WhatIsTheMatrix.IT – Il Sito Italiano su Matrix
WhatIsTheMatrix.IT – Il Sito Italiano su Matrix
WhatIsTheMatrix.IT – Il Sito Italiano su MatrixHome // Forum
La decandenza dell'essere umano!
Cita da Adrena su 20 Aprile 2005, 13:37E se dicessi che la mia coscienza mi fa soffrire in maniera incredibile'
Ti risponderei che è normale che si provi rimorso, è normale agire senza pensare e pentirsi un attimo dopo. Ma ti rispondo anche che è una fortuna che, anche se dopo tempo, ti accorgi dei tuoi erriri... E' ciò che ti rende umano, la capacità di non ragionare solo grazie alla convenienza...
Juliet ha ragione, questa è, da un certo punto di vista, la normalità in cui viviamo.
Vorrei fare un grosso passo indietro, dando alla frase: "essere coscienti" un significato molto più semplice, rispetto alla "coscienza che ci rimprovera" di cui si parla negli ultimi posts.
Juliet sostiene che è normale agire senza pensare, ed infatti ne abbiamo la conferma fin dalle più piccole azioni.
Quante volte, entrando in casa, appoggiamo le chiavi su un ripiano senza rendercene conto, senza pensare a quello che stiamo facendo, senza essere lì, finendo poi per perdere un quarto d'ora (quando va bene..). a cercarle in giro per casa.
Ecco, in quel momento noi non eravamo coscienti.
Avrei tanti altri esempi che mi riguardano in prima persona, non solo, potrei anche citare le varie "giàstificazioni" che mi vengono automatiche per scaricarmi dal peso del mio "non essere cosciente".
Prima fra tutte c'è proprio il: "ma è normale che sia così! Capita a tutti!".Ed è vero, capita proprio a tutti, eppure questo "funzionamento" dell'essere umano è ciò che mi fà comportare come una macchina.
Per un essere umano comune, uno del "gregge" di cui parla Cassandra, il problema non si pone nemmeno.
Provate infatti a fermare un passante frettoloso e ditegli che non è cosciente delle sue azioni, che agisce senza pensare, che è una macchina e, se non vi ha messo le mani addosso, ditemi cosa vi risponde.Poi ci sono le persone che si fanno qualche domanda in più, persone curiose oppure particolarmente sensibili, che si spingono fino ad intravedere questa meccanicità.
A questo punto si aprono due strade:
La prima:
accetto di essere solo una macchina e mi lascio vivere nella normalità, permettendo che il mio corole-playero compia azioni in modo automatico (spesso pagandone le conseguenze a posteriori, tipo: "scusa amore, non pensavo davvero quello che ti ho detto...").
La seconda:
comprendo che il mio involucro è una macchina e cerco di fare in modo che la mia coscienza ne prenda il controllo.Per intraprendere la prima strada dobbiamo però fare i conti col desiderio di svegliarsi che la nostra coscienza manifesta facendoci soffrire in maniera incredibile (per citare l'ottima osservazione di BiaFra).
Infatti, in Matrix, Cypher preferisce proprio questa strada, però chiede espressamente di non ricordare nulla, non vuole "sapere" non vuole avere "coscienza" della realtà, vuole tornare ad essere uno del "gregge", completamente inconsapevole.Per la seconda è invece necessario un grande lavoro, poichè prima di poter controllare alla perfezione una macchina, è assolutamente necessario sapere come funziona.
Non è un caso, infatti, che questo concetto ci venga suggerito da ogni insegnamento che indirizzi all'evoluzione, in Matrix stesso lo troviamo nella cucina dell'Oracolo.
Possiamo trovarlo anche in altre pellicole come "Il Monaco", dove compare questa necessità di conoscere se stessi prima di poter progredire.Quante volte ti è capitato di accorgerti di essere tu stessa in una condizione di "assenza di coscienza"'
A me molte.Non saprei, molte, credo.
Mi voglio scusare con te Juliet, poichè ero a conoscenza che questa domanda avrebbe potuto irritarti o infastidirti.
Ho voluto portela poichè per me personalmente è stata molto importante.
Ti garantisco che la prima volta che me l'hanno posta l'ho presa abbastanza male, eppure è stata la chiave che mi ha permesso di riflettere.Ma purtroppo la mia è una coscienza "ipertrofica" che mi rende molto sensibile...a tutto...
Io mi rendo conto dei miei errori e ci ripenso sempre vagliando le varie possibilità che avrei potuto scegliere non in modo razionale ma irrazionalmente...in na confusione sempre permanente nella mia mente....Mi hai costretto a consultare un vocabolario... bene, ora sò un termine in più...
