Intervista a Daniele Massaccesi, Direttore della fotografia di Matrix Resurrections
Forse non tutti sanno che il Direttore della fotografia di Matrix Resurrections si chiama Daniele Massaccesi ed è italiano.
Figlio del compianto regista Joe D’Amato, Daniele è un professionista affermato e riconosciuto dagli addetti ai lavori sia a livello nazionale che internazionale, mentre invece risulta forse poco conosciuto al grande pubblico.
Ha lavorato in grandi produzioni hollywoodiane come “John Wick” o “Gemini Man” ma anche in film nostrani come Pinocchio di Matteo Garrone.
Daniele ha accettato di parlare con noi di whatisthematrix.it e di raccontarci la sua esperienza con Lana Wachowski e sul set di Matrix Resurrections.
Partiamo dalle domande più ovvie: nella tua carriera hai lavorato con tanti registi. Com’è stato lavorare con Lana Wachowski? Che tipo di regista è?
La prima volta che ho conosciuto Lana è stato sul set di Speed Racer.
Sono stato presentato a Lana e Lilly dal loro aiuto regista che era anche l’aiuto regista di Ridley [Scott n.d.r.].
In quella occasione il mio apporto è stato alquanto marginale. Sono andato per dare una mano, con una unità aggiuntiva di cui era regista Chad Stahelski [il regista di John Wick n.d.r.].
Sicuramente all’epoca il loro rapporto con la macchina da presa e il set era diverso. Tutto il film [Speed Racer n.d.r.] è stato fatto in teatro con green screen, pochi erano i try realmente costruiti. Ma Lana era in una fase di transizione, e il lavoro successivo è stato Cloud Altas, un po’ di tempo dopo. Per Lana e Lilly confrontarsi con la realtà esterna è stato all’inizio complesso , il fatto che la luce cambiasse , il sole si spostasse era un po’ un disturbo…
Daniele e Lana Wachowski al museo Rembrandt durante le riprese di Sense8
Hai lavorato anche con Lilly Wachowski. Cosa ci puoi dire del loro lato umano oltre a quello professionale?
Lana e anche Lilly sono delle persone molto generose , disponibili, molto legate al rapporto umano più che a quello prettamente professionale.
Sia Lana che Lilly sono due persone eccezionali, piene di una grande umanità. Per loro la troupe è una famiglia, in cui ci si aiuta per realizzare un bel film. Sul set di Jupiter Ascending si è consolidato il mio rapporto con entrambe.
John Toll [l’altro direttore della fotografia n.d.r.] invece è un grande professionista ma molto legato ad una maniera tradizionale di girare un film, per cui io fungevo da filtro tra la visione di Lana e Lilly e la tecnica di John
Daniele e Lana Wachowski sul set di Matrix Resurrections
Cosa ci puoi raccontare invece del modo di lavorare di Lana?
Un giorno dovevamo girare una scena in cima a una montagna. Il posto era molto bello ma niente di particolare. Lana voleva iniziare a girare ma John Toll , il direttore della fotografia, continuava a ripeterle di aspettare. Ad un tratto, magicamente, il cielo si è colorato di mille colori in un tramonto eccezionale e Lana ne è rimasta totalmente estasiata.
In quel momento è avvenuta la sua conversione verso la luce naturale, verso la veridicità delle cose…
E poi è iniziato Sense 8 e Lana ha creato un nuovo metodo di ripresa, tutto da girato con la Steadycam.
Lei era sul set dietro la mia spalla ad indirizzarmi su quello che al momento era l’essenza della scena, cogliendo l’attimo quando avveniva.
Nulla era preparato e lasciavamo che gli attori ci guidassero con le loro emozioni nel creare la scena. In quei momenti io e Lana eravamo praticamente in simbiosi, mentre Lilly fungeva da supporto per evitare che ci perdessimo qualcosa.
La tecnica di John Toll invece creava la tela su cui noi dipingevamo… mentre il rapporto diretto con gli attori ci consentiva di cogliere direttamente tutte le emozioni e le sensazioni del momento.
