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Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull

nello spazio fra gli spazi.. una delle migliori battute del film (non nel senso di frasi che fanno ridere, eh)
è un accenno di fisica quantistica e teoria delle stringhe 🙂
in pratica, in un'altra dimensione

ah quindi era un problema di mia ignoranza :mrgreen:
xò devi ammettere che detta da quel matto faceva un pò ridere

chiedete a konte della mia teoria sugli alieni, quando ho sentito la battuta mi è preso un colpo!!! :mrgreen:

PROBLEMI D'INSONNIA' LEGGETE QUESTO POST!!!
ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER DAL FEDORA AI PIEDI!
PROBLEMI D'INSONNIA' LEGGETE QUESTO POST!!!

'''''''.

INDIANA JONES: 'SIDE B', SECOND PART'

'L'ascesa e declino di un mito', mi verrebbe da scrivere pensando ai quattro film di Indiana Jones nel loro complesso'
Due film, i primi, fatti della stessa pasta, avventure 'a cinque stelle', ispirate dalle muse del cinema' e altri due che rappresentano invece l'altro lato della medaglia, il 'lato B''

Entrando nel merito della cosa, partirei semplicemente col domandarmi questo: ma cosa andiamo a vedere al cinema' Un film 'DI' Indiana Jones' o un film 'SU' Indiana Jones'!'

Il mito, l'icona cinematografica rappresentata perfettamente con i primi due film (il secondo incredibilmente sottovalutato dallo stesso Spielberg'), è un qualcosa che ' a mio parere ' andrebbe semplicemente fatto 'vivere' sullo schermo, mantenendo sempre intatta quella certa 'aura' di mistero che avvolge il personaggio'

E invece, a partire dal terzo film, ecco che si è come iniziato a svalutarlo, il mito, e nella maniera più semplice: regalando al pubblico affamato di blockbuster una serie di approfondimenti biografici sul personaggio del Prof. Henry J. (Jr.!!!), elementi di pseudonovità che invece di ingigantire il mito' direi che in vero l'hanno irreparabilmente rovinato.

Insomma: si è andata perdendo la rappresentazione diretta - il mito che brilla di luce propria e che prende vita sotto i nostri occhi, ex abrupto - del Personaggio Indy, e la si è sostituita con la celebrazione 'barocca', deleteria, dello stesso, col cercare di regalare allo spettatore 'qualcosa di nuovo', e anche' 'di più''

E così la magia - come l'arca - è presto andata perduta; si è iniziato a 'vivere di rendita' anziché spinti dal fuoco sacro dell'arte; e per cercare di continuare ad essere 'originali'' si è diventati seria(l)mente banali, raccontando infanzia, legami familiari e ora pure la vecchiaia (il che, per un mito, è tutto dire')' così che, direi, 'l''aura' se ne è andata e non ritorna più', neanche a richiamarla in causa - concretamente (aura=venticello; la Pausini non c'entra niente! E neanche Bombolo!!!) - sul finale di quest'ultimo film'

L'ultima crociata, oltre ad inaugurare la 'soap opera', aveva poi un altro grosso difetto, tipico del cinema americano della fine anni '80: l'eccesso di ironia, che in quel caso aveva finito col trasformare malamente un personaggio - fino ad allora solo indirettamente comico (magari con punte ineguagliate di ironico surrealismo, quelle splendidamente raggiànte nel secondo film') - in una specie di macchietta (fra smorfie, pantomime varie, travestimenti da lord scozzese etc. etc. etc': anche qui, non un bel modo di celebrare il Personaggio, se si passa dal riderècon' lui al riderèdì lui..)..

Questo Indy 4, stavolta, sembrerebbe autolimitarsi un pochino nel versante commedia, è vero' ma sembra anche denunciare quello che potrebbe apparire un altro difetto macroscopico più figlio di questi ultimi anni: finire cioè con l'indugiare troppo nel discorso metacinematografico, in questo caso a scapito purtroppo del cinema schiettamente di genere avventuroso e dei suoi fondamentali aspetti, che finiscono non del tutto salvaguardati (semmai: solo 'clonati' dai successi delle puntate precedenti).