Detto questo, comunemente il termine "ipertrofico" serve a descrivere un qualcosa che si è sviluppato in modo eccessivo e dannoso.
Personalmente non ritengo che lo sviluppo della coscienza possa mai divenire eccessivo, e soprattutto, non dannoso; ma questa è solo una mia opinione.Se posso permettermi di darti un consiglio, cerca di non vagliare le possibilità che non hai scelto, esse fanno parte dell'immaginazione, del sogno.
Osserva e registra invece quelle che hai scelto.
Prova a ripensare alle situazioni simili in cui ti sei trovato e prova a ricordare la tua reazione.
Con molta probabilità troverai una grande similitudine anche fra le reazioni.
Ora registrale sul "Manuale d'Uso e Manutenzione" della tua macchina, dimenticati il giàsto o sbagliato, la tua macchina funziona in quel modo, se schiacci quel bottone lei risponderà in quella maniera.Ok, ora mi fermo, mi avrete già preso per matto...
Saluti a tutti.
Andrea.
E se dicessi che la mia coscienza mi fa soffrire in maniera incredibile'
Ti risponderei che è normale che si provi rimorso, è normale agire senza pensare e pentirsi un attimo dopo. Ma ti rispondo anche che è una fortuna che, anche se dopo tempo, ti accorgi dei tuoi erriri... E' ciò che ti rende umano, la capacità di non ragionare solo grazie alla convenienza...
Juliet ha ragione, questa è, da un certo punto di vista, la normalità in cui viviamo.
Vorrei fare un grosso passo indietro, dando alla frase: "essere coscienti" un significato molto più semplice, rispetto alla "coscienza che ci rimprovera" di cui si parla negli ultimi posts.
Juliet sostiene che è normale agire senza pensare, ed infatti ne abbiamo la conferma fin dalle più piccole azioni.
Quante volte, entrando in casa, appoggiamo le chiavi su un ripiano senza rendercene conto, senza pensare a quello che stiamo facendo, senza essere lì, finendo poi per perdere un quarto d'ora (quando va bene..). a cercarle in giro per casa.
Ecco, in quel momento noi non eravamo coscienti.
Avrei tanti altri esempi che mi riguardano in prima persona, non solo, potrei anche citare le varie "giàstificazioni" che mi vengono automatiche per scaricarmi dal peso del mio "non essere cosciente".
Prima fra tutte c'è proprio il: "ma è normale che sia così! Capita a tutti!".
Ed è vero, capita proprio a tutti, eppure questo "funzionamento" dell'essere umano è ciò che mi fà comportare come una macchina.
Per un essere umano comune, uno del "gregge" di cui parla Cassandra, il problema non si pone nemmeno.
Provate infatti a fermare un passante frettoloso e ditegli che non è cosciente delle sue azioni, che agisce senza pensare, che è una macchina e, se non vi ha messo le mani addosso, ditemi cosa vi risponde.
Poi ci sono le persone che si fanno qualche domanda in più, persone curiose oppure particolarmente sensibili, che si spingono fino ad intravedere questa meccanicità.
A questo punto si aprono due strade:
La prima:
accetto di essere solo una macchina e mi lascio vivere nella normalità, permettendo che il mio corole-playero compia azioni in modo automatico (spesso pagandone le conseguenze a posteriori, tipo: "scusa amore, non pensavo davvero quello che ti ho detto...").
La seconda:
comprendo che il mio involucro è una macchina e cerco di fare in modo che la mia coscienza ne prenda il controllo.
Per intraprendere la prima strada dobbiamo però fare i conti col desiderio di svegliarsi che la nostra coscienza manifesta facendoci soffrire in maniera incredibile (per citare l'ottima osservazione di BiaFra).
Infatti, in Matrix, Cypher preferisce proprio questa strada, però chiede espressamente di non ricordare nulla, non vuole "sapere" non vuole avere "coscienza" della realtà, vuole tornare ad essere uno del "gregge", completamente inconsapevole.
Per la seconda è invece necessario un grande lavoro, poichè prima di poter controllare alla perfezione una macchina, è assolutamente necessario sapere come funziona.
Non è un caso, infatti, che questo concetto ci venga suggerito da ogni insegnamento che indirizzi all'evoluzione, in Matrix stesso lo troviamo nella cucina dell'Oracolo.
Possiamo trovarlo anche in altre pellicole come "Il Monaco", dove compare questa necessità di conoscere se stessi prima di poter progredire.
Quante volte ti è capitato di accorgerti di essere tu stessa in una condizione di "assenza di coscienza"'
A me molte.Non saprei, molte, credo.
