Un’epica intervista coi Wachowski e Tom Tykwer!
“Un’epica intervista coi Wachowski e Tom Tykwer: da Cloud Atlas a Jupiter Ascending.”
Mi sento come un tizio che ha cacciato il Bigfoot per un decennio e che ha finalmente, assolutamente e completamente provato l’esistenza del Bigfoot e che, oltre ciò, è rimasto scioccato nell’accorgersi che il Bigfoot è in realtà formato piuttosto da un’intelligente e divertente coppia di nerd appassionati di fantascienza di Chicago.
Dopo tutto, all’inizio del 2012, Andy e Lana Wachowski erano un completo mistero per me. Attualmente sono diventati dei personaggi molto più di spicco, stando in prima fila e al centro dell’attenzione, come mai prima d’ora, dato che si preparano ad aprire la scommessa più originale che abbiano fatto finora, ‘Cloud Atlas’, che hanno co-diretto, co-scritto e co-montato col regista del film ‘Lola Corre’, Tom Tykwer. Hanno raccolto il denaro in maniera indipendente e distribuiranno il film con la Warner Bros. il 26 ottobre negli USA, dopo la première al Toronto Film Festival agli inizi di settembre ed una proiezione segreta al Fantastic Fest alla fine del mese.
Quindi proprio adesso quel mistero non è più tanto misterioso come lo era un tempo e, nel corso dell’avvenimento, ho avuto la possibilità di parlare del nuovo film, dei loro precedenti lavori ed anche di ciò che ci possiamo aspettarci da ‘Jupiter Ascending’, il loro prossimo film fantascientifico. In sostanza, ho avuto un faccia a faccia col Bigfoot e ho ricevuto tutte le risposte che avrei voluto ricevere ed anche di più.
La gente dovrebbe sentire quando questi ragazzi parlano e si emozionano riguardo qualcosa che hanno realizzato. Penso che ‘Matrix’ rimanga uno dei più grandi film pure pop di sempre, uno smisurato pugno che si infrange su un punto morto, ed io rispetto il modo in cui hanno messo in piedi il mondo che hanno riproposto poi in giochi, sequel e film animati. Ho scritto di questi film ed anche di ‘Speed Racer’ e ‘V Per Vendetta’ e, nonostante tutto, hanno sempre cercato di non dare abbastanza nell’occhio. Il lavoro ha voce propria, e i Wachowski erano solo nomi sullo schermo per la stragrande maggioranza del loro pubblico.
Come per tutti quelli che hanno familiarità coi loro lavori, sapevo alcune cose sul loro conto. Ovviamente ci sono i film che ho visto e ho letto molte delle loro sceneggiature mai pubblicate, come ‘Carnivore’, ‘Plastic Man’ ed ‘Assassins’, che erano radicalmente differenti sulla carta rispetto a quanto non lo fossero sullo schermo, ed anche prima che riuscissero a produrre una delle loro sceneggiature, già mi piaceva il loro sobrio stile di scrittura. Ho letto molte sceneggiature e loro sono sempre stati divertenti come lettura, indipendentemente dal soggetto. E’ un caso che riguarda una voce che diventa più importante della storia che la voce stessa narra.
Sul lato personale, sapevo che ci tenevano intensamente alla loro privacy ed erano famosi per essere timidi con la stampa e sono arrivato ad indovinare che almeno uno dei motivi di questo loro atteggiamento era quello dovuto alla transizione sessuale di Lana Wachowski negli ultimi dieci anni. Leggendo come alcune agenzie stampa si sono occupate della faccenda e di ogni riferimento sui due fratelli riguardo questo processo, ho capito perché hanno preso la decisione di evitare semplicemente di fare notizia in generale, infuriandosi allo stesso tempo per le azioni della stampa cattiva che hanno impedito alla gente di conversare con i registi riguardo il loro lavoro.
Mentre mi trovavo al Festival di Cannes a maggio scorso, sentii parlare di alcune proiezioni riservate solo agli acquirenti di ‘Cloud Atlas’ e cercai di fare tutto quello che potevo per prendervi parte, arrivando quasi a fare a pugni con una guardia della sicurezza per entrare a vedere subito il film. Mentre dovetti lasciare deluso la Francia, i miei sforzi non passarono inosservati e a giugno mi venne chiesto di prendere parte ad una proiezione di ‘Cloud Atlas’, davvero molto riservata come lo può essere durante la fase di taglio di un film incompleto, ed infatti non era ancora molto eterogeneo in quel momento.
In quell’istante, dopo aver visto ciò che avevano realizzato, ho raddoppiato i miei sforzi inviando una lunga ed appassionata e-mail agli studios segnalando il mio caso. E’ un grande film, pieno di grandi idee e di incredibili performance, e mi sono sentito come se ci fosse davvero una conversazione da poter fare se loro avevano davvero l’intenzione di farla. Non ho ricevuto niente per mesi e stavo iniziando a sospettare che non avrei, come al solito, ricevuto una risposta.
E poi, all’inizio del festival, proprio poco dopo il mio atterraggio a Toronto, ho ricevuto la risposta ufficiale: un orario generico ed un luogo specifico.
Finalmente il Bigfoot avrebbe posato per una fotografia e tutto ciò che dovevo fare era presentarmi con la mia macchina fotografica.
Mi sono tenuto libero tutta la domenica pomeriggio, dato che mi era stata inizialmente segnalata come il possibile momento per l’incontro, e ho passato la maggior parte delle ore del Toronto Film Festival a prepararmi e ad aspettare, e quando era stato individuato il momento adatto, ho passeggiato dal mio al loro hotel, che distava solo dieci minuti di cammino, cercando già di immaginare come aprire la discussione. Sapevo di avere un’ora, ma sapevo anche che quell’ora sarebbe volata se le cose fossero andate bene, e che volevo coprire gran parte del ‘terreno coltivabile’ riuscendo ad ottenere molte informazioni.
Avevo un volto terribilmente inespressivo. Quando sono emozionato per un’intervista, la gente che intervisto si accorge di questa mia reazione. Ci sono momenti in cui, sentendomi mentre parlo durante l’intervista, mi sento come se raggiungessi un grado di eloquenza un tantino distante da quella del ‘The Chris Farley Show’ su SNL, per far capire quanto io sia cristallino nella mia curiosità ed entusiasmo.
Finalmente feci capolino nella stanza in cui Tom Tykwer era seduto su un divano con Lana Wachowski, con due sedie per me ed Andy Wachowski. Tykwer era vestito di nero e l’avevo intervistato poche volte prima di allora. E’ davvero tagliente e molto diretto e ho il sentore che qualche volta lui desidererebbe poter terminare una frase in tedesco, in modo da raggiungere il succo della questione con quel gran briciolo di finezza.
I trailer di introduzione della Apple prima dei sette minuti di trailer di ‘Cloud Atlas’, uscito all’inizio di quest’anno, sono stati la prima, vera occhiata che io ho dato a Lana Wachowski, e fu impossibile non notare subito i dread rosa quando entrai nella stanza. Lei si alzò per presentarsi e mi salutò dicendo:’Moriarty, immagino.’ (Lo pseudonimo con cui è conosciuto Drew McWeeny negli USA, ndt.) Anche Andy Wachowski mi strinse la mano dandomi il benvenuto. Indossava una maglia dei Bears (la squadra di rugby professionistico di Chicago, ndt.), un paio di sandali, le unghie dei piedi con lo smalto nero, con un’imponente figura dalla risata facile, mentre ci accomodavamo ed io sistemavo il mio pc portatile per registrare la nostra conversazione.
Andy menzionò che gli piacque davvero tanto la mia recensione di ‘Speed Racer’ quando stava per uscire il film, e gli risposi dicendo che è tuttora un grande film in casa mia. Entrambi i miei figli vanno matti per questo film e il Blu-Ray viene visto minimo una o due volte al mese. E’ in continua rotazione per i miei figli. Ci sono pochi film che rivedono in maniera regolare. Per Toshi è stata la prima volta che ha chiesto in maniera davvero categorica di andare a rivedere qualcosa al cinema, ed infatti lo vide cinque volte al cinema, di cui tre in IMAX. Praticamente levitava per ogni qualvolta l’ha rivisto. Starebbe seduto in fila con me, tutto rigido e completamente concentrato sullo schermo. Parla ancora del film come un’importante esperienza.