Direi così: se questo Indy 4 fosse stato un film anni '80, probabilmente si sarebbe concluso come Indy 2, nel bel mezzo di una location esotica, fra foreste e cascate' E invece no: continuando col 'biopic'' si è voluta aggiàngere un ultima scena alla fine del film, con tanto di metariferimento implicito al bene 'nucleare'' che chiudesse il cerchio circa il metasignificato complessivo della pellicola (che in tal senso intitolerei, biblicamente: 'Indiana Jones e la conoscenza del Bene e del Male'': all'inizio del film abbiamo la rappresentazione del male assoluto, l'esplosione dell'arma nucleare con annessa distruzione delle famiglie di plastica'; alla fine invece ci ritroviamo l'altra rappresentazione nucleare, quella positiva, con la nascita della famiglia a tre componenti consacrata religiosamente. A Jones - e allo spettatore del film - la conoscenza del bene e del male umanamente possibile, quella simbolica; alla 'Eva-Irina' tentata dal sovrannaturale' la fregatura del 'serole-playerente antico', quello intradimensionale, 'tra cielo e terrà [come dice il film' ma direbbe anche san Paolo']')'

Se da un certo punto di vista, quindi, quell'ultima scena potrebbe essere a suo modo apprezzabile (anche se dal retrogusto fastidiosamente 'politically correct', seppur in linea con gli anni '50'), dall'altro concretamente sembra contribuire a demolire definitivamente il mito 'bondiano' del nostro eroe, quello di maschiòsciupafemminè che era stato creato e consolidato coi primi due film, insomma quel 'lato A' che per l'appunto aveva visto Lucas e Spielberg ispirarsi a 007 (prologhi delle storie compresi)' e lascia una domanda che sorge spontanea:

'Ma ne valeva la pena' Chiudere con 'quel' Jones'!''

E' un'evoluzione, questa' o uno stravolgimento (o a esser ancor più critici: un tradimento) dell'icona che si era originalmente creata'

Che dire: in Indy4 a forza di celebrare l'eroe e scandagliare la sua vita (anziché limitarsi a farlo magicamente rivivere con nuove avventure)' ci ritroviamo con l'eroe stesso che alla fine è strumentalmente' 'celebrato', incarnazione 'divinizzata' - o se volete: platonizzata (cf. il mito del 'Simposiò: il vecchio Indy che ritrova la vecchia Marion, la sua originaria 'metà femminile' persa di vista tanti anni prima)' o semplicemente' 'mummificata', visto che l'età avanza per tutti' - dell'essere 'archè-o-logo''

Giocando un po', mi verrebbe dunque da chiosare: il 'peccato originale' di questo film non è legato alla conoscenza del bene e del male' ma all'imborghesimento irreversibile del suo protagonista, 'Adamo-Indianà'

Anche l'autore Spielberg è tornato alle origini, quelle dell'icona di Lucas' come del suo stesso cinema: ma anche per lui le magie dell'epoca d'oro ' quelle del suo fantastico 'eldorado' cinematografico, artisticamente ispirato ' sembrano ahimé inavvicinabili per sempre. Anche lui, ormai, è un 'povero peccatore' (e detto per inciso anche lui si era sposato, dopo Indy2, e proprio con una partner del dottor Jones: vita reale e fantasia filmica che a distanza di anni si rimescolano..)., e in assoluto questo è forse il suo film più brutto...

