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Matrix e il viaggio dell'eroe - Prima parte
Cita da quint su 9 Febbraio 2007, 13:26Assolutamente vero, le caramelle del mentore-Oracolo sono dei doni, ottima osservazione.
La parte dell'Architetto è molto interessante da analizzare, ma penso che sia parte del secondo atto, che vedremo, e in particolare la fase si chiama "sfida centrale".
Assolutamente vero, le caramelle del mentore-Oracolo sono dei doni, ottima osservazione.
La parte dell'Architetto è molto interessante da analizzare, ma penso che sia parte del secondo atto, che vedremo, e in particolare la fase si chiama "sfida centrale".
Cita da Konte su 9 Febbraio 2007, 13:57La parte dell'Architetto è molto interessante da analizzare, ma penso che sia parte del secondo atto, che vedremo, e in particolare la fase si chiama "sfida centrale".
Lo penso anche io.
Quindi magari attendiamo la seconda parte per sviluppare le altre fasi.Nel frattempo si attendono considerazioni e analisi anche da parte di altri su questa prima parte del viaggio dell'eroe-eletto-Neo
La parte dell'Architetto è molto interessante da analizzare, ma penso che sia parte del secondo atto, che vedremo, e in particolare la fase si chiama "sfida centrale".
Lo penso anche io.
Quindi magari attendiamo la seconda parte per sviluppare le altre fasi.
Nel frattempo si attendono considerazioni e analisi anche da parte di altri su questa prima parte del viaggio dell'eroe-eletto-Neo
Cita da Adam_Burton su 9 Febbraio 2007, 14:01Volevo aggiàngere che mentre in Matrix "l'eroe" che compie il viaggio è solo Neo, in quanto soggetto principale della cerca del momento (il ritrovamento dell'eletto), nei sequel, gli "eroi" che compiono che affrontano il viaggio sono più di uno.
Ora che l'eletto è stato trovato, anche per Morole-playerhueus, Trinity, lo scopo straordinario che li attendeva è finito ed ora sia fuori che dentro a The Matrix vivono in um mondo ordinario, in semplice attesa che la profezia si avveri.
Lo stesso link che ha preso il posto di Tank e Dozer, lascia il suo mondo ordinario, dopo aver incontrato il suo mentore morole-playerheus, che lo invita a credere in lui e a fidarsi.
Neo Morole-playerheus e Trinity, come una moderna trinità, hanno il richiamo all'avventura nel messaggio dell'Oracolo che li invita a cercare il merovingio, mentre le sentinelle si fanno largo verso zion.
L'Oracolo quindi e si il loro mentore che gli indica il nuovo percorso da compiere per procedere verso il proprio destino, ma come sappiamo le cose poi si complicano, e dal distintamente netto "bianco/nero" e dalla dualita del primo The Matrix (i buoni e i cattivi, gli uomini e le macchine), attraversata la soglia del ristorante del merovingio, si trovano proiettati in una realta ben piu complessa , dove le sfumature di grigio dominano rispetto alla netta distinzione del dualismo precedente.
Il merovingio sotto un certo punto di vista si può considerare in egual misura un mentore, è infatti lui a rivelare la vera natura che permea la matrice, inoltre il merovingio stesso è il primo mentore non di parte che incontrano, a cui non interessa la salvezza di zion in maniera superiore che quella di 01, ma piuttosto la continuità della matrice stessa in quanto rifugio per gli esuli e dominio di potere per lui stesso.
Il mero quindi rappresenta un mentore arcigno, che non dona la sua conoscenza, ma piuttosto è pronto a darla solo in cambio di qualcosa.
Quando i nostri eroi stanno per uscire dal ristorante con la loro nuova percezione della realtà di matrix, si domandano se hanno sbagliato qualcosa, iniziano a dubitare, e come per incanto arriva persephone, ad aiutarli, come a testimoniare la complessità intrinseca di un mondo in cui non tutto è bianco e nero.
In effetti anche lei chiede qualcosa in cambio per poter far proseguire nel loro percorso gli eroi.
Il varco della soglia degli eroi avviene ora però in maniera piu distinta rispetto al percorso finora comune dei nostri tre.
La soglia del nuovo mondo, della nuova conoscenza per Neo sta proprio nell'oltrepassare la porta della sorgente oltre la quale verra a conoscenza di segreti che fino ad allora aveva solo potuto intuire dai dialoghi col merovingio, (o nessuno me lo ha mai detto, o nessuno lo sa), ma in questa nuova dimensione torniamo alla dualita tipica delle macchine, 1 o 0 , e l'Architetto si dimostra un mentore che offre la conoscenza a Neo in maniera gratuita, ma allo stesso tempo si pone come un mentore che parla da una posizione privileggiata, rivela a Neo una verità , inevitabile , una nuova scelta imposta.
Trinity varca la sua soglia invece per salvare Neo dalla rovina, rientrando in The Matrix nonostante Neo stesso gli avesse fatto promettere di non farlo, il suo nuovo mondo non è una nuova realtà o rivelazione in senso stretto del termine come per neo, ma bensi la cosapevolezza di agire nei confronti di Neo per amore, e non per una scelta impostagli da qualcun'altro (l'Oracolo mi ha detto che mi sarei innamorata dell'eletto), per cui è pronta ad affrontare qualsiasi cosa per Neo.
Morole-playerheus invece varca la sua soglia quando esce dalla nab, la sua nuova realtà è quella rivelatagli da Neo, ossia che l'eletto è solo un'altro systema di controllo, e che la profezia è fasulla, per cui tutte le sue certezze si dissolvono e il dubbio lo pervade , (ho fatto un sogno, ma ora quel sogno si allontana da me), proprio da questo punto egli incomincera il suo cammino in una realtà straordinaria, una realta in cui solo la fede e la speranza possono vincere perchè le conoscienze su cui si basava la sua vita ordinaria precedente si sono dimostrate fasulle.
