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Cita da Frankie83 su 27 Agosto 2007, 14:21Ragazzi vorrei dei chiarimenti sulla scritta che si legge a casa dell'Oracolo.
Cosa significa' Io so che vuol dire: "conosci te stesso". E' questo il significato'
Cosa vuol dire precisamente' e a che filosofia si riferisce'
Grazie per l'aiuto!
Ragazzi vorrei dei chiarimenti sulla scritta che si legge a casa dell'Oracolo.
Cosa significa' Io so che vuol dire: "conosci te stesso". E' questo il significato'
Cosa vuol dire precisamente' e a che filosofia si riferisce'
Grazie per l'aiuto!
Cita da Redeemer su 27 Agosto 2007, 15:38http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
:ok:
http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
:ok:
Cita da Frankie83 su 27 Agosto 2007, 16:32Miticoooooo!
Grazie mille!
Miticoooooo!
Grazie mille!
Cita da Adam_Burton su 27 Agosto 2007, 17:15http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
:ok:
Dannazione questo ragazzo è veloce....
http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
:ok:
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Cita da Redeemer su 27 Agosto 2007, 17:41http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
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Dannazione questo ragazzo è veloce....
Oddio, l'"ignaro" ha dovuto attendere più di un'ora per avere una risposta! E quanto tocca aspettarti' :fumato: ihihih
http://it.wichipedia.org/wichi/Conosci_te_stesso
:ok:
Dannazione questo ragazzo è veloce....
Oddio, l'"ignaro" ha dovuto attendere più di un'ora per avere una risposta! E quanto tocca aspettarti' :fumato: ihihih
Cita da Adam_Burton su 28 Agosto 2007, 6:15che cosa è un'ora difronte all'eternità......
Ora smetto se no boomer mi caccia a calci..... :agent: :morole-playerh: :skull:
che cosa è un'ora difronte all'eternità......
Ora smetto se no boomer mi caccia a calci..... :agent: :morole-playerh: :skull:
Cita da mrmean su 16 Settembre 2007, 22:25Dato che qualcuno magari non ha voglia di seguire links esterni, riporto il testo esplicativo.
L'esortazione "conosci te stesso" è un motto greco (Γνῶθι Σεαυτόν), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze. Allo stesso tempo il motto può essere considerato la forma originaria dello scetticismo metodologico e del metodo della sospensione del giàdizio; in questo senso esso va interole-playerretato come una denuncia dell'impossibilità di conoscere alcunché con certezza. In origine questo motto venne attribuito a Talete, uno dei sette savi o sette sapienti, da Antistene di Rodi nelle sue Successioni dei filosofi (FHG, III 182). Altre fonti tuttavia attribuiscono tale massima a Chilone.
Il conoscere sé stessi può sembrare in opposizione al conoscere il mondo, ma le due conoscenze possono considerarsi due facce di una sola medaglia: la filosofia è slancio dell'uomo verso il conoscere e una conoscenza viva e attuale non può prescindere dalla mente che conosce (e dai suoi condizionamenti).
Pensatori come Socrate e Krishnamurti hanno sottolineato perentoriamente l'importanza di una conoscenza diretta e viva del mondo, il che non è possibile senza rendersi conto di come funziona la propria mente, di come essa conosce e riconosce le cose. Capire questo funzionamento significa potersi liberare da pregiàdizi e condizionamenti culturali e poter conoscere senza filtri.
Nelle Enneadi di Plotino questo precetto delfico è al centro della trattazione della parte antropologica e psicologica e segna il percorso evolutivo e mistico diretto al congiàngimento con la propria essenza divina.
Un concetto simile si trova anche nel monito di Sant'Agostino: "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità).
Anche la fisica delle particelle subatomiche (es. Heisenberg, Bell, Bohm) ha osservato in qualche modo un'inscindibilità dell'osservatore dall'osservato, che sembrano far parte di un solo fenomeno. Questo sembra coincidere con l'insegnamento dell'Adoveaita Vedānta, filosofia indiana della non-dualità.
Dato che qualcuno magari non ha voglia di seguire links esterni, riporto il testo esplicativo.
L'esortazione "conosci te stesso" è un motto greco (Γνῶθι Σεαυτόν), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi e può ben riassumere l'insegnamento di Socrate, in quanto esortazione a trovare la verità dentro di sé anziché nel mondo delle apparenze. Allo stesso tempo il motto può essere considerato la forma originaria dello scetticismo metodologico e del metodo della sospensione del giàdizio; in questo senso esso va interole-playerretato come una denuncia dell'impossibilità di conoscere alcunché con certezza. In origine questo motto venne attribuito a Talete, uno dei sette savi o sette sapienti, da Antistene di Rodi nelle sue Successioni dei filosofi (FHG, III 182). Altre fonti tuttavia attribuiscono tale massima a Chilone.
Il conoscere sé stessi può sembrare in opposizione al conoscere il mondo, ma le due conoscenze possono considerarsi due facce di una sola medaglia: la filosofia è slancio dell'uomo verso il conoscere e una conoscenza viva e attuale non può prescindere dalla mente che conosce (e dai suoi condizionamenti).
Pensatori come Socrate e Krishnamurti hanno sottolineato perentoriamente l'importanza di una conoscenza diretta e viva del mondo, il che non è possibile senza rendersi conto di come funziona la propria mente, di come essa conosce e riconosce le cose. Capire questo funzionamento significa potersi liberare da pregiàdizi e condizionamenti culturali e poter conoscere senza filtri.
Nelle Enneadi di Plotino questo precetto delfico è al centro della trattazione della parte antropologica e psicologica e segna il percorso evolutivo e mistico diretto al congiàngimento con la propria essenza divina.
Un concetto simile si trova anche nel monito di Sant'Agostino: "Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" (Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell'uomo interiore abita la verità).
Anche la fisica delle particelle subatomiche (es. Heisenberg, Bell, Bohm) ha osservato in qualche modo un'inscindibilità dell'osservatore dall'osservato, che sembrano far parte di un solo fenomeno. Questo sembra coincidere con l'insegnamento dell'Adoveaita Vedānta, filosofia indiana della non-dualità.