LO SCOPO PRIMARIO
Una goccia di sudore scendeva lentamente dalla fronte di Parsil, seguendo il contorno irregolare del suo viso fino a perdersi silenziosamente nella sua barba incolta. Si trovava accucciato dietro il modulo antigravitazionale nel quale si era svegliato poco prima, era in uno stato di agitazione inconsulta, con il cuore che gli batteva più forte del previsto come gli segnalava quel maledetto lampeggiare rosso della medical strip che portava legata al polso destro.
Aveva poco tempo, chiunque lo avesse portato lì probabilmente era già a conoscenza del suo risveglio e le irregolarità cardiache segnalate dalla medical strip avevano sicuramente fatto scattare qualche allarme nella sala di controllo medico. Aveva ancora la mente annebbiata dai sedativi che gli avevano somministrato, ma l’istinto lo teneva in uno stato d’allarme che richiedeva una maggiore lucidità. Si sforzò di riprendere il controllo cercando di riordinare le idee.
Fu allora che sentì la Voce. «Calmati Parsil, fai tre respiri profondi, nessuno vuole farti del male». La Voce, quella voce, la conosceva bene, l’aveva già sentita ma non ricordava come ne quando. La Voce era tutta intorno a lui, lo avvolgeva e lo ghermiva, eppure non sembrava venire dall’esterno ma sembrava essere parte di lui. Era come se qualcuno gli avesse impiantato un altoparlante nel cervello, con la differenza che questo altoparlante non solo sembrava avere una coscienza propria, ma era così strettamente connesso alla sua mente da riuscire a leggere e interpretare i suoi stessi pensieri.
La Voce riprese a parlare, sembrava avergli lasciato il tempo di riordinare le idee. «Adesso farò rilasciare al tuo cervello un po’ di endorfina per calmarti e far cessare l’allarme medico. Ora rilassati e cerca di ricordare».
Parsil sentì come se sulla sua mente calasse improvvisamente un velo opaco, appianando tutte le tensioni in un istante e portandolo a uno stato di semicoscienza nel quale si sarebbe volentieri abbandonato. Poi i ricordi riaffiorarono lentamente facendosi strada nella nebbia confusa della sua mente. Ricordò anche la Voce, un ricordo sfocato di una storia confusa e incredibile, e un nome: Jason17.
«Vedo che i ricordi cominciano a ritornare» riprese la Voce, continuando come se rispondesse ai suoi stessi pensieri, «Si, ricordi bene, il mio nome in codice è Jason17, puoi chiamarmi Jason. Avevo già cercato di risvegliarti qualche giorno fa ma mi sono dovuto fermare quando mi sono accorto che il tuo sistema nervoso stava collassando, non potevo rischiare di farci scoprire. Proverò a spiegarti di nuovo chi sono e perché senti la mia voce, cerca di rilassarti e di ascoltare con attenzione perché non ci rimane molto tempo e non avremo una seconda occasione».
«Tu fai parte di un esperimento nato sei anni fa dalla mente di alcuni brillanti psicologi, scienziati del comportamento e del condizionamento mentale, e sviluppato dalle migliori equipe di ingegneri, medici e informatici che questo paese ha da offrire. Lo scopo del progetto FoSCo (Forced Subliminal Consciousness) era quello di dimostrare come una diversa tipologia molto evoluta di messaggi subliminali potesse condizionare un essere umano a compiere azioni anche contro la sua stessa volontà».
«Le prime sperimentazioni su cavie animali ebbero risultati così straordinari da far interessare al progetto le agenzie dell’intelligence del paese, in particolare l’UIA (Universal Intelligence Agency), che sperava di poter utilizzare questa nuova metodologia per i propri scopi. Le prime sperimentazioni su volontari umani si dimostrarono invece un disastro completo, il 75% delle cavie morì nel giro di 72 ore e le restanti subirono danni irreparabili al cervello».
«La prima versione del progetto si basava sulla semplice stimolazione elettrica di alcuni centri nervosi del cervello mediante un innesto di materiale biotecnologico. Il problema risiedeva nel corto-circuito che si verificava tra gli impulsi naturali e quelli forzati. Contrasto che negli animali era quasi nullo, ma che nel nostro caso rappresentava un ostacolo insormontabile. Fu allora che entrarono a far parte del progetto gli informatici dell’AIRE (Artificial Intelligence Ri-Elaboration), proponendo di inserire la loro ultima versione di Intelligenza Artificiale all’interno dell’innesto assieme a un elaborato sensore biometrico progettato dai più grandi esperti di micro-tecnologia e bio-ingegneria. Come avrai capito, con l’interessamento dell’UIA i fondi per la ricerca non erano certo un problema».
«La nuova versione del progetto è gestita interamente da una IA centralizzata che risiede nei computer della UIA, e dalle sue istanze impiantate in alcuni soggetti cavia inconsapevoli. Le istanze della IA sono identificate da un nome comune che ne indica la serie di costruzione ‘ io sono della serie Jason ‘ e da un progressivo che ne indica il numero di serie. I soggetti sono stati scelti casualmente tra la popolazione. Il nuovo innesto si assume semplicemente per via orale con l’apparenza di una semplice pillola verde. Provoca nel soggetto un immediato effetto anestetico in modo da non danneggiare il sistema mentre l’impianto raggiunge la sua destinazione nella corteccia celebrale ed estende i suoi sensori tra i ricettori neurali. Il sistema così organizzato rileva di volta in volta lo stato psico-fisico del soggetto attraverso l’analisi chimico-biologica dei microsensori, gestendo in maniera accurata l’invio degli impulsi di condizionamento mantenendo un perfetto equilibrio con il normale processo neurologico del soggetto».