Volevo aggiàngere che mentre in Matrix "l'eroe" che compie il viaggio è solo Neo, in quanto soggetto principale della cerca del momento (il ritrovamento dell'eletto), nei sequel, gli "eroi" che compiono che affrontano il viaggio sono più di uno.
Ora che l'eletto è stato trovato, anche per Morole-playerhueus, Trinity, lo scopo straordinario che li attendeva è finito ed ora sia fuori che dentro a The Matrix vivono in um mondo ordinario, in semplice attesa che la profezia si avveri.
Lo stesso link che ha preso il posto di Tank e Dozer, lascia il suo mondo ordinario, dopo aver incontrato il suo mentore morole-playerheus, che lo invita a credere in lui e a fidarsi.
Neo Morole-playerheus e Trinity, come una moderna trinità, hanno il richiamo all'avventura nel messaggio dell'Oracolo che li invita a cercare il merovingio, mentre le sentinelle si fanno largo verso zion.
L'Oracolo quindi e si il loro mentore che gli indica il nuovo percorso da compiere per procedere verso il proprio destino, ma come sappiamo le cose poi si complicano, e dal distintamente netto "bianco/nero" e dalla dualita del primo The Matrix (i buoni e i cattivi, gli uomini e le macchine), attraversata la soglia del ristorante del merovingio, si trovano proiettati in una realta ben piu complessa , dove le sfumature di grigio dominano rispetto alla netta distinzione del dualismo precedente.
Il merovingio sotto un certo punto di vista si può considerare in egual misura un mentore, è infatti lui a rivelare la vera natura che permea la matrice, inoltre il merovingio stesso è il primo mentore non di parte che incontrano, a cui non interessa la salvezza di zion in maniera superiore che quella di 01, ma piuttosto la continuità della matrice stessa in quanto rifugio per gli esuli e dominio di potere per lui stesso.
Il mero quindi rappresenta un mentore arcigno, che non dona la sua conoscenza, ma piuttosto è pronto a darla solo in cambio di qualcosa.
Quando i nostri eroi stanno per uscire dal ristorante con la loro nuova percezione della realtà di matrix, si domandano se hanno sbagliato qualcosa, iniziano a dubitare, e come per incanto arriva persephone, ad aiutarli, come a testimoniare la complessità intrinseca di un mondo in cui non tutto è bianco e nero.
In effetti anche lei chiede qualcosa in cambio per poter far proseguire nel loro percorso gli eroi.
Il varco della soglia degli eroi avviene ora però in maniera piu distinta rispetto al percorso finora comune dei nostri tre.
La soglia del nuovo mondo, della nuova conoscenza per Neo sta proprio nell'oltrepassare la porta della sorgente oltre la quale verra a conoscenza di segreti che fino ad allora aveva solo potuto intuire dai dialoghi col merovingio, (o nessuno me lo ha mai detto, o nessuno lo sa), ma in questa nuova dimensione torniamo alla dualita tipica delle macchine, 1 o 0 , e l'Architetto si dimostra un mentore che offre la conoscenza a Neo in maniera gratuita, ma allo stesso tempo si pone come un mentore che parla da una posizione privileggiata, rivela a Neo una verità , inevitabile , una nuova scelta imposta.
Trinity varca la sua soglia invece per salvare Neo dalla rovina, rientrando in The Matrix nonostante Neo stesso gli avesse fatto promettere di non farlo, il suo nuovo mondo non è una nuova realtà o rivelazione in senso stretto del termine come per neo, ma bensi la cosapevolezza di agire nei confronti di Neo per amore, e non per una scelta impostagli da qualcun'altro (l'Oracolo mi ha detto che mi sarei innamorata dell'eletto), per cui è pronta ad affrontare qualsiasi cosa per Neo.
Morole-playerheus invece varca la sua soglia quando esce dalla nab, la sua nuova realtà è quella rivelatagli da Neo, ossia che l'eletto è solo un'altro systema di controllo, e che la profezia è fasulla, per cui tutte le sue certezze si dissolvono e il dubbio lo pervade , (ho fatto un sogno, ma ora quel sogno si allontana da me), proprio da questo punto egli incomincera il suo cammino in una realtà straordinaria, una realta in cui solo la fede e la speranza possono vincere perchè le conoscienze su cui si basava la sua vita ordinaria precedente si sono dimostrate fasulle.
Cita da quint su 9 Febbraio 2007, 19:21Prendo spunto dalle osservazioni di Adam per parlare in modo più approfondito dei personaggi che costellano il viaggio dell'eroe. Abbiamo visto che il personaggio primordiale è l'eroe. Come adam dice, possiamo cambiare prospettiva e trovare diversi eroi. Se vogliamo spingerci oltre, ogni trama può essere rivista dal punto di vista di un personaggio qualsiasi, e questi diventa l'eroe del suo viaggio. Pensate all'agente Smith.. non è forse un viaggio anche per lui' Anche lui incontra il mondo straordinario che Neo gli ha portato, lo sfida, muore e rinasce diverso da prima, esattamente come succede a Neo stesso. Smith, dal suo punto di vista, è un eroe.
Oltre all'eroe, il mentore, il messaggero, ci sono altri personaggi archetipici che invito ognuno di voi a riconoscere nella trilogia di matrix.
