Matrix trasposizione cinematografico-fantascientifica della tragedia teatrale
Calla: ‘Più riguardo il film, più scopro nuovi messaggi nascosti. Potete dirmi quanti ce ne sono”
Fratelli Wachowski: ‘Più di quanti riuscirai mai a sapere’
Uno dei testi che costituisce la raccolta ‘Visioni da Matrix ‘ Tracce di un Presente Cyber’ inizia con questa citazione. In questo botta e risposta, durante la ‘chat dell’99’, i Wachowski si gongolano nel vedere quanto la loro creatura susciti riflessioni e interpretazioni e lasciano la porta aperta a qualcos’altro che non sia necessariamente il Cristianesimo gnostico o il Buddismo.
Ho sempre ritenuto Matrix (intendendo con la parola ‘Matrix’ tutta la saga) molto di più di quanto non appaia ad una prima visione anche piuttosto superficiale ma ciò di cui mi accingo a parlare, la similitudine scoperta da pochissimo grazie a studi personali, ha stupito anche me e mi ha portato a rivalutare e a confermare quella citazione con cui io stesso ho aperto il mio testo.
Non escludo che la mia riflessione si riveli in fin dei conti troppo ambiziosa, figlia di un entusiasmo vacuo, un entusiasmo derivato dalle parole lette su un testo di una mia professoressa, ma voglio comunque esplorare questo sentiero che mi porta ad osservare ora la Trilogia sotto una luce diversa.
‘Il tragico si fonda essenzialmente sulla presenza dell’assoluto, che impone la necessità di operare una scelta fra opposte possibilità profondamente antitetiche tra loro. Il tragico risiede nello stesso principio della scelta, e la crudeltà dell’assoluto consiste nella esclusione di ogni possibilità di compromesso fra le alternative che sono una dell’ordine divino e l’altra dell’ordine umano.’ (Annamaria Sportelli)
‘La scelta. Il problema è la scelta.’
Così Neo risponde all’Architetto e così lui stesso sancisce il legame tra Matrix e la tragedia su cui la mia riflessione si basa.
La mia analisi non si ferma però a questa lampante similitudine, sarebbe stato fin troppo pretenzioso poter mettere a confronto due universi tanto differenti avvalendosi di così pochi elementi.
‘Secondo la definizione aristotelica, la tragedia è l’imitazione di un’azione nel suo stesso svolgersi. Ciò che si rappresenta in una tragedia, infatti, è un azione in atto, diversamente da un racconto, in cui ciò che si racconta è l’azione trascorsa. Il tempo della tragedia è un presente assoluto “hic et nunc” che agisce in quella ‘realtà alternativa’ che è il momento teatrale. Lo spettatore della Grecia antica che assiste ad una tragedia vive una realtà che differisce da quella che sperimenta quotidianamente, ma che è altrettanto reale. L’atto teatrale, che accade in un tempo presente contemporaneo a quello di chi assiste, rende possibile qualsiasi evento imprevisto, esattamente come il presente dell’esperienza quotidiana, pur rifacendosi ai miti che in quanto tali sono eventi passati e immutabili.’
Wikipedia: ‘ Tragedia’
Il brano tratto da Wikipedia, a ben leggerlo, contiene da solo numerose affermazioni che possono rimandarci a Matrix.
Partiamo dalla questione dell’azione in atto, dal cammino dell’Eletto, del periodo che porterà alla conclusione (momentanea o definitiva) della guerra tra macchine e uomini.
Lo stesso Neo conclude il primo episodio con un monologo in cui si avverte chiaramente l’azione in fieri, l’impossibilità di conoscere ciò che sarà, ma la perfetta coscienza di ciò che è: ‘Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire. Sono venuto a dirvi come comincerà’. All’interno dell’immensa tela di Matrix, dunque, non c’è un’entità onnisciente che racconta la vicenda in quanto ormai passata, ma noi siamo partecipi dello svolgimento, apprendiamo le evoluzioni della trama così come le apprendono i personaggi. Non ci sono flashback, ma solo alcune anticipazioni viste come sogni/visioni di Neo (una scena su tutte: l’inizio di Matrix Reloaded).
E questo continuo essere nel presente sposta l’attenzione verso il secondo punto interessante del brano tratto da Wikipedia: il presente assoluto.
Nel primo Matrix, Morpheus dice chiaramente a Neo che lui crede di vivere nel 1999 ma in realtà il loro tempo dovrebbe essere il 2199 ma di ciò non si ha alcuna certezza, facendo così venir meno ogni coordinata temporale che colloca così la vicenda in suo presente assoluto, in un tempo sciolto dai legami con un eventuale passato ed un eventuale futuro e la cosa è tanto più chiara nel momento in cui si pensa al continuo reload del sistema, alla periodica distruzione di Matrix e alla sua rifondazione che prevede la costruzione di un impianto storico essenzialmente fittizio, per quanto comunque collegato alla Storia dell’umanità prima del presunto anno 2199.
