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The Lady In The Water
Cita da BiaFra su 7 Ottobre 2006, 9:33Eh, ne valeva la pena si!!!!!!!!!!!
Film alla Shyamalan, con tutte le sue tematiche preferite!!!!!!!!!!
Molto bello, veramente!!!!!!!!!!!!!!!
Eh, ne valeva la pena si!!!!!!!!!!!
Film alla Shyamalan, con tutte le sue tematiche preferite!!!!!!!!!!
Molto bello, veramente!!!!!!!!!!!!!!!
Cita da neve su 12 Ottobre 2006, 12:41Visto ieri sera, poetico come sempre, bello molto bello. Amo quel regista.
L'unico appunto, se mi permettete è:
Però per me il difensore era Cannavaro
Visto ieri sera, poetico come sempre, bello molto bello. Amo quel regista.
L'unico appunto, se mi permettete è:
Però per me il difensore era Cannavaro
Cita da ericrap su 5 Giugno 2007, 14:10ATTENTI, CONTIENE SPOILER!!!
ATTENTO A ESAGERARE COL CAFFE', ADAM!!!
ATTENTI, CONTIENE SPOILER!!!'Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora sarebbe troppo per voi; quando però verrà lui, lo Spirito della verità vi guiderà verso tutta la verità. Non vi dirà cose sue, ma quelle che avrà udito, e vi parlerà delle cose che verranno. Nelle sue parole si manifesterà la mia gloria, perché riprenderà quello che io ho insegnato, e ve lo farà capire meglio' (Gesù, Gv 16, 12-15).
'We are all here to do what we are all here to do' (Oracolo)
'''''''''
Finalmente l'ho visto!
Mi è piaciuto molto (come tutti i suoi film, Signs e The village in testa), per vari aspetti, sinteticamente direi soprattutto:
- il tema del 'raccontare sul raccontare', con Shyamalan che ' oltre agli elementi portanti della fiaba (guardiano, guaritore etc') - inserisce se stesso, la figura del critico (mi sono scervellato per capire dove avessi visto quell'attore [Bob Balaban], e non ci son riuscito, ma alla fine ho svelato l'arcano cercando in rete: era l'amico a rischio d'infarto di Harry Block, lo scrittore col blocco dello scrittore interole-playerretato da Woody Allen in 'Harry a pezzi'!!!), e svariati rimandi al suo cinema passato (lo fa sempre - come e più di Allen, l'esperto del 'citarsi addosso' - e questa volta ho 'rivisto' 'il bambino' de il sesto senso, 'il pesista' di Umbreakable, 'gli oggetti apparentemente inutili' di Signs, 'la Howard impaurita' di The village), a formare una sorta di triangolazione metasignificativa (autore, critica, opere) che procede appunto di pari passo al binomio base del racconto filmico, quello tra realtà (di primo ordine) in divenire ed elaborazione fiabesca (realtà di secondo ordine, costruita, anche se 'c'era una volta' in cui, narra il prologo del film-fiaba').
- Il trait d'union del tutto (cioè: dei due livelli suddetti) va a legarsi con i due personaggi principali, cioè il Cleveland del condominio, da un lato, e lo Shyamalan che ne è l'ospite 'meta-illustre' dall'altro. I due, 'in vero', sembrano scambiarsi i ruoli, sempre stando a guardare il binomio vero-falso: il vero Shyamalan va ad indossare la falsa maschera di uno scrittore in crisi ('Harry a pezzi'!) ' essendo in vero il fecondo sceneggiatore della pellicola ' mentre quello del 'medico al servizio del condominio' rappresenta invece, con ogni probabilità, il vero Sé dell'autore con gli esistenziali dilemmi che si porta dietro (fra l'altro Shyamalan, se non sbaglio, prima di iniziare a fare cinema si era effettivamente laureato in medicina!).