Vediamoli:il mutaforme
come suggerisce la parola, è un personaggio che cambia forma, sia in senso estetico che di carattere. Un personaggio che sembra amico dell'eroe e dopo diventa nemico, è un mutaforme. Il mutaforme per antonomasia direi che è Giuda. Un mutaforme in senso estetico lo troviamo in Terminator 2, in X men, e in molti altri.l'imbroglione
è il personaggio più furbetto, quello che imbroglia, che trama, che dà anche spunti spiritosi e ironici. E' Sawyer in Lost, Gollum nel Signore degli Anelli.Il guardiano della soglia
Questa è la mia figura preferita. Ogni soglia all'interno del viaggio ha un guardiano che mette alla prova l'eroe per vedere se è degno di andare avanti nell'aventura. Cerbero è il guardiano della soglia degli inferi; in Ghostbusters ci sono i cani-mostro come guardiani, in lost c'è il mostro di fumo. I guardiani sono sempre molteplici.
In The Matrix abbiamo uno dei più affascinanti guardiani della soglia della cinematografia.. inutile nominarlo no'L'ombra
E' la parte oscura dell'eroe, la sua negazione, la sua antitesi. E' darth vader per Luke, è Sauron per Frodo e compagnia, è il nemico insomma.
Prendo spunto dalle osservazioni di Adam per parlare in modo più approfondito dei personaggi che costellano il viaggio dell'eroe. Abbiamo visto che il personaggio primordiale è l'eroe. Come adam dice, possiamo cambiare prospettiva e trovare diversi eroi. Se vogliamo spingerci oltre, ogni trama può essere rivista dal punto di vista di un personaggio qualsiasi, e questi diventa l'eroe del suo viaggio. Pensate all'agente Smith.. non è forse un viaggio anche per lui' Anche lui incontra il mondo straordinario che Neo gli ha portato, lo sfida, muore e rinasce diverso da prima, esattamente come succede a Neo stesso. Smith, dal suo punto di vista, è un eroe.
Oltre all'eroe, il mentore, il messaggero, ci sono altri personaggi archetipici che invito ognuno di voi a riconoscere nella trilogia di matrix.
Vediamoli:
il mutaforme
come suggerisce la parola, è un personaggio che cambia forma, sia in senso estetico che di carattere. Un personaggio che sembra amico dell'eroe e dopo diventa nemico, è un mutaforme. Il mutaforme per antonomasia direi che è Giuda. Un mutaforme in senso estetico lo troviamo in Terminator 2, in X men, e in molti altri.
l'imbroglione
è il personaggio più furbetto, quello che imbroglia, che trama, che dà anche spunti spiritosi e ironici. E' Sawyer in Lost, Gollum nel Signore degli Anelli.
Il guardiano della soglia
Questa è la mia figura preferita. Ogni soglia all'interno del viaggio ha un guardiano che mette alla prova l'eroe per vedere se è degno di andare avanti nell'aventura. Cerbero è il guardiano della soglia degli inferi; in Ghostbusters ci sono i cani-mostro come guardiani, in lost c'è il mostro di fumo. I guardiani sono sempre molteplici.
In The Matrix abbiamo uno dei più affascinanti guardiani della soglia della cinematografia.. inutile nominarlo no'
L'ombra
E' la parte oscura dell'eroe, la sua negazione, la sua antitesi. E' darth vader per Luke, è Sauron per Frodo e compagnia, è il nemico insomma.
Cita da ericrap su 20 Febbraio 2007, 15:52Noio' volevam savuar' l'indirizz' (Totò, Peppino e la malafemmina)
Così dice la Bibbia: il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corole-playero spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste' (I Cor 15, 45-49)
'''''''..
Sull'eroe come viaggiatore considererei una scena in particolare (ma magari è tutta, o in parte, una mia esagerazione interole-playerretativa' vedete un po' voi che cosa prendere o lasciare di questo minestrone):
HOMO VIATOR: all'inizio di Reloaded, non appena entrato in matrix, Neo si ritrova 'On the road', inquadrato di spalle mentre attraversa una via piena zeppa di gente: la sequenza parte dall'inquadratura di una bancarella che vende 'gadget' religiosi e termina ' dopo che Neo 'The a-viator' (a = articolo indet. = 'uno dei tanti'' [non Di Caprio!]) ha compiuto il suo tragitto ' con l'ingresso nella sala in cui avverrà l'incontro con Seraph.
Ebbene, la rappresentazione metaforica potrebbe qui essere, per l'appunto, quella dell''UOMO VIAGGIATORE', immagine che si presta a diverse attribuzioni di significato, sia negative (direi: soprattutto negative, almeno pensando a Reloaded come ad un film strutturato come 'antitesi' rispetto alla 'tesi' del primo Matrix) che positive:- innanzitutto direi la figura del viandante come metafora della condizione di estraneamento spirituale dell'uomo contemporaneo: il Neo che si muove in una matrice 'upgraded' che cela la tragedia del 'desert of the real' ben sintetizza questa era di progressiva 'desertificazione' spirituale in cui è pervenuta al dominio quella tecnocrazia che eleva ad unico scopo esistenziale il proprio autopotenziamento (il benessere sociale degli ignari prigionieri della matrice' E' un mezzo ' e non il fine! ' per il perfezionamento tecnico del systema-matrix).
- In questo quadro, si può considerare anche il viandante Neo che osserva ormai da esule l'estraniata realtà circostante come esempio del teorizzato 'nichilismo attivo' di Nietzsche: dinanzi al 'deserto che cresce' (nichilismo), ad una tecnica che ha tolto all'uomo la signoria sulla natura, l'uomo viandante assume su di sé la consapevolezza della fine dei valori tradizionali (gli idola mercificati sulla bancarella che il superuomo Neo si lascia alle spalle), ma ha anche il coraggio 'peregrino' (PEREGRINUS APOSTOLICUS, si potrebbe aggiàngere [con un motto di Malachia], almeno a giàdicare dall'abitòtalarè del nostro eroe) di camminare osservando, e passare oltre ('non ti curar di lor...' direbbe l''insomma poetà di Benigni), in vista dell'alba del nuovo inizio (l'eterno ritorno del reloading di matrix).