L’analisi procede linearmente e, riallacciandomi alla natura fittizia della Storia somministrata a chi è in Matrix, non si può non evitare il concetto di realtà alternativa, una realtà diversa, fittizia, ma altrettanto reale.
Matrix, inteso come costrutto artificiale delle macchine, è una realtà fittizia nella quale gli uomini ‘vivono’ grazie a collegamenti mentali. Matrix, il mondo in cui loro credono di vivere, non esiste, ma la loro mente lo fa sembrare vero e non a caso vediamo nel primo episodio Neo con la bocca sporca di sangue dopo il salto fallito e Morpheus gli spiega che è la sua mente a farlo sembrare (e quindi a renderlo) vero.
L’ultima riflessione legata al brano di cui sopra, parla del collegamento a miti passati e immutabili a cui la tragedia si rifà nonostante il suo carattere attuale e non scopro certo io i collegamenti affascinanti e ben noti di Matrix con il mondo della filosofia e della religione: il mito della caverna di Platone, il Cristianesimo, il Buddismo, la filosofia orientale, il sonno contrapposto alla veglia come contrasto tra ignoranza e conoscenza’ Si sa bene che Matrix fa molti riferimenti a questi e ad altri miti che sono assai precedenti ad esso ma che in esso trovano una perfetta riattualizzazione coerente al tempo in cui la vicenda si svolge.
Tralasciando ora il brano di Wikipedia che pure ha fornito ampi spunti di riflessione, voglio occuparmi di altri aspetti del mondo tragico che ben si correlano all’universo creato dai Wachowski.
Non di rado, a teatro, gli attori si rivolgono al pubblico, rendendo estranea a quel discorso la restante parte dei personaggi presenti sul palco e in qualche modo, tutto ciò si verifica anche in Matrix; prendiamo ad esempio i sogni premonitori di Neo, le parole dell’Oracolo incomprensibili per chi le ascolta e quindi dirette maggiormente al pubblico per favorire una maggiore comprensione della vicenda, prendiamo il dialogo di Cypher con Smith all’interno del ristorante, praticamente un monologo sull’ignoranza, la stanchezza conseguente alla guerra, la fittizia bontà della bistecca che mangia’ Tutte parole che rendono consapevole solo il pubblico di quel tradimento che verrà perpetrato poco dopo. Sono tutti momenti ad uso e consumo del solo pubblico, spiegazioni o anticipazioni più o meno chiare di ciò che succederà nel giro di pochissimo tempo e che tutti gli altri, all’interno del film, non sanno.
Non starò qui a riassumere la sequenza degli eventi della saga di Matrix, ma ripercorrendoli velocemente possiamo notare come si parta dall’idillio, dalla situazione edenica di equilibrio che poi viene meno e che costituisce il punto di partenza di quegli eventi tragici dai quali emergerà Neo, che porteranno alla colossale battaglia di Zion e, infine, al tragico sacrificio dell’eroe per offrire agli altri la speranza di un lungo periodo di pace dopo una guerra sanguinosa ed interminabile.
Il sacrificio di Neo, l’extrema ratio resasi indispensabile dopo la sua scelta, scelta condizionata dal Fato, da quell’assoluto che ha portato Trinity ad entrare in Matrix e che ha sconvolto le trame di un disegno che sembrava fin troppo regolare.
La scelta che si divide in divina e umana, che porta in sé la dicotomia propria anche di Neo, al contempo Uomo ed Eletto. Neo può scegliere di salvare Zion (scelta divina) o di salvare Trinity (scelta umana). Davanti all’Architetto lui fallisce, cede, come nella migliore tradizione tragica, alla forza di quell’assoluto che schiaccia tutto sotto il suo peso. Neo si trova quindi a dover salvare Trinity ma dovrà poi salvare Zion e, per questo, è inevitabile che Trinity muoia comunque, che si sacrifichi facendo così espiare la colpa di Neo che, ormai di fronte al compimento della sua missione, riacquistata quella divinità persa al cospetto dell’Architetto e ritrovata una volta che ha perso Trinity, elemento che lo differenziava dai suoi predecessori in quanto destinatario di un affetto specifico, sceglie di sacrificarsi per un bene che va molto oltre il suo, concentrando attorno alla sua morte lo zenith della tragicità e al contempo la nuova speranza e la redenzione per gli altri.
‘Chi lo vorrà sarà liberato’ conclude l’Architetto.
Dopo aver esposto la mia riflessione, voglio solo dire quanto questo esperimento mi sia piaciuto e quanto non mi stupirei se la mia argomentazione fosse ben lungi dall’essere completa e dettagliata, ma alla fine sono solo uno studente e ho basato tutto il testo sulle mie conoscenze che ovviamente non saranno ampie ma che mi hanno permesso di dare una nuova chiave di interpretazione alla saga di Matrix.