The Experiment
– è più di un’ora che ci muoviamo allo scoperto ‘ disse uno degli uomini, rompendo il silenzio che ne accompagnava i movimenti ‘ dovremmo esserci ormai –
– è vero ‘ continuò un altro ‘ dovremmo già averli avvistati –
Il capitano Cyrus si avvicinò ai due uomini e li guardò con uno sguardo truce, fisso nei loro occhi spaventati. Un breve singolo sguardo che bastò a far zittire i due uomini che ripresero immediatamente a marciare a capo chino.
Cyrus li guardò avanzare, spostò il mozzicone di sigaro che teneva tra i denti, da un angolo all’altro della bocca e si mosse verso Sint che si trovava in testa al gruppo
– allora’ ‘ chiese al suo fedele secondo
– l’ultima rilevazione del radiofaro della Proud indica che la sua posizione è a circa un miglio da qui. Purtroppo però il segnale di emergenza si è spento, quindi non posso fare una rilevazione esatta e non posso dirti il punto preciso dove trovare quella maledetta nave. ‘ rispose Sint quasi scusandosi
Cyrus gli diede una pacca sulla spalla e un’occhiata d’assenso e si girò a controllare la posizione dei suoi uomini. La maggior parte di loro era addestrata a queste missioni di salvataggio, ma tali missioni si erano sempre svolte nei canali sotterranei, alla ricerca di uomini e navi disperse nelle immense cavità del sottosuolo a causa di avarie o di attacchi delle sentinelle.
Quella però era la prima volta che si trovavano ad agire sulle superficie e ciò li rendeva particolarmente nervosi. Si sentivano esposti e vulnerabili e i fulminatori che stringevano saldamente, non li aiutavano a stare meglio.
Ad un tratto un sordo rumore metallico li fece voltare alla loro sinistra e un muto grido di terrore si levò da alcuni di loro. Diverse sentinelle erano apparse improvvisamente e si stavano dirigendo minacciose verso lo sparuto gruppo di uomini. Cyrus gridò agli uomini di trovare riparo dietro le rocce e di stare pronti a far fuoco ma, prima che potessero trovare validi rifugi, furono sommersi dalla marea metallica. Cyrus abbattè una seppia con il suo fulminatore mentre due dei suoi compagni venivano trafitti e lanciati lontano dai nemici meccanici. Due sentinelle lo braccarono contemporaneamente e l’uomo sentì la morte accarezzargli il volto.
Fece fuoco verso una di loro, poi’il buio lo sommerse.
Continuava a ripensare alla giornata che era appena trascorsa.
Quel giorno rappresentava una prima profonda crepa nella magnificenza della vita che era riuscito lentamente e faticosamente a costruirsi. Un lavoro da altissimo dirigente presso una delle più importanti società del paese; un auto di lusso e una casa da favola. Ma soprattutto una famiglia unita e felice.
Le mani serravano quasi dolorosamente il volante della sua auto sportiva che sfrecciava rumorosamente sulla scia di asfalto che quotidianamente lo conduceva alla sua bella villa circondata da oleandri e da cespugli di rose. E alla sua splendida famiglia, una magnifica moglie che ogni notte lo attendeva tra le morbide lenzuola come se ogni volta fosse la prima, e una dolcissima bambina dai capelli setati che impreziosiva ogni giorno la loro esistenza con la sua adorabile vitalità fanciullesca.
Quella prima crepa aveva il volto contratto e indurito del Presidente della Methacortex, il capo supremo della società per la quale lavorava
– mi dispiace Phil ‘ ricordava ancora le parole del suo superiore che gli rimbombavano continuamente nella testa ‘ in questi anni hai svolto davvero un ottimo lavoro ma, come sai, i risultati dell’ultimo periodo sono stati di molto inferiori alle attese, per cui dobbiamo procedere ad una profonda riorganizzazione aziendale.-
Chiuso nel suo abito di tweed leggermente retrò, impreziosito da una elegante cravatta dai colori sobri e da un paio di mocassini di pelle che sfavillavano ai suoi piedi, si comportava come se fossero vecchi amici, ed anche il tono della voce era cordiale ed amichevole, nonostante il duro significato delle parole. Erano seduti uno di fronte all’altro sui comodi divani di pelle dell’ufficio del ‘vecchio’ come molti di loro chiamavano l’anziano dirigente.