Ho detto loro di aver portato Toshi ad una recente conferenza stampa di ‘A Casa Con Jeff’ (titolo originale ‘Jeff Who Lives At Home’, ndt.) e si accomodò come sempre nella stanza mentre io facevo le interviste. Quando entrammo nella stanza in cui era seduta Susan Sarandon, Toshi divenne rigido, proprio come al cinema, e gli chiesi come mai stava reagendo in quella maniera. Cercò di sussurrare, ma lo fece in maniera troppo forte dicendo: ‘Papà… Quella è la mamma di Speed Racer!’.
La Sarandon fece un largo sorriso e balzò praticamente in piedi, piegandosi in avanti verso Toshi e dicendo: ‘Esatto! Io sono la mamma di Speed Racer!’
Di nuovo… Un altro momento significativo per il ragazzino. Pensò che fosse il migliore di tutti e quando lo raccontai ai Wachowski, loro cominciarono a ridere, come Tykwer. Dissi loro di aver trovato incredibile il fatto che Toshi non avesse alcuna difficoltà col linguaggio visivo di ‘Speed Racer’, mentre sapevo che gli adulti avevano passato momenti difficili cercando di capire ciò che stavano vedendo.
Lana iniziò ad annuire già prima che io finissi di dirlo: ‘Molte volte discutemmo proprio di questa cosa. L’intero impulso per ‘Speed Racer’ venne fuori dal fatto che siamo persone che pensano a livello visivo. Andiamo spesso a visitare gallerie e musei d’arte. Siamo andati all’Istituto d’Arte visitando ogni stanza là dentro e ci sono dipinti che sembrano completamente e totalmente differenti dalle altre stanze. Ma nel cinema ogni cosa sembra sempre la stessa. Ed esteticamente parlando questa sembra davvero una prepotente camicia di forza. Iniziammo a parlare di cubismo per esempio, ed iniziammo a parlare di come si potrebbe realizzare un film cubista, e capimmo che se cercassimo di realizzare un film cubista per adulti, avremmo fatto la fine di Picasso, che fuggì via dalla folla inferocita quando mostrò per la prima volta ‘Guernica’. Volevano ucciderlo, letteralmente. Tutto questo perché gli adulti rifiutano i cambiamenti, ed un cambiamento estetico per loro è un’aggressione mortale. Ogni generazione sperimenta la morte estetica, e quando aggredisci per davvero un esteta, la gente va fuori di testa. Ma abbiamo detto che i giovani accettano i cambiamenti estetici.’
Accennai al fatto di come, la prima volta che vidi ‘Lola Corre’ con un gruppo di amici, uno di essi non riuscisse a seguire il film. Non aveva niente a che fare col fatto che gli piacesse o no il film, non riusciva proprio a seguirlo. Si sentiva stressato di come si giocasse col tempo, che era esattamente ciò che io pensavo fosse la cosa più emozionante del film.
Tom rispose: ‘Ciò che ci attrae in generale è costruire, su strutture narrative esistenti, ciò che sentiamo come una parte inerente delle nostre conoscenze sociali e culturali. E’ esteticamente stupendo non dover ripetere questo procedimento. E’ una parte imponente dell’arte, e lo sviluppo del nostro senso estetico deve scacciare via le maniere lineari di realizzare questa cosa. La narrativa non è il futuro.’
Affermazione audace, ma oggigiorno i registi devono pensare al futuro. Il nostro business si sta evolvendo così velocemente che sarebbe facile per un regista essere totalmente escluso se non riesce ad adattarsi. Menzionai il documentario ‘Side By Side’ di Keanu Reeves parlando di come esso sembrasse, sul piano tecnico, un salto dall’analogico al digitale e di cosa provassi riguardo al fatto che in particolare il montaggio si sia evoluto per via del passaggio ad Avid, Final Cut Pro ed altri sistemi di montaggio video digitale simili.
Lana fu d’accordo dicendo: ‘Anche il montaggio è un argomento davvero interessante poiché si basa sempre sull’estetica. E’ essenzialmente la grammatica del cinema, la frase del cinema, e allo stesso modo ogni film, sin da quando avevo nove anni, passava dalla lettera maiuscola al periodo. Le scene avanzano attraverso una serie di tagli, e forse lanci una dissolvenza, che, come sai, è molto più simile ad un’ellisse che ad un periodo. Ma eravamo stufi anche di questo, e se leggi la narrativa post-moderna, come ‘Rosso Americano’ di Rick Moody (titolo originale ‘Purple America’, ndt.) o l’ ‘Ulisse’ di James Joyce, osservi questi autori che cercano di trascendere i limiti della grammatica convenzionale, tentando di far pensare in maniera diversa il tuo cervello riguardo la lingua.’
Una cosa che ho notato di Lana Wachowski durante la conversazione è che quando inizia a parlare di un’idea, si emoziona per quell’idea ed è come se lanciasse una linea di feedback di entusiasmo: ‘E quindi tentammo di fare questa stessa cosa con ‘Speed Racer’ E dicemmo: ‘Ok, assalteremo ogni singolo esteta moderno con questo film’. Ed aggiungemmo: ‘Perché devi fare dei tagli” Vogliamo creare delle sequenze che siano simili a proposizioni coordinate per asindeto, frasi-flusso di consapevolezza che semplicemente non iniziano e non terminano con il taglio convenzionale, che è solo un collage di montaggi che fluiscono seguendo il percorso… Sai, ciò che Joyce stava cercando era la maniera in cui il suo cervello sperimentava il mondo. Joyce affermò: ‘Voglio cercare di mostrare la maniera in cui lavora la mia mente quando ottiene tutti questi input, senza tagliare ed ordinare le cose e senza creare sempre delle frasi.’ C’erano momenti in ‘Speed Racer’, come durante le corse, dove volevamo solo renderle in grado di far provare questo flusso sperimentale che trascendeva la semplice ed ordinaria narrativa lineare.’
E’ emozionante vedere registi lavorare nella grande arena commerciale essendo così devoti alla sperimentazione, e mentre il romanzo originario di David Mitchell è già un bel capolavoro d’avventura, sembra come se il film sia un riflesso caleidoscopico di quel libro, spazzato via e riassemblato dai tre registi. Una delle cose che hanno avuto a loro vantaggio durante la realizzazione del film è stata la scrittura, da parte di Tykwer, del ‘Sestetto di Cloud Atlas’, un brano musicale che riveste un ruolo preminente nel film. Chiesi come il loro processo fosse cambiato quando ebbero la musica sul set durante i ciak e, quasi immediatamente, ho potuto vedere come i Wachowski fossero visibilmente estasiati mentre Tom iniziava a rispondere.
‘E’ stato cruciale ed elementare sin dall’inizio. E’ un metodo che ho applicato, penso, sin dal mio primo film. Anche nel mio primo cortometraggio, la musica è stata creata prima che il film venisse realizzato. Ma per quest’ultimo film questo metodo è stato ancor più utile. Ovviamente era tecnicamente necessario perché avevamo gente che suonava il pianoforte e volevamo sapere cosa stessero suonando, e gli attori dovevano sapere cosa stessero presumibilmente ascoltando nel film. Quando Halle Berry si trovava lì nel negozio di musica, lei doveva sapere come dovessero sembrare la scena e la musica, in modo da poterle collegare. Ma serviva anche a noi. Creare la musica per il film la sento sempre come la prima, profonda ricerca atmosferica da fare, perché non è ancora visibile. E’ comparsa più o meno nel periodo in cui avevamo creato alcune delle esplorazioni visive, ma non avevamo ancora definito totalmente il film, quindi è giunta nel periodo intermedio e la musica ha iniziato a crescere. Quantomeno è stato così per me e penso che loro dicano che li ho rovinati per sempre…’
Andy rise, annuendo ed interrompendolo: ‘Non realizzeremo mai più un film senza creare prima la musica.’