- Il film, messo in questi termini, mi pare dunque un esempio di tematiche 'wachowschiane' (trilogia di matrix, V per vendetta: nosce te ipsum, rapporto realtà-finzione) mixato col classico 'effetto Shyamalan', con una trama cioè che procede apparentemente in un senso ma che poi sul finire si ribalta anche questa volta: Cleveland, 'uomo comune col lavoro comune', il personaggio del film inizialmente tagliato fuori dallo stesso regista (cf. alcune inquadrature in cui non riesce a entrare con tutto il corole-playero, ed altre in cui è ripreso fuori fuoco, 'appannato' come il Robin Williams di 'Harry a pezzi' [sempre 'sto film' sarò io che son fissato con quello che considero forse il miglior film di Allen - un 'autoterapeutico sogno felliniano' in cui lo scrittore è il personaggio ed il personaggio è lo scrittore - o effettivamente Shyamalan vi si è ispirato con casting, sceneggiatura e regia'!']), quello che era stato al servizio di tutti i condomini, e finanche della ninfa (senza batter ciglio!'!), si ritrova infine al centro della 'storia', aiutato da tutti in una vera e propria seduta terapeutica di 'psicodramma gruppoanalitico', che gli permetterà di rimettersi in gioco assieme ai suoi cari (morti traumaticamente, ma interiormente sempre presenti, messi 'a fuoco' indelebilmente nell'animo, sia pur provvisoriamente 'scotomizzati' nel vecchio diario) in quella che è la scena di 'riattualizzazione analitica' più bella e commovente (chi l'avrebbe detto' per la prima volta con un suo film il controllato regista m'ha fatto venire le lacrime agli occhi!) del film.
Detto questo, forse azzarderei questa critica, in negativo, al film: è dato tanto, forse troppo spazio al personaggio interole-playerretato proprio da Shyamalan; può essere stata una scelta azzeccata a livello 'cerebrale' ' come ho cercato di giàstificare con quanto scritto sopra (è comunque un personaggio centrale, non solo una falsa pista iniziale utile a nascondere il finale) ' ma a livello più 'viscerale' forse rimane superfluo (o per lo meno, così com'è, 'mala-mente' realizzato). Oltre tutto se è l'idea, l'ispirazione 'iperuranica', quella che conta ' più ancora che lo scrittore che la racconta ' messaggio questo che si potrebbe desumere proprio guardando il film (è importante averla 'fra le dita' [come canta Grignani], viverla in prima persona, la 'Storya'), allora anche (a livello metasignificativo-psicoanalitico) la eccessiva, 'narcisistica', presenza dello sceneggiatore-regista sullo schermo può essere un segnale d'allarme, e cioè una 'sintomatica' espressione di un eccedere nel racconto (il dare cioè troppo spazio al suo 'personaggio' di scrittore), di un 'raccontar troppo' che si fa alla fine sterile, e controproducente ai fini del vero e proprio autosvelamento creativo del (vero) Sé, che è quello che più conta! In altre parole, troppo spazio alla maschera (lo Shyamalan attore), al 'falso Sé' (il personaggio di uno scrittore che ritrova la voglia di scrivere grazie al tremolio viscerale regalatogli da Story, ma che poi si mette a parlare [a farsi raccontare dalla Story della 'new age'] delle cose che verranno (il 'ci sarà una volta'', la 'nuova età' che per il cristiano è roba già iniziata da 2000 anni'), dei successi e dei lutti in arrivo [memento mori' sì, ma anche 'sufficit diei malitia sua', caro Shyamalan, ergo: cogli l'attimo e dacci sotto a regalare al mondo altre splendide sceneggiature, sì, ma forse per questa volta bastava il diabolico 'lupo cattivo'']), che aumenta così le difficoltà di espressione artistica del 'vero sé' che vuole emergere in una maniera che non sia compiacente (l'ambiente sociale, e a livello artistico: compiacente la critica, che loda o meno, e compiacente il pubblico, che potrà o meno decretare il successo e la gloria commerciale).
