La caduta di Hyperion
La trama scorre in modo lineare (ma non per questo meno avvincente), finché Simmons non introduce un elemento soltanto accennato in Hyperion, le Intelligenze Artificiali del Nucleo, conferendo al suo romanzo connotati decisamente cyberpunk. Nel primo volume della Saga apprendiamo che l’Egemonia ha stretto un patto con le IA, in base al quale gli umani possono disporre del teleporter, rivoluzionaria tecnologia che consente il passaggio immediato fra i mondi della Rete. Tutto però ha un prezzo…
E così ciò che sembrava moralmente chiaro e definito (da una parte i “cattivi” Ouster, dall’altra i “buoni” dell’Egemonia) viene sconvolto da una variabile che spinge i lettori a riconsiderare tutto con occhi diversi. Che ruolo hanno le IA nello scacchiere delineato dall’autore’ Sono effettivamente al servizio dell’Uomo’ Chi è il vero nemico’
Scorrendo le pagine del romanzo, scopriamo che se lo scopo dei pellegrini è quello di avvicinarsi alla divinità (lo Shrike), l’obiettivo delle macchine è quello di conoscere Dio… o, se non ci si riesce, crearlo. Grazie al cìbrido Keats, inviato da una fazione di IA favorevoli alla convivenza pacifica con la razza umana, l’Egemonia riesce a scoprire i progetti delle macchine: realizzare l’Intelligenza Finale e…
Il tempo stringe. Il passo successivo consiste nel sapere dove si trova il Nucleo. In seguito ad un viaggio all’interno della Matrice (il secondo, dopo quello intrapreso insieme ad uno dei pellegrini, la lusiana Brawne Lamia) e l’incontro con l’intelligenza Ummon, John Keats svela l’ultimo mistero e decide di sacrificarsi per il bene dell’umanità.
il Nucleo risiede negli interstizi bui fra i teleporter. Le IA credono di essere i nostri padroni. Finché la Rete esiste, finché la nostra amata Egemonia è collegata da teleporter, saranno i nostri padroni.
La conseguenza di tale scoperta è drammatica. Per sopravvivere, l’uomo deve agire contro ciò che gli ha consentito di colonizzare la galassia e di progredire. Un nuovo medioevo è alle porte’
L’unica speranza di salvezza risiede nei viaggiatori in pellegrinaggio allo Shrike e nel loro legame con John Keats. Se quest’ultimo è “Colui Che Viene Prima”, fra i pellegrini si nasconde una figura messianica scelta per essere allevata in un futuro dove la guerra finale infuria fra le IA generate dal Nucleo e lo spirito umano. Ma non è tutto. Tale messianismo appartiene anche ad un altro personaggio, non ancora nato, frutto dell’amore fra Brawne Lamia e il cìbrido Keats, l’unione di spirito umano e logica IA: Aenea ricoprirà un ruolo fondamentale nei successivi due romanzi, diventando “Colei Che Insegna” e mettendo in moto idee che saranno vitali anche fra diecimila anni.
La galassia descritta da Dan Simmons è realistica e credibile. I mondi dell’Egemonia rappresentano su scala interplanetaria le culture e le società della nostra Terra: dal bucolico Mondo di Barnard al sofisticato pianeta iper-urbanizzato di Vettore Rinascimento; dall’alveare umano di Lusus a Tau Ceti Centro, cuore dell’Egemonia, sede del governo capeggiato dalla brillante e cinica Meina Gladstone. Ovviamente il pianeta più affascinante è Hyperion, mondo ammantato di mistero e leggenda che personalmente mi ha suscitato le stesse contrastanti emozioni di Arrakis, il pianeta desertico di Dune.
In conclusione, la caduta di Hyperion è un libro complesso, che fa proprio il retroterra cyberpunk e la contrapposizione dickiana uomo/macchina, per poi presentare una visione del futuro inquietante ed ammonitrice. Come il grande pubblico ha già apprezzato nella Trilogia di Matrix (che però viene dieci anni dopo i libri di Simmons), la tecnologia è un’arma a doppio taglio. Da una parte ci aiuta e ci facilita nelle cose della vita quotidiana. Dall’altra ci de-umanizza. Il futuro dipende dal rapporto che si instaurerà fra gli uomini/creatori e le macchine/creature. Come nei rapporti fra gli esseri umani, la risposta è una sola: tolleranza.