Mi voglio scusare con te Juliet, poichè ero a conoscenza che questa domanda avrebbe potuto irritarti o infastidirti.
Ho voluto portela poichè per me personalmente è stata molto importante.
Ti garantisco che la prima volta che me l'hanno posta l'ho presa abbastanza male, eppure è stata la chiave che mi ha permesso di riflettere.
Ma purtroppo la mia è una coscienza "ipertrofica" che mi rende molto sensibile...a tutto...
Io mi rendo conto dei miei errori e ci ripenso sempre vagliando le varie possibilità che avrei potuto scegliere non in modo razionale ma irrazionalmente...in na confusione sempre permanente nella mia mente....
Mi hai costretto a consultare un vocabolario... bene, ora sò un termine in più...
Detto questo, comunemente il termine "ipertrofico" serve a descrivere un qualcosa che si è sviluppato in modo eccessivo e dannoso.
Personalmente non ritengo che lo sviluppo della coscienza possa mai divenire eccessivo, e soprattutto, non dannoso; ma questa è solo una mia opinione.
Se posso permettermi di darti un consiglio, cerca di non vagliare le possibilità che non hai scelto, esse fanno parte dell'immaginazione, del sogno.
Osserva e registra invece quelle che hai scelto.
Prova a ripensare alle situazioni simili in cui ti sei trovato e prova a ricordare la tua reazione.
Con molta probabilità troverai una grande similitudine anche fra le reazioni.
Ora registrale sul "Manuale d'Uso e Manutenzione" della tua macchina, dimenticati il giàsto o sbagliato, la tua macchina funziona in quel modo, se schiacci quel bottone lei risponderà in quella maniera.
Ok, ora mi fermo, mi avrete già preso per matto...
Saluti a tutti.
Andrea.
Cita da Iper-Roby su 20 Aprile 2005, 17:21Sono stati espressi molti concetti in questi ultimi post.. dai quali potranno sicuramente nascere delle interessanti teorie..
Vorrei esprimere le mie personali idee su alcuni di essi
1)Essere liberi.
Alcuni di voi la ritengono una cosa impossibili altri possibile ma complessa ed alcuni ingenui addirittura già raggiànta (per fortuna non qui per ora)
La libertà per me è una cosa difficile quasi impossibile..
Perchè essere liberi sarebbe semplice se tutte le nostre decisioni non coinvolgessero anche altre persone.. e il dolore o la gioia che noi provochiamo ad altre persone ci da dei vincoli.. nessuno può dirsi libero sotto questo punto di vista! ma è altrettanto vero che non è possibile vivere da soli.. che noi lo ammettiamo o meno la presenza di alcune persone nella nostra vita alle volte è fondamentale...2) Coscienza e Rimorsi
Essere coscienti nelle nostre decisioni è estremamente difficile perchè secondo me non trovandoci sempre in una situazione a noi conosciuta iniziamo a trovarne nella nostra esperienza la cosa + simile e facendo questo spesso arriviamo alla conclusione sbagliata...
Io personalmente cerco di trovare la soluzione giàsta non nella mia esperienza, quindi nel passato, ma nel futuro..cerco di vedere quella decisione proiettata in un tempo futuro.. cosa seguirà quella decisione se ne sono sicuro etc.. ma per fare questo è necessario (sempre personalmente) confrontarsi prima con la nostra idea di noi stessi!
Io ho un idea precisa di quello che voglio diventare almeno sul piano etico e prendo le mie decisioni in considerazione di quell'immagine futura..
Questo mi permette di non avere sensi di colpa e di essere quasi sempre sicuro di fare la cosa + giàsta.. e se sbaglio non ha importanza a patto che abbia capito il mio errore..
Questo non vuol dire che non rifarò mai + quell'errore.. magari fosse così.. ma vuol dire che se sbaglierò 100 volte la stessa cosa per 100 volte dovrò imparare qualche cosa in + o la mia schelta sarà stata inutile oltre che sbagliata..Ho notato spesse volte di essere frainteso... a questo riguardo vorrei chiedervi di aiutarmi in una cosa.. se avete dei dubbi sul significato di una mia affermazione scrivete pure la vostra risposta, ma ponete in fondo al post le frasi sulle quali non siete sicuri in modo che le possa ridefinire meglio e imparare qualche cosa..
Se non si impara dai nostri sbagli non ci sveglieremo mai:))
Sono stati espressi molti concetti in questi ultimi post.. dai quali potranno sicuramente nascere delle interessanti teorie..
Vorrei esprimere le mie personali idee su alcuni di essi
1)Essere liberi.