Lana continuò, annuendo anche lei: ‘ Tu sei uno che studia i film, giusto’ Ed osservi la maniera in cui funziona il processo. L’hai visto dove è stato realizzato tutto questo lavoro, tutto questo sviluppo estetico, tutto questo lavoro di progettazione, ed in seguito hai tagliato il film realizzando uno degli elementi più importanti del tuo film, la musica, è esatto’ Schopenhauer lo chiamava linguaggio sottointeso, e parla direttamente col pubblico… Prendi musica da altri film e la inserisci nel tuo, e poi lo mostri alla gente.’ Lei rabbrividì al sol pensiero.
Concordai col fatto che il tracciato temporaneo è un momento strano nella vita di un film, e Lana continuò: ‘Oh mio Dio, è semplicemente la cosa più orrenda ed è simile alla schiavitù. E’ come dire: ‘Questa è la maniera in cui lo fai’.’ Indicò Tom: ‘Poi incontrammo questo tipo e gli dicemmo: ‘Ma sei pazzo” ‘No, creo la mia musica quando creo la mia progettazione, proprio all’inizio del film’.’
Andy rise ricordandoselo: ‘Già, all’inizio gli dicevamo: ‘Ok, Tom, va bene, stai calmo.’ E infine… Ad agosto dell’anno scorso facemmo una lettura preliminare con gli attori, facendo ascoltare loro il sestetto. Fu una parte davvero importante della lettura. Fu incredibile.’
Lana parlò contemporaneamente a lui, emozionata nel ricordarsi l’episodio: ‘E’ stata come una rivelazione. Mi venne da pensare: ‘Come mai tutti non fanno così”.’ Accennai il fatto che a volte Sergio Leone si faceva scrivere lo spartito da Morricone in anticipo, così da poterlo far eseguire sul set mentre lui girava le scene, ma è l’unica altra persona di cui io abbia mai sentito parlare che realizzava i film in questa maniera: ‘Esatto.’ Replicò Lana: ‘Ma perché”
Tom continuò: ‘Feci la stessa cosa anche per ‘Profumo: Storia Di Un Assassino’ (titolo originale ‘Perfume’, ndt.), ma stavolta non venivano offerte molte opportunità, tranne quando il sestetto veniva davvero eseguito come una parte della scena, perché c’è molto dialogo. Tuttavia ‘Profumo’ era sostanzialmente un film muto. Ho girato tonnellate di scene con la musica in esecuzione e per gli attori era davvero incredibile quando potevi farlo. Tra me e Ben (Wishaw) durante le riprese di quel film è andata avanti sempre dicendo: ‘Conosco la musica per questa scena, vuoi sentirla” ‘Oh si, si, si, si! Assolutamente! Fammi sentire qualcosa!’ (Tom ride) E penso che lui sia stato davvero bravo in quel film perché era in grado di farlo, riusciva a collegarsi con qualcos’altro. Gli offriva una specie di sottofondo all’interno di tutti i particolari tecnici di un set cinematografico per aiutarlo a plasmare il suo personaggio. E’ uno strumento davvero incredibile, davvero assurdo. E naturalmente sai quant’è simile a molte colonne sonore. La motivazione è da cercarsi nel fatto che il lavoro temporaneo di tutti parte con la stessa musica…’
Andy lo interruppe: ‘E poi in seguito si scimmiotta il lavoro temporaneo.’
Tom annuì: ‘E poi in seguito si scimmiotta il lavoro temporaneo, esatto. E ciò influenza il tuo metodo di taglio. Ovviamente fai tagli differenti perché la musica ti chiede un taglio a volte, e non lo noti nemmeno. C’è una forza subconscia nella musica che ti guida, che è qualcosa che… Ascolta, abbiamo creato la musica, l’abbiamo usata ma, all’inizio, nel primo passo del nostro taglio che abbiamo realizzato insieme per tutto il tempo, abbiamo… Conoscevamo la musica e la maniera in cui è fatta, per questo abbiamo detto: ‘Realizziamo un passo senza alcuna musica.’ E quindi all’inizio abbiamo fatto il taglio e l’abbiamo ultimato, senza musica, e poi siamo tornati indietro ed abbiamo iniziato ad inserirla pezzo per pezzo finché non ci siamo ritrovati il nostro primo tentativo completo raggiungendo un sodalizio. Non avremmo potuto effettuare i tagli senza conoscere la musica e la maniera in cui era fatta e si sentiva in quel punto.’
La collaborazione è una parte inerente al processo di produzione cinematografica, ma non nella maniera in cui l’hanno gestita questi tre registi. Ho spiegato loro di aver lavorato sempre con lo stesso partner di scrittura sin da quando avevo sedici anni e non ho potuto mai immaginare di introdurre qualcun altro nel processo perché scrivere, è molto personale e intimo. Chiesi loro come sono riusciti ad introdurre una nuova voce nel mix.
Tom rise e rispose: ‘Siamo andati insieme in vacanza.’
Lana continuò, sorridendo: ‘E’ bello che tu abbia capito questa cosa. A volte la gente dice: ‘Bé, come vi trovate a dirigere insieme” Ma la scrittura è davvero il processo intimo. La regia è una forma d’arte sociale. Si tratta di collaborazione. Il trucco sta davvero nello scrivere insieme. Io ed Andy abbiamo una relazione incredibile quando scriviamo insieme, e ci siamo detti: ‘Non lo so, possiamo far entrare in società un terzo ego” E non ne eravamo sicuri. Ma eravamo semplicemente desiderosi di instaurare un’amicizia, e sarebbe potuto essere davvero difficile riuscirci. Così pensammo che se avessimo creato insieme un progetto, l’avremmo potuto attuare, e ci saremmo comportati proprio come abbiamo fatto con James McTeigue, dove il nostro ruolo è stato quello di scrivere e il suo di dirigere, e alla fine trovammo questo libro e pensammo che forse avremmo potuto giocare tutti insieme. E poi ci venne un’idea: non sapevamo assolutamente se saremmo riusciti a dirigere insieme; se potevamo però scrivere insieme, allora sicuramente potevamo anche dirigere insieme, quindi fui del parere che sarebbe stato meglio uscire fuori dalle nostre aree di riposo e benessere, e dunque fuori da Berlino e da Chicago. Semplicemente andiamo da qualche altra parte e giochiamo.’
Andy puntualizzò il concetto con un semplice: ‘Territorio neutrale.’
Lana continuò, spiegando: ‘Avevamo sentito parlare di vacanze fantastiche dove gente creativa ci andava insieme e creava qualcosa, e noi eravamo dell’avviso che avremmo fatto qualcosa del genere. E quindi andammo giù in Costarica, facendo bodyboarding la mattina ed incontrandoci nel pomeriggio. Cominciammo il primo giorno dicendo: ‘Questo è un esperimento pazzo e non sappiamo se funzionerà. Ci amiamo ancora vicendevolmente e vogliamo tutti sapere quanto durerà. Forse sarà solo una divertente storia da raccontare, ma proviamoci’.’
Lei proseguì, descrivendo il processo: ‘In un certo qual modo iniziò così, con questo innocente discorso: ‘Bé, quali sono le tue parti preferite” E andammo avanti iniziando ad esaminare tutte le nostre parti preferite, dicendo: ‘E via soldoni! E via soldoni! E via soldoni! (termine originale slang ‘Ka-chink!’, ovvero spendere soldi, ndt.) Va bene. Va bene. Va bene.’ Ed iniziammo ad emozionarci, dicendo: ‘Ok, iniziamo a scrivere tutte le nostre parti preferite su delle carte e poi iniziamo a pensare a come ordinarle.’ Feci un esperimento sull’aereo mentre andavamo in Costarica, basato sulla frase che Cavendish dice nel libro: ‘La mia esperienza di redattore mi ha spinto a disprezzare i flashback, i flash-forward e tutti gli altri furbi stratagemmi simili.’ E decisi che questo: ‘Sarebbe stato il nostro inizio’.’
