Speed Racer: Un bellissimo insuccesso’
Le origini.
Prima di cominciare questo viaggio a bordo della Mach5 è importante sapere che ‘Speed Racer’ non è altro che una trasposizione dal vivo dell’anime creato negli anni 60 da Tatsuo Yoshida, uno dei più importanti precursori dell’animazione giapponese. L’ingenuo cartone animato, che giunse in Italia solo negli anni 80 con il titolo “Super auto Match 5”, nonostante trattasse tematiche piuttosto improbabili, divenne subito un anime di culto proprio per la sua semplicità ed immediatezza.
Un atto d’amore.
Joel Silver, che tra l’altro indossa spesso completi tanto stravaganti da far impallidire il più colorato dei cartoni animati, teneva chiuso nel cassetto da moltissimi anni il sogno di concretizzare al cinema l’anime di Yoshida, ma in effetti nessuno riuscì mai a sottoporgli un’idea veramente convincente. Le colpe o i meriti del risultato finale, dunque, vanno in realtà imputati a quei due geniali bamboccioni dei Wachowski’ Ebbene si, perché i fratelloni di Chicago durante la loro infanzia hanno amato il vecchio anime a tal punto da persuadere zio Silver nel produrli senza indugi. Per comprendere il livello di fissazione dei Bros per l’originale basti pensare che il Comandante delle unità Apu dell’innovativa Saga di Matrix si chiama proprio come il protagonista di Speed Racer in lingua originale, ossia Mifune.
Tecnicamente innovativo.
Che ci crediate o meno, Speed Racer, risulta un cartone animato dal vivo a tutti gli effetti. Gli inventori di Matrix d’innovazioni in questa pellicola ne hanno apportante veramente tante ma probabilmente molti spettatori non se ne accorgeranno neppure, proprio perché il tutto funziona perfettamente all’unisono. Mancanza di profondità nei fondali, campi totalmente a foco, tinte caleidoscopiche, gamme intermedie opportunamente annullate, linee cinetiche e set fumettosi a 360°; gli elementi tipici dei vecchi anime si fondono in maniera talmente perfetta con quelli reali da renderne indistinguibili i confini.
Artisticamente elegante.
Azione frenetica, ritmo incalzante, primi piani e campi lunghi mai concepiti prima, sorprendenti sovrapposizioni di sequenze e flashback adoperate come stacchi, in sostanza una concatenazione di creatività pura. Senza ombra di dubbio si può affermare che le gare e le scene d’azione divertono sia per la loro assurdità, sia per la loro buona dose d’ironia, che per la loro magnifica realizzazione.
Una storia semplice.
Speed Racer, eccettuati alcuni riferimenti alla corruzione delle corse e delle industrie automobilistiche, fondamentalmente racconta una storia molto, molto semplice. Del resto lo si sapeva da tempo, Speed Racer sarebbe stato prodotto e concepito per le famiglie ed un pubblico giovanissimo. A conferma ciò, la miriade di gadget commercializzati, happy meal compresi, e lo stile narrativo più simile ad un cartoon di Hanna & Barbera che dei moderni anime giapponesi. Ma tutto ciò è vero fino ad un certo punto, in quanto il cartoon originale in effetti i Bros l’hanno reso dal vivo per ciò che era, ossia uno dei primissimi anime che si rifaceva agli inverosimili gadget dello 007 in voga a quei tempi e privo di riflessioni cupe e mature dei cartoni attuali. Dunque una vicenda in sé molto semplice proprio per derivazione, mentre se volgiamo sono proprio le competizioni ad esser state sorprendentemente rese superiori alla tradizione.
Un flop annunciato.
Il nuovo film dei Bros è costato 120 milioni di dollari ed attualmente ne ha incassati solo un’ottantina. Pertanto se Speed Racer è un film così divertente, adrenalinico, pieno di talento e d’innovazioni artistiche che tratteggiano la linea di partenza per il cinema del futuro, perché mai ha incassato meno di quanto è costato’
Certo il film è bello ma non è perfetto; di fatto è un po’ troppo slungato a causa di alcuni punti leggermente soporiferi sui valori famigliari e sulla corruzione del sistema, che si potevano benissimo evitare. Ma non sono certo queste imperfezioni a decretare il flop di un film tanto innovativo e rivoluzionario. Quindi quali possono essere le reali cause’
Secondo alcuni critici il film non ha incontrato i gusti famigliari in quanto è un film che punta tutto sull’azione pura e al contempo non ha soddisfatto pienamente i fans dei Bros di Chicago proprio a causa dello stile narrativo troppo fanciullesco. Per altri la pellicola punta troppo sugli effetti visivi a discapito di una vicenda troppo semplicistica, ma come abbiamo già detto la storia rispecchia le origini proprio per l’affetto dei registi per la serie animata. Altri ancora lo definiscono un lungometraggio troppo audace per i nostri tempi, del resto le innovazioni sono spesso difficili da digerire. Quasi certamente le vere cause sono molto più semplici, del resto un gruppo d’esperti americani aveva previsto con largo anticipo una scarsa affluenza nelle sale a causa del fatto che i ragazzini di oggi non conoscono affatto il cartoon originale. In poche parole i diritti dell’anime detenuti da Silver da circa 20 anni dovevano esser sfruttati molto tempo prima ma purtroppo la tecnologia e la genialità dei Wachowski a quei tempi non erano ancora disponibili.
In Bluray un acquisto obbligato.
Ai tempi in cui i lettori Dvd erano ancora poco diffusi The Matrix fu il primo Dvd a vendere un milione di copie proprio per le sue innovazioni visive. Ad oggi siamo quasi nella stressa condizione, il Bluray- Disk, che si è imposto come nuovo supporto di riferimento per l’alta definizione a discapito dell’Hd-dvd, comincia a diffondersi nelle case di tutto il modo grazie anche alla vendite della Ps3. Chi possiede un lettore ad alta definizione o una console di nuova generazione sa bene che, nonostante siano sempre più numerose le pubblicazioni di pellicole nel nuovo formato, manchi effettivamente un film che sfrutti al meglio questa nuova tecnologia. Ebbene chi ha avuto modo di apprezzare Speed Racer al cinema si è reso indubbiamente conto che il nuovo film dei Wacowskis ha raggiunto e superato i confini dell’alta definizione e non mancherà di certo l’acquisto in Bluray- disk di questo nuovo punto di partenza per il futuro dell’home video next-gen.
Recensione a cura di Nevelatte