Alcuni di voi la ritengono una cosa impossibili altri possibile ma complessa ed alcuni ingenui addirittura già raggiànta (per fortuna non qui per ora)
La libertà per me è una cosa difficile quasi impossibile..
Perchè essere liberi sarebbe semplice se tutte le nostre decisioni non coinvolgessero anche altre persone.. e il dolore o la gioia che noi provochiamo ad altre persone ci da dei vincoli.. nessuno può dirsi libero sotto questo punto di vista! ma è altrettanto vero che non è possibile vivere da soli.. che noi lo ammettiamo o meno la presenza di alcune persone nella nostra vita alle volte è fondamentale...
2) Coscienza e Rimorsi
Essere coscienti nelle nostre decisioni è estremamente difficile perchè secondo me non trovandoci sempre in una situazione a noi conosciuta iniziamo a trovarne nella nostra esperienza la cosa + simile e facendo questo spesso arriviamo alla conclusione sbagliata...
Io personalmente cerco di trovare la soluzione giàsta non nella mia esperienza, quindi nel passato, ma nel futuro..cerco di vedere quella decisione proiettata in un tempo futuro.. cosa seguirà quella decisione se ne sono sicuro etc.. ma per fare questo è necessario (sempre personalmente) confrontarsi prima con la nostra idea di noi stessi!
Io ho un idea precisa di quello che voglio diventare almeno sul piano etico e prendo le mie decisioni in considerazione di quell'immagine futura..
Questo mi permette di non avere sensi di colpa e di essere quasi sempre sicuro di fare la cosa + giàsta.. e se sbaglio non ha importanza a patto che abbia capito il mio errore..
Questo non vuol dire che non rifarò mai + quell'errore.. magari fosse così.. ma vuol dire che se sbaglierò 100 volte la stessa cosa per 100 volte dovrò imparare qualche cosa in + o la mia schelta sarà stata inutile oltre che sbagliata..
Ho notato spesse volte di essere frainteso... a questo riguardo vorrei chiedervi di aiutarmi in una cosa.. se avete dei dubbi sul significato di una mia affermazione scrivete pure la vostra risposta, ma ponete in fondo al post le frasi sulle quali non siete sicuri in modo che le possa ridefinire meglio e imparare qualche cosa..
Se non si impara dai nostri sbagli non ci sveglieremo mai:))
Cita da BiaFra su 20 Aprile 2005, 21:04Ti assicuro che i processi di formazione e deformazione (nel mio caso) ci sono e io ne sono u esempio vivente...
Adrena apprezzo il consiglio però!
anche se fare esperienza del passato è stato un "errore che ho già commesso" e chemi ha reso troppo sicuro su come comportarmi...mentre il bottone che premo una volta funziona in una maniera e la volta dopo in un'altra...
Imparare qualcosa non sempre rende uno sbaglio utile...Iper.Roby...
Ti assicuro che i processi di formazione e deformazione (nel mio caso) ci sono e io ne sono u esempio vivente...
Adrena apprezzo il consiglio però!
anche se fare esperienza del passato è stato un "errore che ho già commesso" e chemi ha reso troppo sicuro su come comportarmi...mentre il bottone che premo una volta funziona in una maniera e la volta dopo in un'altra...
Imparare qualcosa non sempre rende uno sbaglio utile...Iper.Roby...
Cita da Adrena su 21 Aprile 2005, 11:52...
anche se fare esperienza del passato è stato un "errore che ho già commesso" e chemi ha reso troppo sicuro su come comportarmi...mentre il bottone che premo una volta funziona in una maniera e la volta dopo in un'altra...Tutto questo succede perchè sei intervenuto, non ti sei limitato a "guardarti".
Azzardo un'ipotesi...
Nel tuo processo di "fare esperienza del passato" avrai probabilmente raccolto dei dati su alcuni tuoi comportamenti e, registrando le conseguenze delle tue azioni, avrai anche associato un giàdizio.Questo non è sbagliato in sè, però può produrre dei risultati non voluti, infatti, nel "giàdicare" ogni singola azione-conseguenza in modo indipendente dall'insieme, rischiamo di accentuare o affievolire solamente un particolare aspetto di noi stessi, senza però sapere quale modifica otterremo sul resto della nostra persona.
Cerco di spiegarmi con un esempio abbastanza banale (che, tra l'altro, rivela gran parte della mia poca sanità mentale..).:
Sono in caserma e, non sapendo come diavolo passare il tempo, decido di disegnare, non sono una cima con la matita ma ho voglia di provare e scelgo come soggetto Lara Croft.
Il primo passo è stato mettere giù i varii contorni per cercare di rispettare le proporzioni, scendendo mano a mano nei dettagli.