Tom intervenne dicendo: ‘All’interno di una sequenza che è composta tutta da flashback e flash-forward.’ Con un sorriso sul volto che suggeriva quanto lo divertisse l’ironia di quella parte.
Lana spiegò: ‘Ho più o meno messo in piedi questa cosa che mi suggeriva una specie di potenziale introduzione ad una nuova struttura che avrebbe funzionato in un certo qual modo come un’unica narrazione. Dissi: ‘Non possiamo cominciare da capo un’ora e mezza dopo l’inizio del film.’ Sapevamo che non potevamo riprodurre la struttura del libro e quindi avremmo dovuto creare un’unica narrazione fluida come la musica, una sinfonia completa, e questo è stato l’esperimento di preambolo… L’abbiamo letto insieme e andava piuttosto bene…’
Andy inarcò un sopracciglio, riducendo iper-teatralmente la voce ad un sussurro: ‘Oh mio Dio, potrebbe funzionare.’
Tom annuì: ‘Era magnifico.’
Andy fece notare: ‘Questo è ciò che c’è nel film.’
Tom spiegò: ‘L’inizio del film, quel montaggio prima delle storie inizia a realizzarsi man mano nel dettaglio, tutto ciò che c’è prima dei titoli di testa è Ben che si infila la pistola in bocca e in seguito vedi i titoli, così come aveva, in sostanza, scritto Lana il primo giorno. Ed è anche un cianotipo per il pubblico: ‘Ok, questo è ciò che accadrà.’ Ed ovviamente è travolgente. Ma la pazzia di questa parte sembrava scorrevole e c’era una possibilità che avremmo potuto continuare così. Avremmo avuto bisogno di aiutare il pubblico a cercare di organizzare un po’ tutto, ma saremmo stati in grado di essere completamente scorrevoli in maniera costante tagliando da una storia all’altra, perché sono tutte parte di un’unica storia.’
Riferii loro di quante volte la gente mi avesse chiesto in quel periodo: ‘Devo leggere il libro prima di vedere il film” E di come sentissi che il film funzionasse in maniera autonoma, a questo punto completamente indipendente dal libro. Mi sembra anche che i fan di un libro sono spesso quelli che hanno grandi difficoltà nell’accettare le scelte che sono state fatte per adattare qualcosa.
Tom fu d’accordo, spiegando: ‘La realtà è che, solitamente, più ti allontani dalla fonte e più il prodotto diventa autonomo, il che lo rende molto più accettabile. Gli adattamenti che cercano puramente di essere il più fedeli possibile ad ogni lettera del libro, quelli possono essere più difficili da vedere. Perché dovresti solo adattare un libro per il cinema’ Lo devi prima di tutto rendere un film, mezzo artistico differente. Rendilo adatto al tuo mezzo artistico usando le risorse a tua disposizione. Penso che ogni persona che io abbia incontrato finora e che ha letto il libro sarà davvero la prima ad amare il film. ‘Profumo: Storia Di Un Assassino’ è stato molto più difficile per me e molto più difficile è stata anche la reazione. Sai come funziona, ovviamente.’
Andy continuò: ‘La prima proiezione coi nostri amici e familiari è andata alla grande. Abbiamo invitato solo gli amici personali più stretti, gente che aveva letto il libro ed era grande fan del romanzo. Due di loro erano librai di Chicago. Ci sentivamo abbastanza convinti con questo pezzo. Era già la versione migliore ed è la stessa che abbiamo proiettato poco prima che la portassimo alla Warner Bros. Ma si poteva dire che c’era sicuramente qualcosa che non andava osservando le persone che prendevano posto.’
Lana rise: ‘Sembrava come se stesse arrivando una tempesta.’
Anche Andy rise andando avanti: ‘Finirono per bloccare il film ed uscire fuori, con quest’aria di sollievo da parte loro. Pensavano che fossimo solo degli idioti perché cercavamo di adattare il libro e pensavano che fosse impossibile adattarlo.’
Lana disse: ‘Alcuni di loro avevano già elaborato la loro sottospecie di non-risposta: ‘Oh è davvero bello.’ Ma in seguito uno di loro, uno dei librai, era in lacrime. Sembrava volerci dire: ‘Non posso crederci che l’abbiate fatto davvero’.’
Capii la reazione. Quando lo vidi eravamo in meno di dieci persone nella sala, e quando le luci si riaccesero, molti guardarono in basso, evitando di incontrare qualsiasi altro sguardo altrui, perché stavamo cercando di riprenderci a livello emotivo. E’ difficile andarsene, con gli occhi arrossati e le guance umide, e cercare di apparire freddo di fronte ai tuoi colleghi. Tuttavia il film ci ha colpito per diverse ragioni, e sono le parti che lo rendono impressionante. C’è una stanza per te per ricevere una risposta individuale a ciò che hai visto nel film.
Tom disse: ‘Incontrare gente che inizia a vederlo per la seconda o terza volta è davvero interessante, ed iniziano a dire… So che è vero grazie a tutte le nostre mogli, ma quando lo vedono di nuovo le colpisce in maniera diversa, ed è per questo che oggi potresti sentirti più in armonia con uno degli strati che, in un’altra proiezione, non importava granché. Hai presente quelle immagini che mostrano a volte cose visibili solo in 3D’ (Nota del critico: intende le immagini dell’Occhio Magico’) Il film è fatto così, è tutto basato sul tuo stato mentale o sulla tua psiche.’
Un film anticonformistico come ‘Cloud Atlas’ creerà molte controversie, ed uno dei primi indicatori di questa possibilità è venuto fuori all’uscita del trailer. Quasi immediatamente la gente ha iniziato a scrivere riguardo al fatto che il film perpetuasse la tradizione dell’ ‘inclinazione di razza’, ingaggiando attori bianchi che interpretano ruoli asiatici con l’ausilio di trucchi. Molti di loro hanno decretato, senza vedere nessuno dei reali contesti di quelle interpretazioni, che si tratta di un ovvio caso di razzismo a livello istituzionale. Non concordo assolutamente con quest’affermazione e ho chiesto ai registi di parlarmi della scelta di usare questi trucchi. Naturalmente, vivendo in un’epoca in cui Andy Serkis può interpretare Cesare ne ‘L’Alba Del Pianeta Delle Scimmie’, ci ritroviamo in un mondo dove qualsiasi attore può interpretare qualsiasi ruolo, ma l’uso delle protesi è diverso perché cominci sempre con la forma base, l’attore, e poi costruisci su di lui. C’è stato un momento del film in cui Halle Berry, che riveste il ruolo di un’ebrea tedesca alla fine degli anni ’30, interpreta una scena di nudo, e ho detto loro che sono le immagini più incredibili che io abbia visto in tutti i film di quest’anno, qualcosa che, onestamente, non avevo mai visto fino ad ora.
Tom rise: ‘E’ stato stupendo girare quelle scene.’
Lana andò avanti con la spiegazione: ‘Anche qui c’è un aneddoto davvero interessante che io adoro. Halle Berry stava provando tutti i costumi che avrebbe indossato mentre interpretava questo personaggio ed aveva addosso un abito da sera del 1930. Tom le disse: ‘Oh, gli oggetti d’epoca non sono divertenti’ Devi essere così emozionata… Non ti piace questo ruolo da interpretare in abiti d’epoca” In un certo qual modo aveva posto questa domanda innocente e lei disse: ‘Um, Tom” ‘
Lana indicò la sua faccia, come fece Halle con Tom, e Tom continuò: ‘Pensaci Tom: che cosa sarei stata’ E perché dovrei voler indossare questo tipo di costume’ Non si ottiene nessuna fama nel farlo.’
Lana continuò la storia dicendo: ‘Avrebbe solo voluto diventare una schiava o una serva, dicendo che per lei sarebbe stata una cosa interessante per un attrice, e recitare è sempre stato qualcosa che avesse a che fare con la trascendenza fino ad un certo punto, poiché lei è sempre stata isolata. La storia resta segregata per gli attori. Non possono… Non gli è concesso, gli è proibito, possono interpretare ruoli di persone bianche solo in certi casi. E questo film, che riguarda la convenzione e i limiti trascendentali, le ha concesso semplicemente la scelta fisica di ottenere questo ruolo, per trascendere e reclamare una parte della storia tramite quella trascendenza che le era sempre stata negata.’