Quest'ultimo Indiana Jones resta quindi uno spettacolare, 'iperfallicò (pensando anche alla notevole quantità di simboli fallici, appunto, che psicoanaliticamente son rilevabili nel film: sì, oltre ai classici frusta e cappello qui c'è l'imbarazzo della scelta [inconscia]... tra scopettoni sotto la doccia [che vorrebbero decontaminare le stesse parti intime di Indy...], coltelli, spade, pistole, bazooka, cerbottane velenose, lance, bombette atomiche penzolanti, teschi di cristallo, serole-playerentoni, bastoni di legno secco, 'obelischi' in movimento' ' ah, ah, ah!!!) film celebrativo, certo, che però dietro tantòfumò non sembra centrare appieno né l'obiettivo dell'intrattenimento (alla lunga, in certi momenti, il film riesce ad annoiare') né quello dell'omaggio d'autore (tutt'altro'); soprattutto lo script di Koepp risulta pesantemente 'arte-fatto', 'freddo' e irrimediabilmente 'macchinoso' nel tentativo di far snodare plausibilmente l'intera vicenda (che resta in molti casi irritabilmente inverosimile: fra l'altro, una su tutte, eliminerei di sana pianta l'intera scena con le scimmiette, che implica il 'ragionevole' abbandono del figlio-Tarzan in una foresta' ma anche il finale buttato lì del personaggio del 'doppio-triplogiochistà, che pena..)., è uno script che vorrebbe cercare di compiacere il pubblico ' inserendo qui e là, giàsti o sbagliati che siano, i soliti 'ingredienti' obbligati del franchise - ma riesce in vero più che altro, e viste le aspettative, a deluderlo (o peggio ' considerando l'età di Ford e la sua uscita di scena finale' ' immalinconirlo, come è successo al sottoscritto').

Non proprio una profanazione della serie, ma la conferma della bruttissima piega a mio parere già intrapresa dal terzo episodio' per un 'serial' al quale lo stesso John Williams, stavolta, è stato impossibilitato a regalare nuova linfa vitale'

Se si vuole andare avanti, è ora che si facciano avanti nuovi autori, interole-playerreti etc'
La serie abbisogna di 'nuovi santi'...

Voto Indy 1: 5 stelle su 5
Voto Indy 2: 5 stelle su 5
Voto Indy 3: 3 stelle su 5
Voto Indy 4: 2 stelle su 5

Firmato:
Dr. Henry the mole

''''.

PROBLEMI D'INSONNIA'
METODO ERICRAP: OGNI POST 'N ABBIOCCO!!!

confesso che è la prima olta caro ericrap che arrivo alla fine dei tuoi lunghissimi post :mrgreen: :ok:
sono abbastanza d'accordo col concetto di autocelebrazione, "del
il mito che brilla di luce propria e che prende vita sotto i nostri occhi, ex abrupto - del Personaggio Indy, e la si è sostituita con la celebrazione 'barocca', deleteria, dello stesso".
lo trovo un concetto interessante,ma voglio dire,non lo puoi relegare alla singola questione di indy. secondo me è una cosa che vale per tutte le saghe. lo trovo anche normale in fondo, mi sembra fisiologico che una saga non possa continuare a brillare di luce propria anche in episodi successivi. il concetto di autocelebrazione lo si puo ritrovare in tutti i sequel di ogni saga.
poi guarda secondo me l'ultima crociata è uno dei miei preferiti, ma questo è un altro discorso.

In generale ci sono sequel di vari tipi, quelli necessari che completano un determinato discorso, altri che in fondo non avrebbero niente da dire ma che comunque sanno artisticamente evolversi, altri ancora che sono una via di mezzo che tenta di conciliare le idee originali alle esigenze di mercato, altri che sono clonazioni commerciali più o meno riuscite'

Matrix 2 e 3 non sono (solo) sequel, sono il cap. 2 e 3 di una trilogia accuratamente messa in piedi; hanno la stessa dignità del precursore, e addirittura ne aumentano a posteriori lo stesso valore. Stessa cosa direi per saghe come Pirati dei Carabi o Terminator, i cui capitoli 2 e 3 hanno fior di idee alla base'

A volte non si vuole costruire nessuna trilogia, ma le cose funzionano alla grande ugualmente perché il sequel 'cambia pelle', e in un modo o nell'altro continua a brillare di luce propria: Indy 2 pur essendo un sequel (a dire il vero è addirittura un prequel, come dire: tanti saluti anche all'arca' e pure a Marion') ha una sua identità, vedi una struttura dello script da classico film Disney, un prologo travolgente in stile '(Bogart)+(1941: Allarme a Hollywood)', un utilizzo più marcato, sia pur sempre attento, dell'ironia' elementi questi che non caratterizzavano affatto I predatori' Il sequel di Alien fatto da Cameron è un action movie, quello di Fincher aveva aspirazioni da film drammatico, l'ultimo s'è buttato (direi bene) nel gore (o giù di lì)' Rambo 2 non ha nulla a che vedere con Rambo 1, ma è un film che brilla ugualmente di luce propria (tant'è che 20 anni dopo Kurtzman e Orci con 'MI3' lo prendono a modello e 'rambizzano' anche Ethan Hunt'), mentre Rambo 3 al contrario brilla di luce riflessa' è un 'sequel clonato' dal secondo con piccole variazioni deleterie (l'eccesso di ironia fine anni '80, come Indy 3')'

