischierò
Ma riesco a rispondere ai miei perché

Tutto cio che sarai
Era già stato scritto
Se davvero esiste
Questo dio ha fallito

Ogni parola pronunciata
Sarà lo specchio del tuo dolore
Riflette la colpa
Alimenta l'odio

Madre

Il mio destino scelgo
Se riesco a resistere

Sono ancora in piedi in questo istante di pura follia
Non so più se desiderare il bene o il male
Anche se il peccato forse più mi da

Da adesso ormai che senso ha
Opporre resistenza a un destino segnato
Non resterò a guardare senza
Riuscire a resisterti
Risvegliarmi

Madre

Il mio destino scelgo
Se riesco a resistere

Risvegliami

Non c'è scelta senza me
Non c'è vita senza me

nn ricordo se le avevo già messe comunque sempre meglio rinfrescare la memoria

-lezione di carriera: per startene seduto tutto il giorno a fare niente devi essere seduto molto in alto

-il buco alla ciambella "esci con me'" e la ciambella "no". morale: non tutte le ciambelle escono col buco

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