L’altro mio film preferito di quest’anno, ‘Holy Motors’, parla del modo in cui gli artisti entrano ed escono dalle identità, di come trasformano sé stessi e di che effetto faccia questa cosa in una discussione valida grazie alla possibilità che, oggigiorno, la tecnologia ci dà di ridefinire noi stessi tramite le identità online e gli avatar, discutendo di cose come vivere più a lungo dei nostri corpi scaricando le nostre personalità e separando l’anima dalla forma. Ho discusso con loro di quanto io fossi ansioso di rivedere una seconda volta entrambi i film e di vedere come cambiassero e divenissero più intense le mie reazioni, e Tom mi bloccò, rendendomi conto di non averlo visto tutto, dato che a giugno avevamo visionato la versione incompleta: ‘Oh, allora non avevi visto ancora la versione completa del film. Di sicuro non era ancora eterogeneo quando l’hai vista, e questo è un aspetto importante.’
Chiedendogli come siano cambiate le sue reazioni durante la fase di post-produzione mentre lo montavano e di come erano sicuri di essere giunti alla versione finale, Tom disse: ‘Quello è stato il vantaggio del processo secondo me perché, considerando quanto sia complesso il film, non siamo stati lenti nella post-produzione e comunque questi ragazzi hanno un atteggiamento veloce. Hanno questi cervelli rapidi e in qualche modo semplicemente si siedono e montano per dodici ore di fila senza mai alzarsi. Non so come fanno… Non ricordo nemmeno che siano mai andati a pisciare mentre tagliavamo. E naturalmente tutto ciò riguardava noi tre, che letteralmente ci sedevamo tutti insieme ogni giorno…’
Lana riuscì a vedere quanto fossi sorpreso e mi chiese: ‘Riesci a pensare ad un altro caso in cui tre registi tagliano insieme ogni singolo fotogramma di un film”
Le dissi di non aver mai sentito parlare di qualcuno che avesse fatto una cosa simile, e Tom fu d’accordo con me sul fatto che fosse un avvenimento senza precedenti: ‘Davvero non c’è mai stato un giorno in cui ci ritrovavamo solo in due. C’eravamo sempre noi ed Alex, il montatore, che è stato assolutamente incredibile perché doveva occuparsi di tre tipi in una sola stanza. Si potrebbe evitare di fare i conti con questa cosa perché normalmente si è in due ma, a mio avviso nella fase di montaggio, a volte si procede un po’ a rilento e ti può capitare di dire sempre: ‘Non lo so, non lo so.’ Per questo non ci siamo mai presi una pausa, perché c’era sempre almeno uno di noi che diceva: ‘Ok, so come sistemare questo. Posso elaborarlo qui ed ora’.’
Andy fece notare che Alex si prendeva di tanto in tanto delle pause per fumare e Tom rise: ‘Ha imposto delle pause.’ Disse Andy.
‘Ne aveva bisogno.’ Replicò Tom: ‘Altrimenti non avrebbe mai fatto pausa. Lavorava dodici ore al giorno.’
Lana sorrise mentre disse: ‘Era così allegro e giocherellone. Ci siamo divertiti parecchio nella stanza di montaggio. Non volevamo mai andare a casa, potevamo restare lì tutto il giorno. Era così divertente. Le riprese erano… Tutto iniziava ad incastrarsi…’
‘E’ stato esilarante.’ Spiegò Tom: ‘Perché ovviamente avevamo visto solo le nostre prime stampe ed avevamo riprese che avevamo progettato insieme, ma alcune di esse le abbiamo man mano scoperte mentre apparivano davanti ai nostri occhi e ci attorcigliavamo il cervello pensando a come potessero essere costruite. E la cosa più importante era che non dovevamo infossarci su nessuna regola stabilita in precedenza. Era tutta una proposta. Tutto era possibile. La parola più importante era: ‘Proviamoci’ (in inglese ne erano due:’Let’s try’, ndt.) Non potevamo dire: ‘Ma l’avevamo concepito proprio così’.’
Lana disse: ‘Abbiamo vissuto un momento davvero, davvero importante quando siamo passati, in maniera molto significativa, dalla sceneggiatura ed abbiamo realizzato il nostro vero primo taglio e ciò che ci ha impressionato tutti è stato la potenza del suono, perché nessuno lo aveva mixato. Non tagli una farsa nel bel mezzo di <
Ho la sensazione che Andy fosse il più sarcastico tra i tre, perché mi diede l’impressione di adorare il fatto di puntualizzare le spiegazioni delle cose di Lana esprimendosi a voce e facendo divagazioni. Fece un vocione esagerato quando interloquì dicendo: ‘Sono un GENIO.’
Tom iniziò a ridere: ‘Perché ovviamente non l’avevamo ancora tagliato.’
Tuttavia Lana continuò a parlare: ‘E poi lo vedemmo e dicemmo: ‘Oh mio Dio, la tenerezza di questa scena la fa sembrare completamente falsa e la rovina, e la cosa buffa è che non è più divertente.’ E quindi dovemmo tornare indietro e dovemmo inserire, molto delicatamente, degli spaziatori di suoni tra gli ampi cambiamenti di suono.’
Guardando il trailer del film, viene facilmente da pensare che tutto sarà davvero auto-serio (in inglese ‘self-serious’, come se appunto il film avesse un’anima da mostrare, ndt.), ma c’è anche molto humour. In particolare Jim Broadbent riesce a strappare molte risate coi suoi personaggi, ed hanno fatto largo uso del suo stupendo faccione di gomma. Ma è richiesto comunque di restare al passo mentre cambia tonalità di storia in storia e di scena in scena, e ho potuto vedere perché fossero preoccupati.
Lana continuò: ‘Quando lo scrivemmo, pensammo che sarebbe potuto essere un po’ ardito. Ma quando iniziammo a tagliare, dicemmo: ‘No, questo è pazzo.’ E ci furono un paio di giorni carichi di vera e propria tensione ed alla fine prendemmo la situazione in pugno e ci mettemmo all’opera dicendo: ‘Ok, facciamo questo e questo.’ E lentamente iniziammo a recuperarlo.’
Seriamente stavolta, Andy si unì al discorso: ‘Neanche solo ritmicamente il prodotto finale era identico alla sceneggiatura. Dopo il preambolo e i titoli di testa immediatamente iniziò semplicemente ad andare bene, e ci sentivamo tutti esausti dopo la prima proiezione perché proprio questo ritmo irrefrenabile ci aveva tormentati e distrutti, e quindi ci siamo dovuti ritirare per un po’. Dovemmo cambiare un po’ la struttura dell’inizio, in modo che dopo il preambolo facessimo tremare il pubblico dicendo: ‘FATE ATTENZIONE!’.’
Lana rise e gridò: ‘E’ DIVERSO! E’ DIVERSO!’
E con un gesto plateale, Andy aggiunse: ‘CLOUD ATLAS!’
Scoppiarono tutti a ridere ed Andy continuò la storia: ‘Quindi adesso, man mano, abbiamo creato tutti gli agganci in ogni storia, uno alla volta, e così arriviamo alla fine, abbiamo inserito quell’ultimo aggancio, ovvero Zachry che ha una premonizione, e poi qualcuno menziona Somni e la porta di Somni si apre, ed è la prima volta che abbiamo deviato dalla struttura. Avanza verso Jim Sturgess e Jim Sturgess le dice: ‘Hai una scelta: puoi restare qui, oppure puoi venire con me.’ E dà l’impressione di essere l’unica altra volta che parliamo al pubblico. La prima volta è: ‘Disprezzo tutti i furbi stratagemmi.’ E poi: ‘Puoi restare qui o puoi venire con noi.’ Ed in seguito inizia il film.’