Ogni sequel in qualche modo è autocelebrativo' Beh però c'è celebrazione (fine a se stessa: cf. l'operazione nostalgia dell'ultimo Rocky Balboa') e celebrazione (funzionale ai fini creativi: cf. quello che sono riusciti a tirar fuori dalla bussola rotta di Jack Sparrow')'

Un altra saga che è diventata una 'soap' è Arma letale' beh, lì rimettere Joe Pesci in Arma letale 3 è una furbata commerciale e stop, ma se trasformi Arma Letale 4 in un apologo sulla famiglia (tema del resto già presente in embrione nello stesso primo film della serie') allora anche ripresentare Joe Pesci (e la stessa R. Russo) può avere un senso' il 'familismo' di 'Indiana-007-Jones', celebrare il nostro eroe scoprendone la giovinezza, il padre, il figlio e la vecchia fiamma' che senso ha' Arricchisce qualcosa' o copre l'assenza di qualcosa' Volevano Connery anche per quest'ultimo film' ma in fondo che sarebbe cambiato'

Indy 3 di primo acchitto al cine, mi era piaciuto molto' però mi sembra un film che a differenza degli altri due non passa la prova del tempo, sta 'invecchiando' male (c'è il Graal' ma manca la bottiglia d'annata')' per me è lì che purtroppo è iniziata l'involuzione di questa saga' adesso come adesso è uno di quei film a cui taglierei almeno una mezz'oretta, a cominciare dal prologo (Phoenix+Ford sulla nave') e dalle tante, troppe, 'macchiette' comiche.

p.s.: Sei arrivato alla fine del mio post'!' Dannazione, anche il metodo ericrap fa cilecca'

Mi viene in mente un altro esempio critico su Indy 3: la scena in cui Indy visita le catacombe di Venezia (ehmmm'.. '.. va be', comunque sono allagate!)'

Beh, in quel frangente ricompare (come in Indy 4)' l'Arca dell'alleanza! Allora adesso mi domando: che modo di scrivere cinema è questo' Beninteso: anche a rivederla adesso quella 'scenetta' mi suscita simpatia' ma è anche vero che, criticamente, la vedo come una faciloneria, un modo furbo, 'a presa rapida', di accattivarsi lo spettatore' è un cinema, come dire' fatto con lo stomaco (e per il mio stomaco di spettatore che sta trangugiando pop corn), non certo col cuore' un modo di celebrare il mito, sì, ma campando di rendita, forse timorosi che ' mancando le idee nuove ' il film non possa reggersi in piedi se non aggrappandosi ai vecchi fasti' e così la 'settima arte' va a farsi benedire'.

Con scenette 'a presa rapida'' anche il film invecchia rapidamente, come chi beve dalla coppa sbagliata'..

Altra assenza si rileva nella trama: troppo spesso si ha l'impressione che il gioco vada avanti per mini-enigmi, senza un progetto generale ma con pretesti riempitivi, e la comparsa costante di vecchi personaggi a popolare le isole, in un tacito auto-incensare i vecchi tempi, non fa che confermare la sensazione di una grave carenza creativa.

vedi ericrap, navigando su un sito di fan di un videogioco a me tanto caro, ho letto questa frase, e mi è subito tornata in mente la tua idea.

voglio dire, è un classico, è cosi per tutte le saghe. non esistono saghe dove i sequel brillano in se e per se di luce propria.
escluse saghe tipo matrix, o star wars dove in realtà i sequel non sono sequel,ma proseguimenti della storia veri e propri.
oppure addirittura non si tratta di brillare di luce propria, può darsi che invece siamo noi stessi che abbiamo l'impressione che vivano dell'autocelebrazione degli episodi precedenti semplicemente xche non abbiamo piu il gusto della novità...

ma ripeto è cosi per tutto,sono le stesse cose che mi diceva jestas per clerks2, ma potrei citarti migliaia di esempi!