Ma forse ho scritto solo una gran cacchiata intellettualoide' comunque, restando al punto in maniera più semplice: forse oltre all''effetto Shyamalan' a questo gran bel film ci voleva anche un po' di ''effetto grindhouse', quel 'c'era una volta' riscoperto da Tarantino, il mettersi cioè lì a tagliare il più possibile per vedere cosa è 'vera-mente' fondamentale: 'la superfiga in ammollo' dura un'oretta e mezza, ma le favole della buonanotte ' che, pur ottime, a prima vista possono sembrare una semplice variazione sul tema (dal prete di Signs al medico di questa volta'), pur non essendolo (voglio dire: secondo me chi ha liquidato in quattro parole il film non lo ha capito del tutto) - sono assai più brevi'
Che altro aggiàngere: mi è piaciuto molto anche il prologo favolistico disegnato in bianco e nero (come i titoli di coda graficamente simbolici che gli fanno pendant) così come ho trovato ottima, simbolicamente affascinante, la scena di Cleveland a rischio di affogamento nella sala nascosta nella piscina, un 'film nel film al centro del film' che ben illustra anche in quel frangente - attraverso gli oggetti inanimati subacquei, ivi presenti, utilizzati intelligentemente dal protagonista (Giamatti mostra una gran freddezza: io al suo posto sarei diventato 'gia matto' dalla paura, oltre che morto annegato!) ' l'altro messaggio di fondo del film: come gli oggetti 'in-animati', anche ogni abitante che 'anima' il 'condominio multiculturale' attorno alla piscina (il centro nevralgico, disegnato a forma di cuore!) ha un suo preciso scopo di vitale importanza (in quel frangente: per la salvezza di 'Heep in the deep', a sua volta rappresentato simbolicamente immerso nel cuore' della sua depressione).
Voto: 3 e su 4 (, mi sento un tantinello come il Balaban senza cuore [o il Balaban morto d'infarto in 'Harry a pezzi''], a non dargli 4 su 4').
'''''''''..
'Grazie per avermi salvato la vita' (Cleveland ['nomen (II ordine) omen (I ordine)', come alluso 'etimo-logica-mente' da Story, la ninfa che per sentirsi viva abbisogna dell''acqua' viva' che viene dal cielo ' quella del rigenerante ('alla Evey' dei Wachowschi) temporale finale che spiritualmente bagna tutto e tutti (eccetto il 'criticatrutto', quello in segreto amante dei quadri di Teomondo Scrofalo, che la pioggia l'aveva' criticata) - o magari anche solo di quella che viene giù da una doccia'] Heep).
'[Allen//Block, rivolgendosi ai suoi personaggi finto-reali] Vi amo tutti quanti, davvero.
Mi avete regalato alcuni dei momenti più felici della mia vita.
Mi avete salvato la vita qualche volta.
E adesso, adesso, in realtà mi avete insegnato delle cose; io vi sono indicibilmente grato''.
'[Rettore universitario] Cioè Il messaggio dell'autore è: 'conoscete voi stessi, non vi prendete in giro. Accettate i vostri limiti, e avanti con la vita!'' (Harry a pezzi).'Gesù si alzò ed esclamò a voce alta: 'Se uno ha sete, si avvicini a me, e chi ha fede in me, beva! Come dice la Bibbia, 'fiumi d'acqua viva sgorgheranno da lui''. Gesù diceva questo, pensando allo Spirito di Dio che i credenti avrebbero poi ricevuto. A quel tempo lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato innalzato alla gloria' (Gv 7, 37-39).
Post post 103 Scriptum. (OT): Auguroni al mio fratellone R.R.: che anche la tua vita ricominci oggi, 5/6/2007' a 40 anni!!!