- Pensando poi al dettaglio di quel frastuono sonoro, proprio da mercatino rionale, che accompagna la 'passeggiata' di Neo lungo quella via, si potrebbe sempre considerare la cosa nei termini del suddetto estraneamento nichilistico: lo scrivo pensando al Leopold Bloom a spasso per Dublino, cioè quel personaggio di Joice che sente risuonare nel suo inconscio il baccano di voci e rumori della città.
Insomma, il Neo-Bloom della situazione si ritrova 'immerso' ' 'big fish' tornato momentaneamente al suo 'acquario amatriciano', quello (volutamente') presente, sempre in quella scena, sul lato destro della via - in un mondo-'mare magnum' che ha perso la sua direzionalità, il suo Dio: il gran frastuono nichilista domina la scena, distrae dal fine ultimo (dal richiamo dell'unica Sorgente divina), si riverbera negativamente nel campo percettivo (conscio ed inconscio) di ognuno (c'è pure un passante alle prese con problemi di campo particolari' del suo cellulare).Oltre al problematico estraneamento nichilistico, quella del viandante è comunque una figura che si presta anche ad un'interole-playerretazione in positivo, in riferimento cioè all'esplorazione conoscitiva, spirituale, dell'uomo, il girovagare del quale è quindi possibile segno di una ricerca interiore, che mira ad un incontro con l'a/Altro, incontro che permetterà di raggiàngere in vero la propria 'individuazione' (intesa in senso junghiano: processo di formazione e sviluppo del Sé, teso a raggiàngere una sana mediazione tra la sfera inconscia e conscia; il viaggio, dunque, come ricerca di unità e sintesi psichica).
A riguardo ho pensato si potrebbe porre la questione - in termini cinefili ' con riferimento alla simbologia voodoo che dà il titolo al film di Wes Craven 'Il serole-playerente e l'arcobaleno'.
All'inizio del suo nuovo viaggio, in Reloaded, il primo 'altro' che Neo incontra è Seraph, la sua 'controparte arm-ata' (ing. arm = braccio' cf. motto A LATERE, col Neo-Cristo, of course, che è il 'braccio destro', quello di 2 Re, 7, 17, l'Uno predestinato a morire per [la 'Neo-testamentaria' salvezza del] la folla di 'pesciolini blu [pill]' del mercatino!) che lo sta aspettando ' fuori da cotanti rumori di fondo - in religioso silenzio ('religio et silentium', ma direi anche il filosofico 'COGITO ERGO SUM', con l'angelico Seraph che è dunque ben arm-ato' di buona, libera, volontà: una 'chiara e distinta' ' come è teorizzata nel cosiddetto 'angelismo' cartesiano - attività pensante [res cogitans] in 'stand by'!): il serole-playerente mitologico Seraph, dunque, come il terreno progenitore, come l'intra-'corole-playeroreo' punto di partenza nella riflessiva scoperta del Sé da parte di un uomo, il Neo che viaggia 'cogitando' (anche di notte, con la luna piena') su dove sia l'Oracolo, che si scopre essere innanzitutto 'figlio della terra', e come tale alle prese con un quotidiano combattimento con se stesso e le proprie 'cartesiane' passioni (cf. la 'yellow power' del nostro esule 'angelo senza ali': il calmo ['serafico', al massimo del self-control'] Seraph in posizione meditabonda, cioè, come libera volontà dell'uomo saggio che si dirige a controllare gli 'spiriti vitali' che fomentano le passioni, quegli spiriti che di per sé sono un bene ma diventano fonte di male solo quando il loro uso diventa sfrenato [vd. il focoso Bane-Smith], 'out of control' [come direbbe il Merv, che maliziosamente si diverte invece a farle esplodere, le passioni' altro che Seraph, che nella sala da the si controllava 'latinamente' anche nel bere, almeno fino a quando non arrivasse l'eletto da lui atteso: NUNC EST BIBENDUM!]). E' questa dunque, per Neo, la primàprova del fuocò: provare al 'firewall' Seraph - il guardiano di soglia che saggiamente è in primis a guardia di se stesso e dei proprìfuochì vitali - che lui è ormai un viaggiatorènel' mondo ma non più 'del' mondo (per dirla paolinamente), e dunque... 'è mondò da quel ceppòviralè ('me, me, me...') che - se presente - di lì a poco lo farebbe cadere nel confronto con la purezza incontaminata (unpolluted) dell'angelo, impedendo così l'incontro con l'Oracolo.
Alla fine del viaggio, viceversa, troveremo nell'epilogo di Revolutions l'happy end di un cielo arcobalenato con mille colori da Sati: Neo, morendo, ha completato il suo viaggio d'individuazione, ed ora, nell'Altro che è Dio, si scopre finalmente divenuto Figlio dell'Uomo. Il Crocifisso (da Smith), quindi, che diviene il Neo-Adamo spirituale, finalmente fuoriuscito dalla matrice dopo aver bevuto il suòamaro calicè: alla fine del viaggio il 'serole-playerente' Neo' ha definitivamente 'cambiato pelle' - al di là del bene e del male ' rinascendo eternamente in Dio.