Uno dei fattori che aiuterà a vendere il film sarà la presenza di Tom Hanks che, presumo, ha aiutato anche a trovare i fondi per il film. Si è splendidamente acclimatato al film e, da parte sua, è un’interpretazione importante, o forse dovrei dire interpretazioni, dato che interpreta un ruolo per ciascuna delle sei storie. Quando Sam Mendes si stava preparando a girare ‘American Beauty’, uno degli attori che voleva per interpretare Lester era Tom Hanks, ma i suoi agenti scartarono la proposta venendo a sapere della scena di Lester che si masturba sotto la doccia, dicendo a Mendes: ‘Questo non è un film adatto a Tom Hanks.’ Quando Hanks incontrò Mendes agli Oscar e venne a sapere di questa cosa, disse immediatamente alla sua agenzia di inviargli sceneggiature impegnative in futuro e di lasciare a lui la preoccupazione di decidere quale fosse o no un film adatto a Tom Hanks.
Lana sembrò gradire la storia e disse: ‘Allora dobbiamo fare un regalo a Sam Mendes.’
Ci sono cose che Tom Hanks fa nel film che non avevamo mai visto fargli fare ed un linguaggio che non avevamo mai sentito usare da parte sua, e per qualche spettatore sarà scioccante vedere certe cose che avverranno.
Lana chiese: ‘Intendi, ad esempio, sgozzare Hugh Grant”
Andy si fece una grassa risata dicendo: ‘Tom Hanks disseziona la gola di Hugh Grant.’ Il che forse è una delle cose più inquietanti che si possano dire mentre ci si fa una grassa risata, ma sapevo cosa intendeva. E’ bizzarro vedere Hanks capovolgere completamente la propria immagine.
Lana continuò: ‘Ed anche vedere quella sua espressione di rimorso ed orrore sul volto. Io amo Tom Hanks. Hai ragione, è intelligente, e conosce tanto bene, se non anche meglio, il mondo del cinema di qualsiasi altro attore che abbiamo finora incontrato. Ha visto solo una piccola parte del film mentre facevamo il doppiaggio, e solo per intuito sapeva tante cose: ‘Oh, adoro quel taglio, e la maniera in cui passi da quello a quello è incredibile! E stai facendo questo e quel taglio per questa ragione, ed è sorprendente.’ Vide la ripresa del critico che veniva buttato giù dal balcone e si mise a ridere. Era come se volesse dire: ‘Ha colpito quel cazzo di asfalto, non l’auto!’ Mentre noi sembravamo rispondere: ‘Si! E’ proprio questo il punto! L’ha mancata! Cadono sempre sull’auto!’.’
Hanks porta con sé certe aspettative quando entra a far parte di un cast, ed alcuni spettatori non potrebbero essere preparati per ciò che fa in ‘Cloud Atlas’. Ho chiesto loro se la ragione per cui l’hanno ingaggiato è stata specificatamente la possibilità di contrastare quel peso rappresentativo che lui trasporta.
Tom rispose: ‘L’intera idea basata sul fatto che lui potesse essere il più rilevante attore che rappresentasse l’Uomo Qualunque sin da quando lo divenne Jimmy Stewart fu un impulso ulteriore per attuare quest’idea dei suoi personaggi che subiscono quest’evoluzione molto particolare, l’idea che la parte migliore di noi possa uscire dalla nostra parte peggiore. Lui è un assassino malvagio, ma c’è questo processo d’apprendimento e l’incontro con questa ragazza, una, due volte che lo spinge infine a capire di dover cambiare, e quando la incontra negli anni ’70, prova questa sensazione che sebbene, come sai, lavori per l’impero malvagio, forse la può aiutare. Forse può fare qualcosa di meglio. Ma alla fine crolla e muore, ritornando come scrittore, e ricordi il momento in cui vedi Halle Berry al bar e pensi: ‘Oh, è lì! Vai! Vai!’ Ma non lo fa e decide invece di fare del male, qualcosa di molto male infatti, poiché uccide il critico.’
Tom si fermò e mi guardò con uno sguardo fisso mentre si rendeva conto di ciò che aveva appena detto: ‘Bé, non so quanto tu possa considerare male questa cosa.’
Entrambi i Wachowski cominciarono a ridere, mentre mi fissavano tutti, e alla fine Tom ritrovò un po’ di contegno e continuò: ‘E quindi lui va avanti, rincontrandola nuovamente nel futuro remoto, e cambia per davvero. Cambia prospettiva. Si trasforma in questo nuovo essere che vede le conseguenze morali delle azioni che vengono compiute. E l’idea di osservare questa persona che lentamente impara, in maniera complicata, a migliorarsi e che viene interpretata da un particolare attore di questo calibro, che possiede questa dimensione rappresentativa, non è… E’ molto più impressionante vederlo nel ruolo del cattivo perché non lo conosci bene sotto quelle vesti e perché, allo stesso tempo, può cambiare in maniera così incredibile… Lui ha abbracciato quest’idea, divertendosi ad interpretare il cattivo, come quando riveste il ruolo del Dottor Goose, c’è questa potenza nel… Gli dai fiducia perché sembra onesto… Ma non appena scopri che avvelena Ewing è scioccante. Pensi che, perché lui è Tom Hanks, è un dottore capriccioso che lo salverà. E’ bello averlo intorno. Lo proteggerà, come forse lo protegge dal capitano cattivo o qualcosa di simile, ma in realtà è lui l’orrore. Se fosse stato qualcuno a cui eravamo abituati a vedere in ruoli ambigui, l’avremmo immediatamente proiettato in maniera completamente diversa.’
Lana si unì al discorso: ‘Ma hai ragione dal momento che iniziammo a pensare a Tom Hanks e ad emozionarci davvero tanto all’idea di fargli interpretare questi ruoli. Ma allo stesso tempo ci chiedevamo quali potevano essere i meccanismi dietro l’immagine di Tom Hanks’ Sai no, abbiamo pensato anche all’ipotesi in cui gli inviavamo la sceneggiatura e lui avrebbe potuto dire: ‘Che cosa’ Siete pazzi’ Perché mi offrite questi ruoli’ Non li interpreterei mai.’ Quindi è stato tutto un esperimento. Sapevamo che sarebbe stato qualcosa che avrebbe trasceso la definizione del ‘Tom Hanks cinematografico’…’
Andy disse: ‘E non lo conoscevamo nemmeno, quindi…’
Lana continuò: ‘E quindi gli inviammo una nota: ‘Sei interessato” E lui disse: ‘Incontriamoci!’ E facemmo il nostro incontro più pazzo che avessimo mai potuto fare…’
Dissi loro di aver letto del loro incontro nell’articolo riguardante la loro vita e realizzato dal ‘The New Yorker’, ridandomi la conferma che Hanks è una delle persone più autentiche dell’industria cinematografica, uno che ha raggiunto un livello in cui fa ciò che vuole perché lo intriga o lo sfida, e perché è ben consapevole di poterlo fare grazie alla sua fama di stella del cinema.
Tom fu d’accordo: ‘E’ davvero così. So che l’abbiamo già detto prima, ma abbiamo avuto così tanti incontri cercando di ingaggiarlo, così tanti incontri con gli attori, che lui terminò tutto con la frase: ‘Fantastico. Facciamo in modo che la mia gente parli con la vostra gente.’ E alla fine disse: ‘Sono dentro, andiamo.’ E l’ha fatto davvero. Nelle settimane successive non c’è stata alcuna chiamata in cui diceva di abbandonare il progetto.’
Lana rise, ripensando all’incontro: ‘All’inizio andammo fuori di testa, non avevamo mai sentito niente di simile fino a quel momento.’
Tom aggiunse: ‘Sia da Tom Hanks che da altra gente.’
Lana continuò: ‘ ‘Hai appena detto che farai il film” ‘Certo! Quando iniziamo” ‘Ummm… La nostra gente chiamerà la tua gente” ‘
Andy sorrise: ‘Sai, stavamo letteralmente dando i numeri. Saremmo tornati subito.’