Post post post 103 Scriptum:
Rivedendo alcuni spezzoni del film, ho notato altre autocitazioni di sue vecchie 'fiabe' che Shyamalan ha probabilmente inserito volutamente in questo suo ultimo film:
-la famiglia della prima scena del film, paralizzata dalla paura a causa di una (innocua) 'creatura innominabile', un po' come gli abitanti di 'The village'
-la torcia elettrica usata da Cleveland prima di incontrare Story, analogamente a quella usata da Gibson nei campi di grano di 'Signs'
-la scena di Story seduta nella doccia che comunica attraverso il comportamento non verbale, come fa in una scena con B. Willis il bambino de 'Il sesto senso''
ATTENTI, CONTIENE SPOILER!!!
ATTENTO A ESAGERARE COL CAFFE', ADAM!!!
ATTENTI, CONTIENE SPOILER!!!
'Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora sarebbe troppo per voi; quando però verrà lui, lo Spirito della verità vi guiderà verso tutta la verità. Non vi dirà cose sue, ma quelle che avrà udito, e vi parlerà delle cose che verranno. Nelle sue parole si manifesterà la mia gloria, perché riprenderà quello che io ho insegnato, e ve lo farà capire meglio' (Gesù, Gv 16, 12-15).
'We are all here to do what we are all here to do' (Oracolo)
'''''''''
Finalmente l'ho visto!
Mi è piaciuto molto (come tutti i suoi film, Signs e The village in testa), per vari aspetti, sinteticamente direi soprattutto:
- il tema del 'raccontare sul raccontare', con Shyamalan che ' oltre agli elementi portanti della fiaba (guardiano, guaritore etc') - inserisce se stesso, la figura del critico (mi sono scervellato per capire dove avessi visto quell'attore [Bob Balaban], e non ci son riuscito, ma alla fine ho svelato l'arcano cercando in rete: era l'amico a rischio d'infarto di Harry Block, lo scrittore col blocco dello scrittore interole-playerretato da Woody Allen in 'Harry a pezzi'!!!), e svariati rimandi al suo cinema passato (lo fa sempre - come e più di Allen, l'esperto del 'citarsi addosso' - e questa volta ho 'rivisto' 'il bambino' de il sesto senso, 'il pesista' di Umbreakable, 'gli oggetti apparentemente inutili' di Signs, 'la Howard impaurita' di The village), a formare una sorta di triangolazione metasignificativa (autore, critica, opere) che procede appunto di pari passo al binomio base del racconto filmico, quello tra realtà (di primo ordine) in divenire ed elaborazione fiabesca (realtà di secondo ordine, costruita, anche se 'c'era una volta' in cui, narra il prologo del film-fiaba').
- Il trait d'union del tutto (cioè: dei due livelli suddetti) va a legarsi con i due personaggi principali, cioè il Cleveland del condominio, da un lato, e lo Shyamalan che ne è l'ospite 'meta-illustre' dall'altro. I due, 'in vero', sembrano scambiarsi i ruoli, sempre stando a guardare il binomio vero-falso: il vero Shyamalan va ad indossare la falsa maschera di uno scrittore in crisi ('Harry a pezzi'!) ' essendo in vero il fecondo sceneggiatore della pellicola ' mentre quello del 'medico al servizio del condominio' rappresenta invece, con ogni probabilità, il vero Sé dell'autore con gli esistenziali dilemmi che si porta dietro (fra l'altro Shyamalan, se non sbaglio, prima di iniziare a fare cinema si era effettivamente laureato in medicina!).