Eccoci al punto, arrivato ad un dettaglio che ha attirato in modo particolare la mia attenzione, ho dimenticato di considerare il disegno nella sua interezza ed ho iniziato a lavorare solo sul dettaglio.
Ed è così che ho dettagliato sempre di più, con un tratto sempre più preciso ho aggiànto piccoli particolari, ho curato la precisione e la mia mente non era più in grado di valutare il rapporto che questa parte aveva con l'intero disegno.
Quando ero finalmente soddisfatto del lavoro fatto su questa parte, sono riuscito a distaccarmi e guardare l'intero foglio.
Bene, la Beretta M92 FS Cal.9 Parabellum che la mia Lara Croft aveva in mano era perfetta, c'era il cane, la tacca di mira, la luce del carrello, le zigrinature, il numero di serie, la leva della sicura, etc. etc.
Peccato che avevo letteralmente rovinato il disegno.
La semplicità delle linee con cui avevo definito il volto, le ombre ed il resto, sembrava quasi sfocarsi di fronte alla maniacale precisione della pistola. (immagino che qualche malizioso avesse già pensato a qualche altro dettaglio... eh la meccanicità..).Bene, a parte la lungaggine del testo, la stessa cosa succede col nostro modo di fare, se ci concentriamo e lavoriamo solo su un particolare comportamento o azione, corriamo il rischio che questo rovini l'intera immagine.
Ecco perchè sarebbe necessario osservarsi senza giàdicare se un'azione è stata un bene o un male, senza intervenire.
Una volta conosciuta la nostra natura (il solito: conosci te stesso) ecco che ci diviene molto più chiaro dove è necessario correggere o accentuare.Imparare qualcosa non sempre rende uno sbaglio utile...Iper.Roby...
Oltre a quello che ho detto sopra, in merito anche a questa ultima osservazione, nulla è mai giàsto o sbagliato, utile o non utile, se non nella prospettiva di un obbiettivo.
Se non c'è una direzione, se non c'è un risultato al quale si aspira, nulla è giàsto o utile.Saluti.
...
anche se fare esperienza del passato è stato un "errore che ho già commesso" e chemi ha reso troppo sicuro su come comportarmi...mentre il bottone che premo una volta funziona in una maniera e la volta dopo in un'altra...
Tutto questo succede perchè sei intervenuto, non ti sei limitato a "guardarti".
Azzardo un'ipotesi...
Nel tuo processo di "fare esperienza del passato" avrai probabilmente raccolto dei dati su alcuni tuoi comportamenti e, registrando le conseguenze delle tue azioni, avrai anche associato un giàdizio.
Questo non è sbagliato in sè, però può produrre dei risultati non voluti, infatti, nel "giàdicare" ogni singola azione-conseguenza in modo indipendente dall'insieme, rischiamo di accentuare o affievolire solamente un particolare aspetto di noi stessi, senza però sapere quale modifica otterremo sul resto della nostra persona.
Cerco di spiegarmi con un esempio abbastanza banale (che, tra l'altro, rivela gran parte della mia poca sanità mentale..).:
Sono in caserma e, non sapendo come diavolo passare il tempo, decido di disegnare, non sono una cima con la matita ma ho voglia di provare e scelgo come soggetto Lara Croft.
Il primo passo è stato mettere giù i varii contorni per cercare di rispettare le proporzioni, scendendo mano a mano nei dettagli.
Eccoci al punto, arrivato ad un dettaglio che ha attirato in modo particolare la mia attenzione, ho dimenticato di considerare il disegno nella sua interezza ed ho iniziato a lavorare solo sul dettaglio.
Ed è così che ho dettagliato sempre di più, con un tratto sempre più preciso ho aggiànto piccoli particolari, ho curato la precisione e la mia mente non era più in grado di valutare il rapporto che questa parte aveva con l'intero disegno.
Quando ero finalmente soddisfatto del lavoro fatto su questa parte, sono riuscito a distaccarmi e guardare l'intero foglio.
Bene, la Beretta M92 FS Cal.9 Parabellum che la mia Lara Croft aveva in mano era perfetta, c'era il cane, la tacca di mira, la luce del carrello, le zigrinature, il numero di serie, la leva della sicura, etc. etc.
Peccato che avevo letteralmente rovinato il disegno.
La semplicità delle linee con cui avevo definito il volto, le ombre ed il resto, sembrava quasi sfocarsi di fronte alla maniacale precisione della pistola. (immagino che qualche malizioso avesse già pensato a qualche altro dettaglio... eh la meccanicità..).