– capisco ‘ fu l’unica cosa che riuscì a dire in tono pacato, prima di costringersi a tenere la bocca chiusa per non rischiare di inveire contro quell’uomo e contro quegli ingrati bastardi che si erano portati via tre anni della sua vita e che adesso lo liquidavano con un semplice grazie. Aspirò una lunga boccata dal grosso sigaro che teneva tra le dita, tenendo chiusi gli occhi per assaporare il gusto amaro di quel fumo e di quella grottesca situazione in cui era precipitato.
Era importante riuscire a mantenere un perfetto controllo di sé nonostante ciò che gli stava capitando. Conosceva i problemi aziendali, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe toccato a lui pagare, saldare il conto per errori commessi da altri.
La giornata era calda e luminosa, in perfetto contrasto con il suo animo tetro e lugubre, mentre con la sua auto imboccava il lungo viale alberato che lo avrebbe condotto a casa. Il peso che gli gravava sul petto gli fece scalare una marcia ed accelerare improvvisamente, con lo sguardo che rimaneva fisso e immobile sulla strada ma con la mente che continuava a vagare tra i fantasmi della sua giornata. Gli alberi sfrecciavano ai suoi lati e si dileguavano velocemente alle sue spalle, così come la vita che amava e che stava perdendo. Improvvisamente, apparve come dal nulla, proprio davanti a lui, un gatto che, lentamente e sornionamente, aveva deciso proprio in quel momento di attraversare la strada. Phil se ne accorse solo all’ultimo momento e cercò di scansarlo deviando alla sua destra, ma perse il controllo dell’auto che, divenuta oramai imbizzarrita, come un puledro selvaggio che scalcia e si dimena per non farsi montare, cominciò a sbandare paurosamente senza alcun controllo.
Una piccola figura dai capelli setati, che inforcava la sua piccola bicicletta colorata, si era fermata per assistere alla scena di quell’auto che era improvvisamente impazzita a pochi metri da lei e che adesso girava su se stessa come un’allegra trottola. La vide venire nella sua direzione e rimase immobile a guardarla come ipnotizzata da quello strano movimento.
Phil aveva smesso di cercare di controllarla e tentava solamente di aggrapparsi per non ferirsi quando, in un lampo, vide la sua piccola Katya, la sua piccola bambina ferma lì davanti come in attesa di essere colpita. Fu come se il cervello fosse attraversato da un esercito di aghi infuocati. Poi lo schianto.
Aveva la testa dolorante e le gambe tremanti quando uscì dall’auto barcollando. Gli occhi sgranati gli restituirono la visione della sua bambina che giaceva immobile in una chiazza di sangue. Si inginocchiò per terra incapace di gridare, incapace di muoversi, di pensare, di piangere, incapace di tutto. Le braccia gli penzolavano inerti lungo i fianchi, la bocca aperta da cui usciva un filo di saliva e gli occhi sbarrati fissi sull’orrore. Aveva ucciso sua figlia.
La gente cominciò ad accorrere e a rendersi conto dell’accaduto e subito grida di aiuto e di disperazione si diffusero attorno a lui, dentro di lui.
Rebecca fu una delle prime ad arrivare, del resto la loro villa era solo a pochi metri di distanza, e lei era preoccupata per sua figlia. Appena vide la macchina di Phil accartocciata accanto alla bicicletta di Katya cominciò a correre e a gridare, ad urlare il nome della loro figlioletta, mentre velocemente, la realtà le si mostrava in tutto il suo assurdo delirio.
Abbracciò il corpo della figlia, portandoselo al petto e cullandolo come in una tranquilla nenia. Le accarezzò dolcemente i capelli sporchi di sangue ‘ non preoccuparti tesoro ‘ le sussurrava pacatamente ‘ vedrai che non è niente –
In breve tempo la strada si riempì di persone, vicini di casa, passanti, semplici curiosi, che assistevano alla scena della distruzione di una famiglia, come un’ape che scruta con avidità il fiore da impollinare.