Dal serole-playerente all'arcobaleno, dal corole-playero allo spirito, dunque, e tutto ciò viaggiando 'ferroviariamente' (la scena nel Mobil Ave, stazione dalla quale il nostro eletto ' ancora 'uomo di poca fede' - cercherà inutilmente di evadere con le sue forze razionali' non ti preoccupare Neo, e magari [direi, in 'sintesi' finale: volando più basso del 'seraphico' Cartesio, per il quale la verità si fonda e dipende dalla ragione stessa, annichilendo così la metafisica a gnoseologia'] riconsolati filosofando con Agostino: SI FALLOR SUM') per il mentale (la sfera intermedia), come dimostrato allorquando Neo rimane in coma pre morte, prigioniero semi 'zombieficato' ' come il protagonista del film di Craven, sepolto vivo in una bara prima della sua 'resurrezione corole-playeroreo-onirico-spirituale' finale ' riproponendo così in questo modo l'antico mito archetipico dell'eroe inghiottito (come l''eucaristica' oliva trangugiata dal Merv, che sul piano verbale dice una cosa, ma su quello non verbale'): Neo, passando di combattimento in combattimento, conquisterà infine l'alloro del vincitore, quello' dell'eletto ('The 1-viator') che finalmente, tornato alla Fons vitae (la Sorgente) che è anche meta ultima di ogni viaggio, potrà dire: 'IO SONO' (l'HOMO-VIA da percorrere, oltre la ragione filosofica: il Neo Cristoche ci ha aperto la strada della fede e ci condurrà sino alla finè [Eb 12, 2]).
P.S. (OT): Riguardo Seraph e Cartesio, stavo ragionando anche su questo: Neo, in quanto eletto, è colui che riesce a notare la 'res cogitans' di questo angelico esule' lo spettatore dei film, viceversa, si ritroverà alla fine di Revolutions a rivederne solo la 'res extensa' (la RSI), senza arguire, di primo acchitto, che si è ormai in presenza di una 'extended version' del vecchio programma (Seraph + Smith)'
Nella sala da the vedremmo il GENIUS LOCI benigno (l'angelismo cartesiano di un uomo senza passioni ' o, come penso sia il caso di Seraph, angelo già decaduto, nel pieno controllo delle stesse ' che può proclamare: cogito ergo sum!), l'antenato 'patrono informatico' dell'eletto; nell'ultima scena di Revolutions, invece, ci sarebbe nuovamente di mezzo il GENIO MALIGNO di Cartesio, colui cioè che continuerebbe a far leva sulla conoscenza alimentata dal dubbio (il contrario della fede' 'did you always know'', chiede il Seraph che pensa e ripensa'). In tal senso, sarebbe un po' la riproposizione simbolica della classica critica al pensiero di Cartesio, nel senso che il Demone maligno da lui supposto sarebbe ancora in grado di farmi apparire come logico e conseguente ciò che in realtà potrebbe essere irrazionale (il discorso di fede, come ad esempio quello portato avanti dall'Oracolo, che gli testimonia: 'I believed, I believed'): quel diavolo di Smith sarebbe dunque ancora maliziosamente presente (ma l'Oracolo sopporta, tanto la conforta la fede nel dato rivelato: sufficit diei malitiae suae!), influente nefasta-mente nella Matrix 7.0'
Ultimo appunto, una congettura (sempre che non sia solo il cervello che impazza), su' 'Sati & Sata': Seraph, inteso come 'figlio della terra', potrebbe tradursi ' per l'appunto ' con le due sillabe SA (figlio) e TA (terra), come ho letto di recente (in rete) in merito alla scrittura geroglifica' La parola figlio, inoltre, è rappresentata dal geroglifico di un'oca che si accompagna a quello di una figura umana seduta, e questo mi ha fatto pensare nello specifico a Sati, posta vicino all'Oracolo seduta sulla panchina: la bimba, quindi, sarebbe la 'figlia dell'uomo', mentre per Seraph' beh, Seraph potrebbe essere invece il verme della situazione (eh sì: l'uomo, questo verme' come si lamenta Giobbe nella Bibbia), cioè il 'figlio del serole-playerente' (geroglifico dell'oca affiancato da quello della serole-playere)'
Anche qui, che dire: c'è di mezzo lo zampino di Smith (il biblico verme che non muore mai, nemmeno all'inferno)' Beh, sempre in quell'articolo che ho letto su internet c'è scritto che la parola 'SATAN' si potrebbe decomporre per l'appunto in SA (figlio), TA (terra)' ed infine N, lì interole-playerretata come 'emanazione spirituale'' non sarà allora che il 'sulfureo [cioè: giallo come lo zolfo] Seraph' ha subìto una sua 'trasformazione alchemica' per azione del nero Smith che se ne è impossessato ('cenere alla cenere'' e AMEN ['So be it', come dice Seraph])''' Beh, se così fosse, allora avremmo Sati' & Satan!E allora con Sati si potrebbe procedere di pari passo coi giochi di parole, nel senso che alla bambina vien fatto indossare un vestitino di semplice cotone' non 'satinato' (oltre che non stirato'): Sati has no satin on!
Avremmo allora: SATI NO SATI-N, da una parte, e SATA-N IN SATA dall'altra, come dire: la bambina rimanda ad una vera 'figlia dell'uomo' rinata per grazia spirituale, ed invece nel caso di Seraph, il 'figlio della terra', abbiamo l''antico avversario' che si nasconderebbe sotto le sue vesti: se nella sala da the (o sakè') avevamo la presentazione di un habitum [comporta-]mentale ' relativo al bere ' che ben si confaceva alla condotta 'monacale' (monchish), disciplinata ('for God's sakè..)., di Seraph, e dunque' 'un abito che faceva il monaco' (perché, come detto oraziana-mente, 'ora bisogna bere' e non prima per ingannare l'attesa, precipitevolissimevolmente!!), alla fine ci ritroviamo insomma il classico, proverbiale ('so to speak', direbbe l''uomo nuovo' Smith), 'abito che non fa il monaco' ('the cowl doesn't make the monk'), alias l'RSI angelica che cela in vero la diabolica 'natura scimmiesca' (monkeyishness) di Smith.Chissà, e concludo: magari a Seraph ha portato iella il motto monacale medioevale, quel sillogismo che diceva così: qui bene bibit bene dormit (capito Neo' Fatte 'na 'tisana!), qui bene dormit non peccat, qui non peccat vadit in coelo, ergo QUI BENE BIBIT VADIT IN COELO' eh sì, come si suol dire: le ultime parole famose' povero Seraph, bere nella sala da the ti porta male, ci hai lasciato le ultime penne! Per lui si realizza proprio un 'destino cinico (come il 'filosofo-canis' Smith) e baro' (con 'the monkey in the monk'' quella stessa scimmia che la notte prima Neo aveva 'mandato in bestia' facendo 'tra-salire' di collera ' cioè, in ing.: 'to get Smith's MONKEY UP' ' sarebbe stata infine tirata giù, DOWN': 'rivoluzione addomesticata' [sham revolution], dunque, quella dello Smith che 'shams dead' [fa finta di essere morto]!!): 'programs hacching programs' (Neo dixit)' 'happens all the time' (quod oraculo edidit)!