Direi che ogni film fa storia A SE', e se ci sono dietro degli autori che hanno le loro idee, vogliono esplorare nuove strade' mettiamola così: il sequel magari non brillerà IN SE' di luce propria' ma DI PER SE' rappresenterà comunque una novità.

Il decadimento automatico di Indy 3 e 4 non è cosa 'fisiologica', o per lo meno è cosa fisiologica quanto è stato allora tale l'invecchiamento (artistico e di età) dei suoi autori: cambi regista, sceneggiatori, interole-playerreti' e forse così ti ritrovi il 'franchise miracolato' (cf. il Batman di Nolan post Schumacher' o quello che penso capiterà col prossimo Star Trek')'
Di Indy 2 già ti ho detto che ne penso, potrei aggiàngere che certamente ha anche beneficiato fortunosamente di vedere accorole-playerate al suo interno delle idee che in origine dovevano far parte de I predatori' fatto sta che (secondo me) è un cult movie nient'affatto 'decaduto'.
Il Batman n. 2 di Burton non è invecchiato per niente, anzi vale dieci volte più del primo (nel quale la creatività dell'autore era stata forse più coartata dalle esigenze della megaproduzione' col secondo film ha avuto più 'carta bianca'' oltre all''inchiostro' di Waters').
Di Hellboy 2 si può dir tutto tranne che sia un sequel afflitto da carenza creativa, mentre il primo è un film malriuscito a detta del suo stesso autore'
Il padrino parte II in sé è un sequel, celebra il suo illustre precursore ripresentandone nuovamente tutti i personaggi' la scena iniziale della festa familiare' quella finale del massacro in serie' ma di per sé brilla di luce propria eccome, è forse il più bel film della storia del cinema, riesce a 'eclissare' il precursore'

Mad Max 2 è una sorta di remake dell'originale australiano, ma è un filmone che oltre a celebrare l'eroe sta benissimo in piedi da solo'

Di film di 007 ne hanno fatti una caterva, l'ultimo che ho visto (Casinò Royale) è a suo modo apprezzabile (come altri in passato) pur prevedendo 'come da copione (di sequel)' i dovuti riferimenti autocelebrativi' altri sono storie che celebrano 'onanisticamente' 007 ma potrebbero essere anche quelle di Pincopallino che artisticamente non cambia niente (per la serie: attirano commercialmente spettatori col 'fumo' del loro franchise, ma poi l''arrosto'' è plastificato [come quello acquistato al volo da Fantozzi in partenza col treno'])'

Die hard 4 non l'ho ancora visto, ma il numero 3 ' bello o brutto che sia (personalmente gli preferisco il secondo, che pure aveva uno script furbescamente 'fotocopiato' sul primo') - è un film in cui si celebra l'eroe McClane il minimo indispensabile, tant'è che in origine la sceneggiatura era stata scritta per mettere in piedi un sequel di Arma letale'

Trovo interessante il discorso del 'può darsi che invece siamo noi stessi che abbiamo l'impressione che vivano dell'autocelebrazione degli episodi precedenti semplicemente xche non abbiamo piu il gusto della novità...'; lo trovo un fruttuoso 'dubbio amletico' da autoanalisi, uno di quei 'SE'' che ogni spettatore dovrebbe coltivare sempre'

Personalmente una cosa del genere penso sia capitata con 'Men in black 2', che all'uscita fu demolito da critica e pubblico' all'epoca anche a me non piacque un granché, poi rivedendolo ' anche qui, a distanza di anni ' mi pare un film che non ha nulla da invidiare al precursore, tutt'altro' secondo me è un sequel che ha una sua dignità e a conti fatti è valso la pena realizzare' al contrario del capostipite che per certi versi, invece, ha in sé tutte le banalità tipiche di tanti comicomeovie sull'origine dell'eroe di turno'

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