Phil riuscì a divincolarsi dalla stretta di alcune mani che compassionevolmente tentavano di aiutarlo, si allontanò barcollando di qualche metro ma finì per cadere in ginocchio sul prato verde vomitando tutto ciò che aveva in corpo. Avrebbe voluto vomitare se stesso, espellersi dal suo corpo, cancellare il dolore profondo, continuo e incessante che gli lacerava la mente e gli squassava lo stomaco.
Cercò faticosamente di rialzarsi ma finì nuovamente carponi fino a quando qualcuno lo prese di forza e lo stese su una barella. Gli iniettarono nel braccio una sostanza, forse un tranquillante che lo rese immediatamente privo di forze, ma che rese ancora più forte il tormento lancinante che lo pervadeva in ogni singola cellula del suo corpo. Cercò di strapparsi quelle cellule che lo tormentavano; desiderava ardentemente lacerarsi la pelle, eliminare la carne che lo rendeva ancora vivo mentre la sua piccola Katya era morta. L’unica cosa che ottenne però fu un rinnovato senso di frustrazione per qualcosa che non poteva ottenere!
Sentiva Rebecca molto vicina, ne udiva le grida disperate, percepiva distintamente il suo dolore come se si fosse materializzato accanto a lui e lo colpiva incessantemente con tutta la violenza di cui era capace. Lo chiamava assassino e gli urlava contro tutto il suo odio e tutto il suo disprezzo. Chiuse gli occhi e pregò ardentemente di morire.
Il tempo però scorreva inesorabile e la morte non si decideva a fargli visita. Si rannicchiò sulla barella come per rinchiudersi all’interno di se stesso, come a voler assecondare il dolore, ad unirsi con il dolore in una sorta di sposalizio lacerante. Una nuova breve vita in compagnia dell’angoscia più tetra, dell’orrore più cupo.
Si avvicinò un poliziotto che cominciò a fargli alcune domande che non riusciva a comprendere. Sentiva la sua voce ma non ne percepiva il significato quando, ad un tratto, i suoi sensi si ridestarono improvvisamente, come colpiti e trapassati da una scossa elettrica. Quell’uomo in divisa portava una pistola, un oggetto di cui aveva sempre avuto paura ma che ora gli sembrava come la più desiderabile delle cose. L’oggetto del più grande ed assoluto desiderio.
Il poliziotto, resosi conto dello stato catatonico di Phil, si voltò verso altre persone e questi ne approfittò immediatamente per tendere un mano ed afferrare, con una velocità di cui non pensava essere capace, la pistola lucente che giaceva invitante nella fondina.
Un breve sorriso si stampo sul suo volto nel momento in cui si portò la pistola alla tempia e premette il grilletto.
Aprì gli occhi ansimando e annaspando nel poco fiato che gli era rimasto. Il terrore e l’angoscia erano ancora presenti in ogni singolo atomo del suo corpo e il ricordo di ciò che era successo, indelebilmente chiaro e impresso nella sua mente.
Gli ci volle un pò di tempo per capire cosa era successo, per capire che non era morto con la testa fracassata dal proiettile, ma che invece era ancora vivo, incredibilmente vivo. Riordinare i pensieri e le emozioni non fu comunque semplice. Stava impazzendo, oppure cosa’
Cercò di non pensare al dolore che urlava dentro di sé e si concentrò sul suo stato attuale.
Era all’interno di una specie di stanza formata da tubi metallici e cavi di ogni genere, piena di strane apparecchiature che non aveva mai visto.
Cercò di muoversi ma si accorse che era immobilizzato a quello che a prima vista sembrava una barra di metallo freddo e levigato. Era completamente nudo ed in tutto il corpo erano inseriti i cavi di alimentazione che le macchine usavano con gli uomini rinchiusi nei Pod.
Girò lentamente il capo alla sua destra e vide altre barre di metallo come quella su cui era adagiato, e notò che in quella accanto a lui si trovava Sint, il suo secondo ed amico. Proprio il quel momento l’uomo si svegliò urlando e dimenandosi come colto da un attacco epilettico. Tremava convulsamente come una foglia spazzata dal vento, con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca.