O.K.: the 'minestrone' [ing.: dall'italico' minestrone] is done!
''''''..
Mi sentivo già un condannato a morte. Dio ha voluto così, per insegnarmi a non mettere la mia fiducia in me stesso, ma in colui che risuscita i morti (II Cor 1, 9)
Penso e ripenso e nel pensar impazzo;
Levati di costì, testa di'
(Risposta poetica del Tasso, intento a specular su un'alta torre di Ferrara l'immensità del creato, a Giulio Guastavino, che ' dopo aver scambiati con lui singolarissimi complimenti ed accoglienza lusinghiera - lo avrebbe interrogato, così si narra, su quale soggetto egli stesse in quel frangente meditando').
Noio' volevam savuar' l'indirizz' (Totò, Peppino e la malafemmina)
Così dice la Bibbia: il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corole-playero spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste' (I Cor 15, 45-49)
'''''''..
Sull'eroe come viaggiatore considererei una scena in particolare (ma magari è tutta, o in parte, una mia esagerazione interole-playerretativa' vedete un po' voi che cosa prendere o lasciare di questo minestrone):
HOMO VIATOR: all'inizio di Reloaded, non appena entrato in matrix, Neo si ritrova 'On the road', inquadrato di spalle mentre attraversa una via piena zeppa di gente: la sequenza parte dall'inquadratura di una bancarella che vende 'gadget' religiosi e termina ' dopo che Neo 'The a-viator' (a = articolo indet. = 'uno dei tanti'' [non Di Caprio!]) ha compiuto il suo tragitto ' con l'ingresso nella sala in cui avverrà l'incontro con Seraph.
Ebbene, la rappresentazione metaforica potrebbe qui essere, per l'appunto, quella dell''UOMO VIAGGIATORE', immagine che si presta a diverse attribuzioni di significato, sia negative (direi: soprattutto negative, almeno pensando a Reloaded come ad un film strutturato come 'antitesi' rispetto alla 'tesi' del primo Matrix) che positive:
- innanzitutto direi la figura del viandante come metafora della condizione di estraneamento spirituale dell'uomo contemporaneo: il Neo che si muove in una matrice 'upgraded' che cela la tragedia del 'desert of the real' ben sintetizza questa era di progressiva 'desertificazione' spirituale in cui è pervenuta al dominio quella tecnocrazia che eleva ad unico scopo esistenziale il proprio autopotenziamento (il benessere sociale degli ignari prigionieri della matrice' E' un mezzo ' e non il fine! ' per il perfezionamento tecnico del systema-matrix).
- In questo quadro, si può considerare anche il viandante Neo che osserva ormai da esule l'estraniata realtà circostante come esempio del teorizzato 'nichilismo attivo' di Nietzsche: dinanzi al 'deserto che cresce' (nichilismo), ad una tecnica che ha tolto all'uomo la signoria sulla natura, l'uomo viandante assume su di sé la consapevolezza della fine dei valori tradizionali (gli idola mercificati sulla bancarella che il superuomo Neo si lascia alle spalle), ma ha anche il coraggio 'peregrino' (PEREGRINUS APOSTOLICUS, si potrebbe aggiàngere [con un motto di Malachia], almeno a giàdicare dall'abitòtalarè del nostro eroe) di camminare osservando, e passare oltre ('non ti curar di lor...' direbbe l''insomma poetà di Benigni), in vista dell'alba del nuovo inizio (l'eterno ritorno del reloading di matrix).
- Pensando poi al dettaglio di quel frastuono sonoro, proprio da mercatino rionale, che accompagna la 'passeggiata' di Neo lungo quella via, si potrebbe sempre considerare la cosa nei termini del suddetto estraneamento nichilistico: lo scrivo pensando al Leopold Bloom a spasso per Dublino, cioè quel personaggio di Joice che sente risuonare nel suo inconscio il baccano di voci e rumori della città.
Insomma, il Neo-Bloom della situazione si ritrova 'immerso' ' 'big fish' tornato momentaneamente al suo 'acquario amatriciano', quello (volutamente') presente, sempre in quella scena, sul lato destro della via - in un mondo-'mare magnum' che ha perso la sua direzionalità, il suo Dio: il gran frastuono nichilista domina la scena, distrae dal fine ultimo (dal richiamo dell'unica Sorgente divina), si riverbera negativamente nel campo percettivo (conscio ed inconscio) di ognuno (c'è pure un passante alle prese con problemi di campo particolari' del suo cellulare).
Oltre al problematico estraneamento nichilistico, quella del viandante è comunque una figura che si presta anche ad un'interole-playerretazione in positivo, in riferimento cioè all'esplorazione conoscitiva, spirituale, dell'uomo, il girovagare del quale è quindi possibile segno di una ricerca interiore, che mira ad un incontro con l'a/Altro, incontro che permetterà di raggiàngere in vero la propria 'individuazione' (intesa in senso junghiano: processo di formazione e sviluppo del Sé, teso a raggiàngere una sana mediazione tra la sfera inconscia e conscia; il viaggio, dunque, come ricerca di unità e sintesi psichica).