Una delle cose che ho carpito da quell’articolo del ‘The New Yorker’ è stato il fatto che il successo nell’ottenere i finanziamenti per il film è tutto dovuto alla forte determinazione dei tre registi per fare in modo di averli, e sebbene per me sia frustrante il fatto di vivere in un mondo in cui ‘distribuire un film di fantascienza dei realizzatori di Matrix’ sia comunque una decisione difficile da prendere da parte degli uomini di potere, mi dà una lieve consolazione sapere che ora è difficile per tutti ottenerli al giorno d’oggi. Penso che ora l’industria cinematografica, a livello di affari, sia peggiorata rispetto a quando mi trasferii qui nel 1990. E’ diventata un mercato brutale ed inclemente.
‘Ogni singolo studio rifiutò l’offerta, prima di riuscire ad ottenere i finanziamenti internazionali.’ Disse Lana, d’accordo sul fatto che ci trovassimo in tempi duri per allargare i confini economici. Parlai loro della mia esasperante esperienza di ottenere la possibilità di realizzare un film con Michael Clarke Duncan come protagonista e di come mi scontrai con l’idea che con un uomo di colore in prima linea fosse quasi del tutto impossibile avere i favori dei finanziatori internazionali: ‘Immagina come si sente Spike Lee.’ Disse Lana. Lei è consapevole della pressione su di loro per cercare di fare soldi con questo film, non solo per amore del film ma anche per dare modo agli altri registi di sviluppare qualsiasi altra sorta di genere cinematografico: ‘Se tutto va bene, questo film spingerà le altre persone a rischiare un po’ meno. Ce ne siamo accorti mentre lo realizzavamo. Se questo film funzionerà, se funzionerà questo tipo di strana uguaglianza finanziaria proveniente da tutto il mondo e se avremo in qualche modo successo ripagando questa gente, ciò ispirerà altre persone a realizzare altri progetti simili, perché sarà la dimostrazione del fatto che esiste un pubblico per questa sorta di materiale rischioso. E se non ci riuscirà, allora finirà col divenire una di quelle storie che serviranno come ammonimento, continuando a rinforzare la saggezza conformista che un materiale rischioso è troppo rischioso.’
La sera prima del nostro incontro, c’è stata la première del film davanti ad un vasto pubblico stupito al ‘Princess Of Wales Theatre’ (chiamato così in memoria di Lady Diana, ndt.), con una loro rara apparizione al festival. Ho detto loro che è stato un passo verso la direzione giusta. Lana rise: ‘Ti riferisci alla standing ovation durata dieci minuti”
Andy sembrò commosso per quella reazione: ‘L’unica altra esperienza simile, che a confronto però non è stata nulla rispetto a quella di ieri, è stata quella del <
Lana fece un sorriso raggiante al solo ricordo: ‘Ci presero, ci abbracciarono e ci dissero: ‘Abbiamo atteso questo film da una vita intera.’ Ci sentivamo come… Pensavamo che non saremmo mai riusciti ad eguagliare un avvenimento simile, ecco qual è una delle ragioni per cui non siamo andati a molte première.’ La sua voce cambiò un po’ mentre continuava: ‘Ma la questione della pubblicità è tutta un’altra cosa…’ Era ovvio che lei fosse ancora incerta riguardo la grande idea di aprirsi nei confronti della stampa e del loro esame minuzioso, di diventare parte del marketing e di rilasciare interviste in generale.
Li ho ringraziati per avermi concesso il tempo di sedersi con me, dicendo loro che era una cosa che volevo fare per poco tempo e sperando che non fosse troppo faticoso di pomeriggio.
Lana scosse la testa: ‘Guarda, abbiamo cominciato parlando per quindici minuti dell’estetica cinematografica ed è stata una bellissima esperienza. Nessuno aveva mai neanche pronunciato il termine ‘estetica’ ad Hollywood o durante le conferenze stampa. E’ una delle ragioni per cui ce ne siamo andati.’
Andy fece la voce da ‘ragazzo idiota’, sparando una domanda con un lungo: ‘Duuuuuuuhhh, da dove traete le vostre idee”
Lana si piegò in avanti, entusiasta di esporre la propria posizione: ‘Amo il cinema, lo amo come forma d’arte e penso che sia un peccato che abbia sede in questo posto dove sta percorrendo la traiettoria della rovina, ma si vedono comunque questi intensi ed oscuri film artistici… Come Roy Andersson che io penso sia uno dei più importanti registi della nostra epoca, e nessuno parlerà mai di lui né ne ha sentito a malapena parlare. Dall’altro lato, ci sono quei film che vedono tutti e non riesco a trovare molte cose da dire a tal proposito.’
Era piuttosto chiaro che i Wachowski non erano interessati ad inseguire degli ingaggi come il film sulla ‘Justice League’ che molti fan desidererebbero vedere realizzato dal duo, e ho detto loro che questa cosa vale per ogni settore della nostra industria. Per esempio, ci sono argomenti su cui voglio scrivere qualcosa ed altri che fanno andare avanti il traffico di utenti di Internet, e queste due cose non sempre coincidono. Cercare un equilibrio tra le due cose è parte del lavoro di scrittura online nel 2012, e dubito difficilmente che cambierà presto.
Lana disse: ‘Bé, è proprio quello che volevo dire. Mi piace il fatto che tu lotti per scrivere di cose che fanno parte di quella traiettoria in ascesa. Stavamo parlando dello sviluppo estetico del cinema degli anni ’70 e del 2001 e mi sono ricordata che c’è stato un periodo in cui crescevo leggendo Cahiers du cinéma (rivista cinematografica fondata nel ’51 da Andé Bazin, Jacques Doniol-Valcroze e Joseph-Marie Lo Duca, ndt.) e mi emozionavo tantissimo leggendo i temi che trattavano. La scrittura di sceneggiature non dovrebbe essere vista come un animale immaginario. Si tratta di indagare sulle potenzialità del cinema visto come forma d’arte.’ E quando ci alzammo in piedi l’intervista terminò e Lana mi abbracciò per un momento e poi indietreggiò.
‘Ho letto la tua recensione di ‘Prometheus’ e mi è piaciuta tanto, ma ho notato che all’inizio hai scritto tre o quattro paragrafi in cui hai parlato di business, mentre il resto riguardava l’arte. Sii consapevole di che gran forum gestisci: meno business e più arte.’ Mi abbracciò di nuovo e poi ci fu una stretta di mano prima con Andy e poi con Tom e terminammo tutto. Mentre mi dirigevo verso la porta, Lana espose nuovamente la sua posizione: ‘Continui a lottare per questa buona causa signore.’
Questa è stata la discussione completa sul film che ebbi coi Wachowski e fu splendida. Mi sentii come se avessimo fatto una vera conversazione, un buon pomeriggio passato a parlare del loro film, di alcuni dei loro lavori passati e del cinema in generale. Erano così rilassati, gradevoli e a loro agio durante l’intervista che mi sembrò insensata la loro decisione di non dare tanto nell’occhio fino a quel momento. Ma è stata comunque una loro scelta e rispetto quelle poche persone che preferiscono che i loro lavori parlino per loro.
Tornai a casa dal Toronto Film Festival la notte del giovedì e il venerdì mattina ricevetti la telefonata di qualcuno che lavorava per i Wachowski, chiedendomi se fossi disponibile a fare una conversazione telefonica con Lana per l’ora di pranzo. Mi iniziai a preoccupare, pensando che volessero chiedermi di modificare il mio articolo o di rimettere in discussione la loro decisione di divenire più aperti, ma al tempo stesso speravo che volessero solo aggiungere altre riflessioni all’articolo, anziché eliminarne alcune. Diedi il mio numero di cellulare e, in tarda mattinata, mentre mi stavo preparando per andare ad una riunione, il telefono squillò e quando risposi sentii Lana Wachowski salutarmi.