- Il film, messo in questi termini, mi pare dunque un esempio di tematiche 'wachowschiane' (trilogia di matrix, V per vendetta: nosce te ipsum, rapporto realtà-finzione) mixato col classico 'effetto Shyamalan', con una trama cioè che procede apparentemente in un senso ma che poi sul finire si ribalta anche questa volta: Cleveland, 'uomo comune col lavoro comune', il personaggio del film inizialmente tagliato fuori dallo stesso regista (cf. alcune inquadrature in cui non riesce a entrare con tutto il corole-playero, ed altre in cui è ripreso fuori fuoco, 'appannato' come il Robin Williams di 'Harry a pezzi' [sempre 'sto film' sarò io che son fissato con quello che considero forse il miglior film di Allen - un 'autoterapeutico sogno felliniano' in cui lo scrittore è il personaggio ed il personaggio è lo scrittore - o effettivamente Shyamalan vi si è ispirato con casting, sceneggiatura e regia'!']), quello che era stato al servizio di tutti i condomini, e finanche della ninfa (senza batter ciglio!'!), si ritrova infine al centro della 'storia', aiutato da tutti in una vera e propria seduta terapeutica di 'psicodramma gruppoanalitico', che gli permetterà di rimettersi in gioco assieme ai suoi cari (morti traumaticamente, ma interiormente sempre presenti, messi 'a fuoco' indelebilmente nell'animo, sia pur provvisoriamente 'scotomizzati' nel vecchio diario) in quella che è la scena di 'riattualizzazione analitica' più bella e commovente (chi l'avrebbe detto' per la prima volta con un suo film il controllato regista m'ha fatto venire le lacrime agli occhi!) del film.
Detto questo, forse azzarderei questa critica, in negativo, al film: è dato tanto, forse troppo spazio al personaggio interole-playerretato proprio da Shyamalan; può essere stata una scelta azzeccata a livello 'cerebrale' ' come ho cercato di giàstificare con quanto scritto sopra (è comunque un personaggio centrale, non solo una falsa pista iniziale utile a nascondere il finale) ' ma a livello più 'viscerale' forse rimane superfluo (o per lo meno, così com'è, 'mala-mente' realizzato). Oltre tutto se è l'idea, l'ispirazione 'iperuranica', quella che conta ' più ancora che lo scrittore che la racconta ' messaggio questo che si potrebbe desumere proprio guardando il film (è importante averla 'fra le dita' [come canta Grignani], viverla in prima persona, la 'Storya'), allora anche (a livello metasignificativo-psicoanalitico) la eccessiva, 'narcisistica', presenza dello sceneggiatore-regista sullo schermo può essere un segnale d'allarme, e cioè una 'sintomatica' espressione di un eccedere nel racconto (il dare cioè troppo spazio al suo 'personaggio' di scrittore), di un 'raccontar troppo' che si fa alla fine sterile, e controproducente ai fini del vero e proprio autosvelamento creativo del (vero) Sé, che è quello che più conta! In altre parole, troppo spazio alla maschera (lo Shyamalan attore), al 'falso Sé' (il personaggio di uno scrittore che ritrova la voglia di scrivere grazie al tremolio viscerale regalatogli da Story, ma che poi si mette a parlare [a farsi raccontare dalla Story della 'new age'] delle cose che verranno (il 'ci sarà una volta'', la 'nuova età' che per il cristiano è roba già iniziata da 2000 anni'), dei successi e dei lutti in arrivo [memento mori' sì, ma anche 'sufficit diei malitia sua', caro Shyamalan, ergo: cogli l'attimo e dacci sotto a regalare al mondo altre splendide sceneggiature, sì, ma forse per questa volta bastava il diabolico 'lupo cattivo'']), che aumenta così le difficoltà di espressione artistica del 'vero sé' che vuole emergere in una maniera che non sia compiacente (l'ambiente sociale, e a livello artistico: compiacente la critica, che loda o meno, e compiacente il pubblico, che potrà o meno decretare il successo e la gloria commerciale).