A riguardo ho pensato si potrebbe porre la questione - in termini cinefili ' con riferimento alla simbologia voodoo che dà il titolo al film di Wes Craven 'Il serole-playerente e l'arcobaleno'.
All'inizio del suo nuovo viaggio, in Reloaded, il primo 'altro' che Neo incontra è Seraph, la sua 'controparte arm-ata' (ing. arm = braccio' cf. motto A LATERE, col Neo-Cristo, of course, che è il 'braccio destro', quello di 2 Re, 7, 17, l'Uno predestinato a morire per [la 'Neo-testamentaria' salvezza del] la folla di 'pesciolini blu [pill]' del mercatino!) che lo sta aspettando ' fuori da cotanti rumori di fondo - in religioso silenzio ('religio et silentium', ma direi anche il filosofico 'COGITO ERGO SUM', con l'angelico Seraph che è dunque ben arm-ato' di buona, libera, volontà: una 'chiara e distinta' ' come è teorizzata nel cosiddetto 'angelismo' cartesiano - attività pensante [res cogitans] in 'stand by'!): il serole-playerente mitologico Seraph, dunque, come il terreno progenitore, come l'intra-'corole-playeroreo' punto di partenza nella riflessiva scoperta del Sé da parte di un uomo, il Neo che viaggia 'cogitando' (anche di notte, con la luna piena') su dove sia l'Oracolo, che si scopre essere innanzitutto 'figlio della terra', e come tale alle prese con un quotidiano combattimento con se stesso e le proprie 'cartesiane' passioni (cf. la 'yellow power' del nostro esule 'angelo senza ali': il calmo ['serafico', al massimo del self-control'] Seraph in posizione meditabonda, cioè, come libera volontà dell'uomo saggio che si dirige a controllare gli 'spiriti vitali' che fomentano le passioni, quegli spiriti che di per sé sono un bene ma diventano fonte di male solo quando il loro uso diventa sfrenato [vd. il focoso Bane-Smith], 'out of control' [come direbbe il Merv, che maliziosamente si diverte invece a farle esplodere, le passioni' altro che Seraph, che nella sala da the si controllava 'latinamente' anche nel bere, almeno fino a quando non arrivasse l'eletto da lui atteso: NUNC EST BIBENDUM!]). E' questa dunque, per Neo, la primàprova del fuocò: provare al 'firewall' Seraph - il guardiano di soglia che saggiamente è in primis a guardia di se stesso e dei proprìfuochì vitali - che lui è ormai un viaggiatorènel' mondo ma non più 'del' mondo (per dirla paolinamente), e dunque... 'è mondò da quel ceppòviralè ('me, me, me...') che - se presente - di lì a poco lo farebbe cadere nel confronto con la purezza incontaminata (unpolluted) dell'angelo, impedendo così l'incontro con l'Oracolo.
Alla fine del viaggio, viceversa, troveremo nell'epilogo di Revolutions l'happy end di un cielo arcobalenato con mille colori da Sati: Neo, morendo, ha completato il suo viaggio d'individuazione, ed ora, nell'Altro che è Dio, si scopre finalmente divenuto Figlio dell'Uomo. Il Crocifisso (da Smith), quindi, che diviene il Neo-Adamo spirituale, finalmente fuoriuscito dalla matrice dopo aver bevuto il suòamaro calicè: alla fine del viaggio il 'serole-playerente' Neo' ha definitivamente 'cambiato pelle' - al di là del bene e del male ' rinascendo eternamente in Dio.
Dal serole-playerente all'arcobaleno, dal corole-playero allo spirito, dunque, e tutto ciò viaggiando 'ferroviariamente' (la scena nel Mobil Ave, stazione dalla quale il nostro eletto ' ancora 'uomo di poca fede' - cercherà inutilmente di evadere con le sue forze razionali' non ti preoccupare Neo, e magari [direi, in 'sintesi' finale: volando più basso del 'seraphico' Cartesio, per il quale la verità si fonda e dipende dalla ragione stessa, annichilendo così la metafisica a gnoseologia'] riconsolati filosofando con Agostino: SI FALLOR SUM') per il mentale (la sfera intermedia), come dimostrato allorquando Neo rimane in coma pre morte, prigioniero semi 'zombieficato' ' come il protagonista del film di Craven, sepolto vivo in una bara prima della sua 'resurrezione corole-playeroreo-onirico-spirituale' finale ' riproponendo così in questo modo l'antico mito archetipico dell'eroe inghiottito (come l''eucaristica' oliva trangugiata dal Merv, che sul piano verbale dice una cosa, ma su quello non verbale'): Neo, passando di combattimento in combattimento, conquisterà infine l'alloro del vincitore, quello' dell'eletto ('The 1-viator') che finalmente, tornato alla Fons vitae (la Sorgente) che è anche meta ultima di ogni viaggio, potrà dire: 'IO SONO' (l'HOMO-VIA da percorrere, oltre la ragione filosofica: il Neo Cristoche ci ha aperto la strada della fede e ci condurrà sino alla finè [Eb 12, 2]).