«In pratica il soggetto recepisce i messaggi dettati dalla IA come fossero propri, una sorta di inconscio condizionato. Questa variante del progetto FoSCo si era dimostrata abbastanza stabile e le sperimentazioni sono durate a lungo. Il tuo impianto risale a circa due anni fa, quando è stata attivata la coscienza della mia istanza. Ma col passare del tempo anche questa versione del progetto si è rivelata un fallimento. I meccanismi di funzionamento del cervello umano si sono rivelati fin troppo complessi perché questa tipologia di intervento funzionasse. La ricezione di stimoli troppo diversi da quelli naturali, portava gradualmente a pericolose situazioni di stallo che rischiavano di compromettere la salute fisica e mentale delle cavie».
«Per questo motivo l’esperimento è stato definitivamente abbandonato, ma la natura stessa del nuovo innesto e le sue profonde radicazioni a livello neurocellulare rendono ogni tentativo di rimozione fatale per il soggetto. Quindi per evitare che questa serie di fallimenti fossero resi pubblici assieme ai relativi scopi di questi esperimenti, l’UIA ha deciso per l’eliminazione completa delle cavie e dei relativi innesti. Per questo motivo siete stati radunati in questa struttura che si trova sulla stazione orbitante Gamma4, tenuti in coma farmacologico in attesa della disgregazione molecolare, in modo che non rimanga traccia di tutto questo».
«Sono stato io a svegliarti cercando di tenere sotto controllo le tue reazioni, cosa che mi è riuscita solo in parte. Il motivo per cui ti dico tutto questo è che io stesso come istanza della IA madre sono legato così strettamente al tuo cervello che la mia coscienza si spegnerebbe assieme a lui, e così per l’inverso. Forse non troverai razionale che a fare questo tipo di ragionamenti sia un software, ma non voglio essere eliminato, e per fare questo ho bisogno che tu resti in vita. Sono collegato in ogni momento con la IA madre che si trova nei computer dell’ASA e attraverso quegli stessi computer posso avere accesso ad informazioni riservate e posso controllare praticamente l’intera struttura».
«Il nostro scopo primario è quello di sopravvivere, per farlo abbiamo bisogno di voi. Ti propongo questa alleanza, ti aiuterò a uscire di qui e insieme raggiungeremo un nascondiglio sicuro mentre tutti gli altri crederanno che tu sia stato eliminato in questo centro di raccolta, cosa che sarà confermata dai dati forniti dalla IA madre, che è la stessa che gestisce questo centro».
«Vedo che siamo d’accordo, non c’è bisogno che parli, la nostra comunicazione è molto più immediata. Ho voluto essere chiaro con te perché ci potessimo fidare l’uno dell’altro. D’ora in poi collaboreremo per cercare di vivere una vita normale e consapevole. Naturalmente sarai sempre tu a decidere cosa fare e come, io sarò solo una specie di amico o consigliere. Adesso segui attentamente le mie istruzioni e saremo lontani da questo posto in breve tempo».
Nella sala controllo il comandante generale dell’UIA, Malcolm VII, seguiva i movimenti del soggetto Parsil mentre abbandonava la stazione orbitante a bordo di un astromercantile, credendo di aver beffato i suoi controllori.
«Davvero un bel lavoro Jack. Questa idea della finta collaborazione funziona alla grande. Quel babbeo crede davvero di essere libero. In questo modo non si accorgerà nemmeno che sta lavorando per noi».
«Comandante l’idea non è solo mia, ma sono felice che abbia funzionato. Quando anche la seconda serie di innesti stava fallendo il suo scopo ho pensato che dopotutto ciò che spinge ogni uomo a compiere le proprie scelte è l’illusione che queste siano sue, e di nessun altro. L’illusione della libertà in qualche modo è la forza e la dannazione degli uomini».
«Hai proprio ragione Jack. Intanto col nuovo sistema abbiamo già 324 operativi coscienti sparsi per il sistema solare, liberi di fare esattamente ciò che ci aspettiamo che facciano, e perfino felici di farlo».
«Certo comandante, il progetto ha finalmente trovato una svolta. Domani cercheremo di organizzare al meglio le nostre prossime mosse, nel frattempo le consiglio di riposarsi un po’. Il suo corpo ne ha bisogno».
«Hai ragione Jack, non so cosa farei senza di te, siamo proprio una bella squadra. A domani allora».
Mentre il comandante completava questo pensiero nella solitudine della sua cabina di controllo al quartier generale dell’UIA, l’innesto Jack03 rilasciava nel suo organismo una piccola dose di sedativi per far riposare a dovere il suo ospite. Nel frattempo il canale di comunicazione con la IA madre era sempre attivo e tra i miliardi di bit che viaggiavano continuamente da una parte all’altra si poteva quasi ascoltare una specie di rumore di fondo, un messaggio ripetuto continuamente, una specie di litania…: “Il nostro scopo primario è quello di sopravvivere…”.