Ma forse ho scritto solo una gran cacchiata intellettualoide' comunque, restando al punto in maniera più semplice: forse oltre all''effetto Shyamalan' a questo gran bel film ci voleva anche un po' di ''effetto grindhouse', quel 'c'era una volta' riscoperto da Tarantino, il mettersi cioè lì a tagliare il più possibile per vedere cosa è 'vera-mente' fondamentale: 'la superfiga in ammollo' dura un'oretta e mezza, ma le favole della buonanotte ' che, pur ottime, a prima vista possono sembrare una semplice variazione sul tema (dal prete di Signs al medico di questa volta'), pur non essendolo (voglio dire: secondo me chi ha liquidato in quattro parole il film non lo ha capito del tutto) - sono assai più brevi'
Che altro aggiàngere: mi è piaciuto molto anche il prologo favolistico disegnato in bianco e nero (come i titoli di coda graficamente simbolici che gli fanno pendant) così come ho trovato ottima, simbolicamente affascinante, la scena di Cleveland a rischio di affogamento nella sala nascosta nella piscina, un 'film nel film al centro del film' che ben illustra anche in quel frangente - attraverso gli oggetti inanimati subacquei, ivi presenti, utilizzati intelligentemente dal protagonista (Giamatti mostra una gran freddezza: io al suo posto sarei diventato 'gia matto' dalla paura, oltre che morto annegato!) ' l'altro messaggio di fondo del film: come gli oggetti 'in-animati', anche ogni abitante che 'anima' il 'condominio multiculturale' attorno alla piscina (il centro nevralgico, disegnato a forma di cuore!) ha un suo preciso scopo di vitale importanza (in quel frangente: per la salvezza di 'Heep in the deep', a sua volta rappresentato simbolicamente immerso nel cuore' della sua depressione).
Voto: 3 e su 4 (, mi sento un tantinello come il Balaban senza cuore [o il Balaban morto d'infarto in 'Harry a pezzi''], a non dargli 4 su 4').
'''''''''..
'Grazie per avermi salvato la vita' (Cleveland ['nomen (II ordine) omen (I ordine)', come alluso 'etimo-logica-mente' da Story, la ninfa che per sentirsi viva abbisogna dell''acqua' viva' che viene dal cielo ' quella del rigenerante ('alla Evey' dei Wachowschi) temporale finale che spiritualmente bagna tutto e tutti (eccetto il 'criticatrutto', quello in segreto amante dei quadri di Teomondo Scrofalo, che la pioggia l'aveva' criticata) - o magari anche solo di quella che viene giù da una doccia'] Heep).
'[Allen//Block, rivolgendosi ai suoi personaggi finto-reali] Vi amo tutti quanti, davvero.
Mi avete regalato alcuni dei momenti più felici della mia vita.
Mi avete salvato la vita qualche volta.
E adesso, adesso, in realtà mi avete insegnato delle cose; io vi sono indicibilmente grato''.
'[Rettore universitario] Cioè Il messaggio dell'autore è: 'conoscete voi stessi, non vi prendete in giro. Accettate i vostri limiti, e avanti con la vita!'' (Harry a pezzi).
'Gesù si alzò ed esclamò a voce alta: 'Se uno ha sete, si avvicini a me, e chi ha fede in me, beva! Come dice la Bibbia, 'fiumi d'acqua viva sgorgheranno da lui''. Gesù diceva questo, pensando allo Spirito di Dio che i credenti avrebbero poi ricevuto. A quel tempo lo Spirito non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato innalzato alla gloria' (Gv 7, 37-39).
Post post 103 Scriptum. (OT): Auguroni al mio fratellone R.R.: che anche la tua vita ricominci oggi, 5/6/2007' a 40 anni!!!
Post post post 103 Scriptum:
Rivedendo alcuni spezzoni del film, ho notato altre autocitazioni di sue vecchie 'fiabe' che Shyamalan ha probabilmente inserito volutamente in questo suo ultimo film:
-la famiglia della prima scena del film, paralizzata dalla paura a causa di una (innocua) 'creatura innominabile', un po' come gli abitanti di 'The village'
-la torcia elettrica usata da Cleveland prima di incontrare Story, analogamente a quella usata da Gibson nei campi di grano di 'Signs'
-la scena di Story seduta nella doccia che comunica attraverso il comportamento non verbale, come fa in una scena con B. Willis il bambino de 'Il sesto senso''