– Sint, maledizione, calmati ‘ cercò di dire a quell’uomo sconvolto che, lentamente, stava riassumendo il controllo di se.
– così va bene ‘ continuò Cyrus ‘ respira lentamente’concentrati –
Sint finalmente riuscì a calmarsi, chiuse gli occhi e respirò regolarmente, quindi si girò verso il capitano ‘ che sta succedendo’ ‘ chiese con le lacrime agli occhi
– non lo so- rispose Cyrus che tuttavia cominciava a comprendere la tremenda situazione in cui si trovavano
– esperimenti ‘ disse improvvisamente una voce alla sua sinistra
Cyrus si voltò e vide un altro uomo nelle loro stesse condizioni, anche se notevolmente più pallido ed emaciato
– tu sei Smart ‘ chiese sconvolto ‘ il capitano della Proud’o sbaglio’ –
– si Cyrus, sono io, anche se immagino di non avere un bell’aspetto –
Cyrus non potè fare a meno di sorridere amaramente ‘ siamo stati inviati a cercarvi e a quanto pare vi abbiamo trovato ‘
– hai trovato solo me e purtroppo non puoi fare niente per aiutarmi ‘ rispose Smart
– che è successo agli altri’ – chiese ancora Cyrus ‘ e perché hai parlato di esperimenti’ –
– vuoi sapere che è successo ai miei compagni’ ‘ l’uomo chiuse gli occhi e fece un profondo sospiro. ‘ non saprei dirti quanto tempo fa, in quanto non ho più la nozione del tempo, siamo stati assaliti dalle sentinelle. Abbiamo cercato di resistere ma erano in troppe. Hanno sfondato lo scafo, sono entrate e hanno cominciato il massacro. Tutti coloro che erano nati a Zion e non avevano i fori di alimentazione sono stati uccisi, mentre io ed altri due uomini siamo stati catturati e portati qui. Io purtroppo ho resistito fino ad ora mentre i due miei compagni di sventura hanno avuto la fortuna di impazzire e quindi di essere uccisi. –
Ogni parola rappresentava per Cyrus una pugnalata al cuore. Cominciava a capire, ed una nuova ondata di terrore gli attraversò il cervello.
– di che esperimenti parli ‘ chiese lasciando che una tenue folata di speranza contrastasse la paura che lo attanagliava
Smart aprì gli occhi e lo guardò con un misto di pietà e sollievo per avere qualcuno con cui dividere la sua sorte ‘ un nuovo tipo di esperimenti che le macchine hanno deciso di fare con noi umani, con lo scopo, penso, di rendere Matrix ancora più efficiente ‘
– continua ti prego ‘ lo esortò Cyrus
– non fanno altro che collegarci ad una struttura informatica del tutto simile alla matrice. Dopo averci temporaneamente cancellato i ricordi della vita reale, ci innestano la simulazione di una vita normale, dopodiché ci sconvolgono con delle situazioni limite, al fine di farci provare ogni tipo di intensa emozione, dal terrore all’angoscia, dalla disperazione alla felicità, dall’ansia alla speranza. Voi avete appena provato una di queste simulazioni e vi assicuro che ce ne saranno altre, ancora peggiori se possibile.-
– ma perché lo fanno’ ‘ chiese ancora Cyrus, sempre più sconvolto e angosciato all’idea di rivivere le emozioni che aveva appena provato
– per capire in quali condizioni un corpo umano è in grado di produrre più o meno energia biochimica ‘ rispose Smart pensando alla fredda e crudele efficienza delle macchine. ‘ Analizzano la produzione di energia dei nostri corpi quando ci troviamo in queste condizioni limite e poi ci fanno tornare nel mondo reale per permettere ai nostri organismi, e alle nostre menti, di resettarsi e ricaricarsi in modo da essere pronti per il successivo test.
– Bastardi ‘ sussurrò Cyrus a denti stretti
– mi dispiace, ma ora è questa la vostra nuova realtà ‘ continuò Smart ottenebrato dalla sofferenza ‘ come me, adesso siete solo delle cavie, dei topi da laboratorio da vivisezionare fino a quando la vostra mente non cederà. Vi auguro solo che ciò avvenga presto.-