Infine la mia esperienza fotografica ci permetteva di evitare che finissimo nei guai con John.
Daniele e Lana Wachowski durante le riprese di Matrix Resurrections
E poi è arrivato Matrix. Quanto pensi sia stato importante e soprattutto stimolante partecipare ad un film e a una produzione come Matrix Resurrections?
E poi è arrivato Matrix. Quando Lana mi ha chiamato chiedendomi se il progetto poteva interessarmi, sono quasi caduto dalla sedia. Mi ricordo ancora quando lo vidi, rimasi estasiato dalla genialità della storia e dalle tecniche di ripresa..
Lo avrei fatto a qualunque costo, al punto di rinunciare a “The Last Duel” di Ridley (Scott n.d.r.).
Abbiamo iniziato le riprese a San Francisco dove abbiamo girato la parte finale del film per 17 giorni. Poi siamo andati a Berlino ed è arrivato il Covid… tutto si è fermato.
A maggio le cose sembravano più tranquille e si cominciava a pensare di ricominciare ma John Toll ha deciso di non finire il film per motivi suoi personali. Allora Lana ha chiesto a me di finirlo come operatore Steadycam e Direttore della Fotografia.
Ricordo la telefonata e rimasi senza parole… sono andato a Berlino e ho iniziato a preparare, ma mi sono reso immediatamente conto che mancavano i 3/4 del film. Tanti set diversi, tante scene complicate…
Devo dire che è stata dura ma devo ringraziare Lana sia per essersi fidata di me, sia per l’aiuto che mi ha dato. Qualunque problema si presentasse mi aiutava a risolverlo, e abbiamo trovato secondo me molte soluzioni interessanti.
Daniele e Lana Wachowski sul set di Matrix Resurrections
Abbiamo visto che la fotografia di Resurrections riprende solo in parte i colori e le tonalità tipiche della saga ai quali eravamo abituati e che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’intera opera. Possiamo sapere che tipo di richieste vi sono state fatte da questo punto di vista?
L’approccio visivo a Matrix Resurrection è stato molto artistico. Sia Lana che io siamo estimatori di Caravaggio, ci piacciono i suoi colori, i suoi contrasti, la sua verità, la sua realtà imperfetta. E da quello siamo partiti.
Il primo Matrix è stato fatto in un periodo in cui i computer erano agli inizi. Ci ricordiamo il cursore verde lampeggiante, e anche il mondo di Matrix era molto “verde”. Credo che quella fosse stata la scelta a quel tempo.
Ora i computer possono creare una realtà più vera, più colorata, della realtà stessa. Ci siamo quindi svincolati dal verde e abbiamo usato tutti i colori, spesso usando la luce naturale, altre volte invece ricreando la luce naturale con le sue imperfezioni.
È stata una esperienza inenarrabile e divertentissima, esaltante e creativa. Ci si è posto poi il problema di creare il nuovo “Bullet Time”, e abbiamo trovato credo una soluzione interessante avendo attori che si muovevano a velocità differenti , ma che dovevano interagire tra loro… quando vedrete il film capirete..
Un nuovo bullet time a distanza di vent’anni da quella tecnologia che ha rivoluzionato il cinema? Davvero interessante e non vediamo davvero l’ora di vederlo.
Naturalmente però ora non possiamo non chiederti di Keanu e Carrie.
Keanu e Carrie Ann sono persone carinissime, disponibili, gentili, simpatiche. Devo ringraziarli per la loro gentilezza.
E ora la domanda da cento milioni di dollari. Puoi dirci se sono previsti altri film della saga di Matrix?
Ci sarà un altro Matrix?…domanda difficilissima… non saprei come rispondere. Una parte di me spera di no, un’altra parte spera di sì… chissà…
Daniele e Lana Wachowski
Infine, se dovessi definire Matrix Resurrections con poche parole, come lo definiresti?
Questo film è una “storia di amore”
Ma anche… un’opportunità.
Un’altra opportunità!