Bene, a parte la lungaggine del testo, la stessa cosa succede col nostro modo di fare, se ci concentriamo e lavoriamo solo su un particolare comportamento o azione, corriamo il rischio che questo rovini l'intera immagine.
Ecco perchè sarebbe necessario osservarsi senza giàdicare se un'azione è stata un bene o un male, senza intervenire.
Una volta conosciuta la nostra natura (il solito: conosci te stesso) ecco che ci diviene molto più chiaro dove è necessario correggere o accentuare.
Imparare qualcosa non sempre rende uno sbaglio utile...Iper.Roby...
Oltre a quello che ho detto sopra, in merito anche a questa ultima osservazione, nulla è mai giàsto o sbagliato, utile o non utile, se non nella prospettiva di un obbiettivo.
Se non c'è una direzione, se non c'è un risultato al quale si aspira, nulla è giàsto o utile.
Saluti.
Cita da BiaFra su 21 Aprile 2005, 18:26Nel momento in cui io osservo solamente qualcosa cambia e fa cambiare ciò che sto vedendo...e fa cambiare il mio comportamento nel momento in cui io guardo solamente...la mia prospettiva...ogni volta che ripenso ad una cosa ogni volta la guardo da una prospettiva diversa...
Obiettivi io non ne ho...tranne qualcosa su cui non posso minimamente fondare la mia vita...quidni per me ciò che è dannoso a me stesso rimane dannoso e ciò che giova giova solo per un momento...
Nel momento in cui io osservo solamente qualcosa cambia e fa cambiare ciò che sto vedendo...e fa cambiare il mio comportamento nel momento in cui io guardo solamente...la mia prospettiva...ogni volta che ripenso ad una cosa ogni volta la guardo da una prospettiva diversa...
Obiettivi io non ne ho...tranne qualcosa su cui non posso minimamente fondare la mia vita...quidni per me ciò che è dannoso a me stesso rimane dannoso e ciò che giova giova solo per un momento...
Cita da Adrena su 22 Aprile 2005, 10:07...ogni volta che ripenso ad una cosa ogni volta la guardo da una prospettiva diversa...
Cambiare prospettiva
Sono in una stanza buia, di fronte a me, lontano, vedo un punto che brilla.
Mi avvicino, (cambio di prospettiva) e, mentre avanzo, il punto si allarga e assume le sembianze di una linea che brilla.
Avanzo ancora, (altro cambio di prospettiva) ora la linea inzia ad aprirsi manifestandosi come un'ellisse.
Ancora più vicino, sono quasi sopra all'oggetto, (altro cambio di prospettiva) ora quello che vedo è un cerchio quasi perfetto.
Gli giro intorno, (altro cambio di prospettiva) fino a che l'oggetto scompare. Mi accorgo così che, col mio corole-playero, ho tagliato un raggio di luce che proveniva da una delle pareti e che colpiva l'oggetto.
Accendo una luce nella stanza, (altro cambio di prospettiva) e quello che mi si manifesta ora è un bicchiere appoggiato su un tavolo.Cosa voglio dire con questa storiella'
Che il fatto di cambiare prospettiva è fondamentale per comprendere quello che ci succede o che ci circonda.
E' proprio col modificare il punto di vista che sono state fatte le più grandi scoperte, in ogni settore della vita umana.L'uomo "decadente", quello del gregge, non cambia mai punto di vista, vede sempre le cose alla stessa maniera, anzi, l'idea che qualcosa possa essere diversa lo spaventa, sveglia in lui una paura tale da trasformarlo in "agente".
Nel momento in cui io osservo solamente qualcosa cambia e fa cambiare ciò che sto vedendo...e fa cambiare il mio comportamento nel momento in cui io guardo solamente...
D'accordo, provo a semplificare il concetto di osservazione.
Hai davanti a te due piatti, uno contiene la tua pietanza preferita e l'altro, invece, un alimento che non ti piace.
Supponiamo che tu debba mangiare entrambi i cibi.
Quando mangerai la tua pietanza preferita non presterai particolare attenzione, tant'è che ti ritroverai ad aver finito l'intero piatto quasi senza accorgertene.
E' il turno del cibo che non ti piace, immediatamente la tua attenzione si allerterà, infatti curerai il modo di masticare, cercherai di spostare il boccone in un punto in cui le papille gustative sono meno sensibili al suo gusto, riuscirai perfino a sentire la difficoltà ad ingerire.
In quale delle due occasioni ti sarai osservato'Certo, è possibile che tu riesca a prestare la stessa attenzione anche al tuo cibo preferito, ma come hai giàstamente evidenziato, stai cambiando il tuo modo di comportarti proprio a causa dell'osservazione.