La domanda che voleva pormi riguardava il Fantastic Fest, che è sempre stata la ciliegina sulla torta alla fine del mio tour annuale di festival cinematografici. Erano stati invitati per presentare una proiezione segreta del film e voleva sapere cosa ne pensassi del festival e del luogo dell’evento. Le dissi la stessa cosa che dico sempre a chiunque mi ponga domande sul Drafthouse (il teatro texano di Austin dove si svolge il festival, ndt.), e cioè che Tim League è uno dei migliori showman della nostra epoca, un uomo che crede appassionatamente all’intera esperienza di assistere alla visione di un film, un uomo che ha lavorato instancabilmente per anni per creare esperienze singolari per gli appassionati di cinema. Le dissi che il pubblico del Fantastic Fest è composto da cinefili accaniti, gente che è sempre pronta per il nuovo e l’avventuroso, gente che vuole essere sorpresa, impressionata e trasportata. Le dissi che il film sarebbe stato accolto a braccia aperte da quel pubblico e che speravo sinceramente che vi avessero preso parte. Le dissi che, se fosse servito per farli stare più a loro agio, avrei potuto anche felicemente moderare il dibattito dopo la proiezione.
Pochi giorni dopo venni a sapere che avevano accettato ufficialmente l’invito al festival e che mi volevano come moderatore per il dibattito e per un attimo mi venne l’ansia, sperando infatti che la loro potesse essere una bell’esperienza, proprio come avevo detto loro.
E sicuramente Austin ci avrebbe messo del suo per fare in modo che ciò potesse avvenire.
Alla vigilia della proiezione segreta, mi venne in mente il fatto che la nostra copertura potesse saltare e distesi le braccia verso Judd Apatow (noto produttore, regista e sceneggiatore di film comici come ’40 Anni Vergine’, ndt.) per aiutarmi a giocare con alcuni giochi di Twitter, evitando così di pensare alla questione. Funzionò così bene che la mattina della proiezione segreta qualcuno mi passò davanti dicendo: ‘Hey, voi ragazzi siete stati astuti, ma stamattina ho visto Judd Apatow in bagno e so che proietterete ‘This Is 40′ (L’ultimo film di Apatow per l’appunto, ndt.)’ Feci del mio meglio per sembrare turbato perché l’avevano scoperto, anche se il Drafthouse era affollato dalla gente che rischiava di poter avvistare i Wachowski su e giù per le scale sul lato più lontano dell’edificio.
Quando annunciai il titolo del film sul palco, ci fu un’ondata di energia nella sala ed entrambi i teatri, che avevano registrato il tutto esaurito, sembrarono eccitati nel venire a sapere che avrebbero visto il film. Ma quando presentai Lana ed Andy mentre salivano sul palco, il teatro impazzì, con almeno i due terzi del pubblico che si alzò in piedi offrendogli una standing ovation solo per essersi presentati sul palco. Andy prese per primo il microfono dicendo: ‘Sono Andy Wachowski e questa è mia sorella Lana. Saprete che un tempo Lana si faceva chiamare Larry e che eravamo noti come i Fratelli Wachowski. D’ora in avanti invece dovrete chiamarci Nave Spaziale Wachowski (versione originale ‘Wachowski Starship’, ndt.)’ La risposta del pubblico fu immensa e poi Lana si prese un momento per ringraziare tutti per l’ammissione della sua omosessualità e per presentare il film.
Al termine del film, quasi ogni singolo posto era ancora occupato quando salimmo sul palco per cominciare il dibattito. Ero ancora emozionato per aver visto il film completo per la prima volta e penso che la grande standing ovation che i Wachowski ottennero in quel momento, questa volta per il film e per ciò che avevano realizzato, fece emozionare anche loro.
Ecco un breve sommario del dibattito che ha organizzato il Fantastic Fest, potete dargli un’occhiata qui:
Quando terminammo tutto e fummo buttati fuori dal teatro perché avevamo fatto tardi, gli agenti pubblicitari del Fantastic Fest li invitarono all’Highball per un drink e per conversare. Seriamente non penso che anche una sola persona al festival sarebbe rimasta scioccata o si sarebbe offesa se invece i due avessero deciso di tornare al loro hotel o di andare ad una cena privata post-proiezione. Il dibattito è stato un momento di festa così amato dal pubblico che tutti, penso, sarebbero rimasti felici sapendo che l’intero incontro si sarebbe svolto solo lì.
Ma il Fantastic Fest ha un’influenza misteriosa sulla gente. C’è un’atmosfera davvero incredibile e rilassata. Dopo la proiezione di ‘Frankenweenie’ nella serata di apertura, Tim Burton e la sua famiglia andarono a giocare a bowling all’Highball. Durante tutto il festival, riuscivi a trovare i registi e i fan che facevano il karaoke, che mangiavano gli anelli di cipolla fritti o che ne legavano uno con lo spago, tutto questo all’Highball. C’è qualcosa di intrinsecamente sociale al festival, molto più degli altri festival a cui prendo parte.
Come previsto, Lana ed Andy uscirono per un paio d’ore, passando molto tempo a parlare coi fan che gli si avvicinavano, bevendo qualche drink e rispondendo allegramente a quasi tutte le altre domande od osservazioni che avevo pronte per loro. Conversai di ‘Animatrix’ con Andy Wachowski, parlando con lui della soddisfazione avuta nel poter esplorare alcuni degli strani e più piccoli angoli del mondo che avevano creato, e fui divertito dallo zelo con cui Andy respinse la mia affermazione secondo cui Austin fosse una città nota per le sue specialità culinarie, dicendo che non esisteva nessuna città con specialità culinarie migliori di Chicago: ‘Per i sandwich.’ Disse, in maniera molto sognante: ‘Tutti i sandwich.’
Parlarono un po’ del loro prossimo film, ‘Jupiter Ascending’, che suona come un grande film d’azione fantascientifica con protagonisti Channing Tatum e Mila Kunis. Le storie che raccontarono riguardo l’ingaggio delle due star e la loro reazione alla notizia sono state toccanti, e mi è sembrato che fossero dentro fino al collo al processo di costruzione del mondo già in quel momento. Quando feci un commento su quanto mi fossero piaciute le superfici delle strade di New Seoul, adagiate sull’acqua, in ‘Cloud Atlas’, Andy discusse di quanto fosse difficile essere originali e coesi nel processo di progettazione dell’architettura e dell’infrastruttura, e di quanto quella sia la parte più difficile da realizzare in un film di fantascienza. Lana parlò anche della grande idea visiva che venne loro per ‘Jupiter Ascending’, riferendosi ad essa come un salto evoluzionistico del bullet-time, ma anche di quanto fosse costosa e difficile, e forse irrealizzabile.
Tuttavia vidi Lana animarsi di più durante la serata quando mi disse di aver fatto un viaggio per visitare gli studios dove Roy Andersson lavora e realizza i suoi film. Per lei è stato come un pellegrinaggio, e mi parlò dell’eccitazione che provò quando visitò le sale dove lui riprende e costruisce le sue location, e descrivendomi i suoi programmi per le riprese riconobbi in lei la stessa caratteristica che ho riconosciuto in molte delle persone che riesco a tenere vicine a questo mondo, ovvero un’abilità nell’essere trasportata ed ispirata dall’atto della creazione e dal potenziale dell’arte.
Alla fine fui il primo che dovette andarsene per prendere parte ad una proiezione di mezzanotte, e mentre andavo via dall’Highball vidi i Wachowski restare ancora lì, felici di parlare con i loro fan, sembrandomi un milione di miglia lontani dalle figure solitarie che erano solo un mese prima. Non so se assisteremo ad altre conferenze stampa con loro o se faranno mai altre interviste ma, e questa sensazione l’ho avuta più con loro che con tutte le altre persone che ho intervistato, hanno abbassato la guardia presentandosi per ciò che sono, senza filtri. Non importa che altro sono o che altro fanno per certi aspetti, sono ancora solo i due bambini che sono cresciuti insieme, i Wachowski, fan di tutta una vita di fantascienza e di cinema, cercando di divertirsi e di far divertire e sperando di lasciare qualche impronta su questi generi che hanno segnato loro così profondamente.
‘Cloud Atlas’ uscirà nelle sale americane il 26 ottobre.
Fonte: www.hitfix.com di Drew McWeeny
Traduzione di Mario Conoscitore aka MariuxReloaded di whatisthematrix.it