GameRepublic n°65 e la multimedialità
La tendenza a realizzare imponenti progetti multimediali di sicuro ha preso il sopravvento tra le grandi case produttrici, difatti è divenuta consuetudine mescolare cinema, animazione, fumetti, videogiochi e quant’altro, in modo da spremere fino all’ultima goccia un prodotto di sicuro successo globale. Numerosi sono i colossal hollywoodiani che hanno generato un numero incalcolabile di trame o sottotrame fruibili solo attraverso specifiche forme d’intrattenimento di nuovo e di vecchio stampo. Un esempio su tutti la saga di Riddick, composta da un prequel e un sequel filmici, un anime e un videogame, tutti indissolubilmente legati e correlati tra loro per la gioia di tutti i fans.
Ma attenzione, perchè la grande corsa alla multiproduzione, non rimane circoscritta solo al mondo del cinema, in realtà il mercato sta per essere invaso da tutti i fronti (o meglio lo è già da tempo). Videogiochi che generano film e fumetti (Resident Evil), simulatori di mmorpg che sfociano in serie animate (.hack), fumetti che istigano film (Sin City, Costantine e l’invasione dei supereroi), anime che si tramutano in videogame (Dragonball) e che dire poi di sua maestà Final Fantasy ormai riproposto in tutte le salse.
Sia chiaro, le origini di questa tendenza si perdono nella notte dei tempi ed in questo senso Mr Merchandising G.Lucas ne avrebbe da insegnare a molti, ma nonostante rari casi è lampante che solo da pochi anni le grandi major dell’intrattenimento hanno cominciato a fiutare la vena d’oro. Ovviamente, l’incessante sviluppo tecnologico, accompagnato da un adeguato abbassamento dei prezzi che ha sommerso il consumatore di un quantitativo abnorme di sistemi sempre più avanzati (console, proiettori, computer, home-theatre, cellulari, lettori e schermi d’ogni tipo e potenza), non ha fatto altro che facilitare le cose.
A questo punto è chiaro che il mondo della celluloide e del digitale si stano sempre più avvicinando e i tempi cominciano ad essere maturi tanto da favorirne un’unione indissolubile dalle mille prerogative artistiche e di guadagno.
Nonostante ciò, gli iniziali tentativi sfociati in clamorosi fallimenti furono numerosi, sia da oriente che da occidente, un esempio su tutti fu ‘Blood the Last Vampire’ una raffinata opera multimediale di grande qualità artistica che a causa dei tempi ancora poco maturi e di uno sviluppo non proprio accessibile, non fece altro che generare un flop inaspettato.
Ed è proprio qui che acquista rilevanza il fenomeno ‘Matrix’, una produzione hollywoodiana da blockbuster e al contempo un evento tanto innovativo ed equilibrato al punto da scatenare e diffondere in tutto il mondo la corsa alle sempre più complesse ed ingarbugliate multi-trame. Un universo costituito da una trilogia cinematografica, un anime, un sito interattivo, due serie di fumetti, due videogiochi, un mmorpg, tutti collegati inscindibilmente al punto tale da creare un’esperienza totalmente immersiva di sicuro successo. Probabilmente il così detto ‘espediente’ non è stato poi così difficile da scovare, presumibilmente la soluzione sta in poco posto, il binomio Wanner Bros/Wachowski per sua naturale essenza non poteva che generare un tale risultato. La potenza commerciale della casa americana non ha fatto altro che incoraggiare l’insita predisposizione verso la sperimentazione dei fratelli di Chicago, implementando così una creazione che di per sè era già multi-interpretativa e che generava spontaneamente un consumismo rivalutativo letterario e filmico.
In ogni caso, i risultati comprensibilmente non sempre stati rose e fiori, sia in quanto non tutti i fruitori sono pronti a recepire con la giusta rilevanza artistica le nuove iniziative, sia perché alla fin fine è necessario sottostare alle limitanti leggi di mercato nel crearle. In poche parole, il preconcetto ci tiene ancora in pugno, il ‘prodotto’ commerciato viene prima di tutto impacchettato, ma anche percepito come tale e solo ed eventualmente in un secondo momento inteso come opera artistica.