Cosa voglio dire'
Che è molto più facile osservarsi quando siamo "fuori dal nostro schema", piuttosto che nelle nostre azioni abituali.
Qualcosa di più pratico'
Prendi una tua abitudine qualsiasi e, per un certo tempo, cambiala e osservati.
Che ne sò, la mattina, quando ti alzi, ti vesti prima di fare colazione' Fallo dopo e osservati. (O viceversa chiaramente).
Se hai un motorino, quando ci sali lo farai quasi sempre dallo stesso lato, sali dall'altra parte e osservati.
Se hai la macchina, aprirai la portiera sempre con la stessa mano, cambia mano e osservati.
Quello che è importante è il tempo, questo giochetto lo devi fare solo per un tempo limitato, tre o quattro settimane ad esempio.
Sono sicuro che il fenomeno che si verificherà più spesso è che ti dimenticherai di farlo.Obiettivi io non ne ho...tranne qualcosa su cui non posso minimamente fondare la mia vita...quidni per me ciò che è dannoso a me stesso rimane dannoso e ciò che giova giova solo per un momento...
Questa è una splendida osservazione di sè.
Se ne hai voglia, prova ad approfondirla; a me hai dato l'impressione di aver già trovato, in queste poche righe, la causa della sofferenza che ti infligge la tua stessa coscienza.Saluti.
...ogni volta che ripenso ad una cosa ogni volta la guardo da una prospettiva diversa...
Cambiare prospettiva
Sono in una stanza buia, di fronte a me, lontano, vedo un punto che brilla.
Mi avvicino, (cambio di prospettiva) e, mentre avanzo, il punto si allarga e assume le sembianze di una linea che brilla.
Avanzo ancora, (altro cambio di prospettiva) ora la linea inzia ad aprirsi manifestandosi come un'ellisse.
Ancora più vicino, sono quasi sopra all'oggetto, (altro cambio di prospettiva) ora quello che vedo è un cerchio quasi perfetto.
Gli giro intorno, (altro cambio di prospettiva) fino a che l'oggetto scompare. Mi accorgo così che, col mio corole-playero, ho tagliato un raggio di luce che proveniva da una delle pareti e che colpiva l'oggetto.
Accendo una luce nella stanza, (altro cambio di prospettiva) e quello che mi si manifesta ora è un bicchiere appoggiato su un tavolo.
Cosa voglio dire con questa storiella'
Che il fatto di cambiare prospettiva è fondamentale per comprendere quello che ci succede o che ci circonda.
E' proprio col modificare il punto di vista che sono state fatte le più grandi scoperte, in ogni settore della vita umana.
L'uomo "decadente", quello del gregge, non cambia mai punto di vista, vede sempre le cose alla stessa maniera, anzi, l'idea che qualcosa possa essere diversa lo spaventa, sveglia in lui una paura tale da trasformarlo in "agente".
Nel momento in cui io osservo solamente qualcosa cambia e fa cambiare ciò che sto vedendo...e fa cambiare il mio comportamento nel momento in cui io guardo solamente...
D'accordo, provo a semplificare il concetto di osservazione.
Hai davanti a te due piatti, uno contiene la tua pietanza preferita e l'altro, invece, un alimento che non ti piace.
Supponiamo che tu debba mangiare entrambi i cibi.
Quando mangerai la tua pietanza preferita non presterai particolare attenzione, tant'è che ti ritroverai ad aver finito l'intero piatto quasi senza accorgertene.
E' il turno del cibo che non ti piace, immediatamente la tua attenzione si allerterà, infatti curerai il modo di masticare, cercherai di spostare il boccone in un punto in cui le papille gustative sono meno sensibili al suo gusto, riuscirai perfino a sentire la difficoltà ad ingerire.
In quale delle due occasioni ti sarai osservato'
Certo, è possibile che tu riesca a prestare la stessa attenzione anche al tuo cibo preferito, ma come hai giàstamente evidenziato, stai cambiando il tuo modo di comportarti proprio a causa dell'osservazione.
Cosa voglio dire'
Che è molto più facile osservarsi quando siamo "fuori dal nostro schema", piuttosto che nelle nostre azioni abituali.
Qualcosa di più pratico'
Prendi una tua abitudine qualsiasi e, per un certo tempo, cambiala e osservati.
Che ne sò, la mattina, quando ti alzi, ti vesti prima di fare colazione' Fallo dopo e osservati. (O viceversa chiaramente).
Se hai un motorino, quando ci sali lo farai quasi sempre dallo stesso lato, sali dall'altra parte e osservati.
Se hai la macchina, aprirai la portiera sempre con la stessa mano, cambia mano e osservati.