P.S. (OT): Riguardo Seraph e Cartesio, stavo ragionando anche su questo: Neo, in quanto eletto, è colui che riesce a notare la 'res cogitans' di questo angelico esule' lo spettatore dei film, viceversa, si ritroverà alla fine di Revolutions a rivederne solo la 'res extensa' (la RSI), senza arguire, di primo acchitto, che si è ormai in presenza di una 'extended version' del vecchio programma (Seraph + Smith)'
Nella sala da the vedremmo il GENIUS LOCI benigno (l'angelismo cartesiano di un uomo senza passioni ' o, come penso sia il caso di Seraph, angelo già decaduto, nel pieno controllo delle stesse ' che può proclamare: cogito ergo sum!), l'antenato 'patrono informatico' dell'eletto; nell'ultima scena di Revolutions, invece, ci sarebbe nuovamente di mezzo il GENIO MALIGNO di Cartesio, colui cioè che continuerebbe a far leva sulla conoscenza alimentata dal dubbio (il contrario della fede' 'did you always know'', chiede il Seraph che pensa e ripensa'). In tal senso, sarebbe un po' la riproposizione simbolica della classica critica al pensiero di Cartesio, nel senso che il Demone maligno da lui supposto sarebbe ancora in grado di farmi apparire come logico e conseguente ciò che in realtà potrebbe essere irrazionale (il discorso di fede, come ad esempio quello portato avanti dall'Oracolo, che gli testimonia: 'I believed, I believed'): quel diavolo di Smith sarebbe dunque ancora maliziosamente presente (ma l'Oracolo sopporta, tanto la conforta la fede nel dato rivelato: sufficit diei malitiae suae!), influente nefasta-mente nella Matrix 7.0'
Ultimo appunto, una congettura (sempre che non sia solo il cervello che impazza), su' 'Sati & Sata': Seraph, inteso come 'figlio della terra', potrebbe tradursi ' per l'appunto ' con le due sillabe SA (figlio) e TA (terra), come ho letto di recente (in rete) in merito alla scrittura geroglifica' La parola figlio, inoltre, è rappresentata dal geroglifico di un'oca che si accompagna a quello di una figura umana seduta, e questo mi ha fatto pensare nello specifico a Sati, posta vicino all'Oracolo seduta sulla panchina: la bimba, quindi, sarebbe la 'figlia dell'uomo', mentre per Seraph' beh, Seraph potrebbe essere invece il verme della situazione (eh sì: l'uomo, questo verme' come si lamenta Giobbe nella Bibbia), cioè il 'figlio del serole-playerente' (geroglifico dell'oca affiancato da quello della serole-playere)'
Anche qui, che dire: c'è di mezzo lo zampino di Smith (il biblico verme che non muore mai, nemmeno all'inferno)' Beh, sempre in quell'articolo che ho letto su internet c'è scritto che la parola 'SATAN' si potrebbe decomporre per l'appunto in SA (figlio), TA (terra)' ed infine N, lì interole-playerretata come 'emanazione spirituale'' non sarà allora che il 'sulfureo [cioè: giallo come lo zolfo] Seraph' ha subìto una sua 'trasformazione alchemica' per azione del nero Smith che se ne è impossessato ('cenere alla cenere'' e AMEN ['So be it', come dice Seraph])''' Beh, se così fosse, allora avremmo Sati' & Satan!
E allora con Sati si potrebbe procedere di pari passo coi giochi di parole, nel senso che alla bambina vien fatto indossare un vestitino di semplice cotone' non 'satinato' (oltre che non stirato'): Sati has no satin on!
Avremmo allora: SATI NO SATI-N, da una parte, e SATA-N IN SATA dall'altra, come dire: la bambina rimanda ad una vera 'figlia dell'uomo' rinata per grazia spirituale, ed invece nel caso di Seraph, il 'figlio della terra', abbiamo l''antico avversario' che si nasconderebbe sotto le sue vesti: se nella sala da the (o sakè') avevamo la presentazione di un habitum [comporta-]mentale ' relativo al bere ' che ben si confaceva alla condotta 'monacale' (monchish), disciplinata ('for God's sakè..)., di Seraph, e dunque' 'un abito che faceva il monaco' (perché, come detto oraziana-mente, 'ora bisogna bere' e non prima per ingannare l'attesa, precipitevolissimevolmente!!), alla fine ci ritroviamo insomma il classico, proverbiale ('so to speak', direbbe l''uomo nuovo' Smith), 'abito che non fa il monaco' ('the cowl doesn't make the monk'), alias l'RSI angelica che cela in vero la diabolica 'natura scimmiesca' (monkeyishness) di Smith.
Chissà, e concludo: magari a Seraph ha portato iella il motto monacale medioevale, quel sillogismo che diceva così: qui bene bibit bene dormit (capito Neo' Fatte 'na 'tisana!), qui bene dormit non peccat, qui non peccat vadit in coelo, ergo QUI BENE BIBIT VADIT IN COELO' eh sì, come si suol dire: le ultime parole famose' povero Seraph, bere nella sala da the ti porta male, ci hai lasciato le ultime penne! Per lui si realizza proprio un 'destino cinico (come il 'filosofo-canis' Smith) e baro' (con 'the monkey in the monk'' quella stessa scimmia che la notte prima Neo aveva 'mandato in bestia' facendo 'tra-salire' di collera ' cioè, in ing.: 'to get Smith's MONKEY UP' ' sarebbe stata infine tirata giù, DOWN': 'rivoluzione addomesticata' [sham revolution], dunque, quella dello Smith che 'shams dead' [fa finta di essere morto]!!): 'programs hacching programs' (Neo dixit)' 'happens all the time' (quod oraculo edidit)!
O.K.: the 'minestrone' [ing.: dall'italico' minestrone] is done!
''''''..
Mi sentivo già un condannato a morte. Dio ha voluto così, per insegnarmi a non mettere la mia fiducia in me stesso, ma in colui che risuscita i morti (II Cor 1, 9)
Penso e ripenso e nel pensar impazzo;
Levati di costì, testa di'
(Risposta poetica del Tasso, intento a specular su un'alta torre di Ferrara l'immensità del creato, a Giulio Guastavino, che ' dopo aver scambiati con lui singolarissimi complimenti ed accoglienza lusinghiera - lo avrebbe interrogato, così si narra, su quale soggetto egli stesse in quel frangente meditando').