Quello che è importante è il tempo, questo giochetto lo devi fare solo per un tempo limitato, tre o quattro settimane ad esempio.
Sono sicuro che il fenomeno che si verificherà più spesso è che ti dimenticherai di farlo.
Obiettivi io non ne ho...tranne qualcosa su cui non posso minimamente fondare la mia vita...quidni per me ciò che è dannoso a me stesso rimane dannoso e ciò che giova giova solo per un momento...
Questa è una splendida osservazione di sè.
Se ne hai voglia, prova ad approfondirla; a me hai dato l'impressione di aver già trovato, in queste poche righe, la causa della sofferenza che ti infligge la tua stessa coscienza.
Saluti.
Cita da BiaFra su 22 Aprile 2005, 11:36Nei tuoi cambi di prospettiva, esempio calzante e giàstissimo, non sono sempre la stessa persona...
Una volta sono un ragazzo che è felice...
Un'altra volta uno che è arrabbiato...
E così via...
Capita quindi che ciò che vedo mi sembra differente....
Quello che in realtà è un fascio di luce, e io non so che è un fascio di luce, ogni volta è qualcosa di differente...agli occhi di una persona che ogni volta è differente...(hai presente il vitalismo di Pirandello')...
Nei tuoi cambi di prospettiva, esempio calzante e giàstissimo, non sono sempre la stessa persona...
Una volta sono un ragazzo che è felice...
Un'altra volta uno che è arrabbiato...
E così via...
Capita quindi che ciò che vedo mi sembra differente....
Quello che in realtà è un fascio di luce, e io non so che è un fascio di luce, ogni volta è qualcosa di differente...agli occhi di una persona che ogni volta è differente...(hai presente il vitalismo di Pirandello')...
Cita da Adrena su 22 Aprile 2005, 12:19Non conosco nulla di Pirandello... anzi, se tu fossi così gentile da illuminarmi sul suo pensiero te ne sarei grato.
Magari, dopo aver capito qualcosa sui concetti del "vitalismo", sarò in grado di rispondere meglio al tuo messaggio.
Saluti.
Non conosco nulla di Pirandello... anzi, se tu fossi così gentile da illuminarmi sul suo pensiero te ne sarei grato.
Magari, dopo aver capito qualcosa sui concetti del "vitalismo", sarò in grado di rispondere meglio al tuo messaggio.
Saluti.
Cita da neo_lyt su 22 Aprile 2005, 12:46leggendo qualche post qua e la mi è parso di capire che qui si parli di bene e male no'''
beh secondo me bene e male non esistono, cioè, coesistono in maniera assolutamente intrecciata, per spiegarmi porto un esempio:
Passa un barbone e mi chiede 1000', io li ho e glie li do.
(wow azione buona no''' GRANDIOSO!!)
Il barbone gira l'angolo, arriva un barbone con un coltello, lo uccide e gli ruba i 1000'.
(o cavolo quel barbone per colpa MIA è morto. Azione cattiva).
almeno io la penso cosi....
leggendo qualche post qua e la mi è parso di capire che qui si parli di bene e male no'''
beh secondo me bene e male non esistono, cioè, coesistono in maniera assolutamente intrecciata, per spiegarmi porto un esempio:
Passa un barbone e mi chiede 1000', io li ho e glie li do.
(wow azione buona no''' GRANDIOSO!!)
Il barbone gira l'angolo, arriva un barbone con un coltello, lo uccide e gli ruba i 1000'.
(o cavolo quel barbone per colpa MIA è morto. Azione cattiva).
almeno io la penso cosi....
Cita da Adrena su 22 Aprile 2005, 13:22Ciao Neo_lyt, benvenuto.
In verità, il post dedicato all'argomento Bene e Male è quest'altro (clicca sulle parole in blu).
Qui si parla della condizione "decandente" dell'essere umano generico (quello collegato a Matrix ;)..). e dei meccanismi automatici che determinano questa condizione.
Prenditi pure il tempo di leggere attentamente i contenuti e poi esprimi liberamente la tua opinione in merito.
Il confronto e la condivisione delle esperienze altrui è sempre una buona occasione per migliorare.Saluti.
Ciao Neo_lyt, benvenuto.
In verità, il post dedicato all'argomento Bene e Male è quest'altro (clicca sulle parole in blu).
Qui si parla della condizione "decandente" dell'essere umano generico (quello collegato a Matrix ;)..). e dei meccanismi automatici che determinano questa condizione.
Prenditi pure il tempo di leggere attentamente i contenuti e poi esprimi liberamente la tua opinione in merito.
Il confronto e la condivisione delle esperienze altrui è sempre una buona occasione per migliorare.
Saluti.